La Striscia di Gaza si trova di fronte a una nuova, drammatica escalation del conflitto. Gli attacchi, che si sono intensificati notevolmente nelle ultime ore, stanno spingendo oltre un milione di persone a fuggire dalle proprie case.
Fonti locali riportano bombardamenti a tappeto che colpiscono indiscriminatamente anche le aree del nord e del centro della Striscia, dove la situazione umanitaria è già al collasso.
Lo Stallo Internazionale e le Sanzioni
Mentre la crisi umanitaria si aggrava, la comunità internazionale continua a mostrare profonde divisioni. La ministra degli Esteri dell’Unione Europea, Kaja Kallas, ha espresso un forte pessimismo riguardo alla capacità dell’UE di agire in modo coeso, affermando: “su Gaza siamo divisi e così non abbiamo voce”. Kallas ha aggiunto di non essere “ottimista sulle sanzioni a Israele”, sottolineando come la mancanza di una posizione comune stia paralizzando ogni possibile intervento significativo.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato la revoca dei visti per i cittadini palestinesi, una decisione che sta sollevando forti critiche. Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ha prontamente definito la mossa come “illegale”, accusando l’amministrazione statunitense di aggravare la crisi e di ostacolare gli sforzi per una de-escalation. Questa decisione, secondo gli analisti, rischia di isolare ulteriormente la popolazione palestinese e di rendere ancora più difficile l’accesso agli aiuti umanitari.
La fuga di massa e le divisioni politiche internazionali dipingono un quadro estremamente cupo per il futuro prossimo della Striscia di Gaza. La comunità internazionale e le potenze regionali restano in una posizione di stallo, mentre il numero di civili in fuga continua a crescere in modo esponenziale.
