“Una strega pasticciona”: La Magia è Divertimento (e un po’ di vendetta) di Daniele Tenzon





Daniele Tenzon, scrittore vicentino con sei romanzi all’attivo, ci porta nel suo più recente lavoro, “Una strega pasticciona”, un delizioso e acuto esempio di low fantasy calato nella nostra realtà quotidiana.

Lontano dai toni epici di elfi e draghi, Tenzon usa la magia per raccontare una storia molto più vicina a noi: quella di Letizia, una sedicenne del 1985 bullizzata, goffa e solitaria, che impara a reagire.

La Magia Sotto il Tetto di Casa
La premessa è accattivante: il nostro mondo, con i Dire Straits che suonano alla radio, ma dove il cestino della carta straccia fluttua in classe e i passeggini si muovono da soli.


È questa la low fantasy di Tenzon, una commedia in costume fantasy che prende spunto dalla school story alla Harry Potter, ma la rende più intima e, in un certo senso, più divertente.


Al centro della narrazione c’è Letizia, una figura indimenticabile. Spilungona, con i vestiti “spiovono come appesi alle grucce” e capelli eternamente spettinati, è l’obiettivo preferito dei bulli, primo fra tutti il detestabile Andrea, che non esita a usare la magia contro di lei in modo umiliante.

La sua goffaggine scompare solo davanti al pianoforte a coda, dove si trasforma in grazia e sicurezza, un potente simbolo della sua forza interiore nascosta.
Il cambio di marcia arriva con Ilse, la bidella capo austriaca, provvidenziale e saggia, che le offre un suggerimento cruciale: “chi d’arma ferisce, dalla stessa arma può essere colpito.”

Inizia così per Letizia un percorso di autodifesa magica, un segreto che è “soprattutto divertimento” e un'”evasione dalla monotonia della realtà”. Tenzon non offre una lezione, ma una morale sulla vita riflessa in tono leggero: non farsi sopraffare, trovare il proprio potere, anche se si manifesta con qualche pasticcio.


Il target principale è l’adolescente, maschio o femmina, ma il tono non disimpegnato e la narrazione fluida rendono il romanzo piacevole anche per i lettori “over venti e ben oltre”. È una storia che fa simpatia, che invita a sorridere e a tifare per la “strega pasticciona” che è, in fondo, l’eroina che ha saputo raccogliere le forze per non essere più la vittima. La promessa di un viaggio che si sviluppa anche nel 2023 con una Letizia adulta e mamma, suggerisce un’evoluzione che rende la storia stratificata e piena di potenziale.


Una lettura fresca e intelligente. Ideale per chi cerca una commedia leggera che non rinuncia a un messaggio profondo, con una protagonista che si ama subito. “Madonna!!”


Intervista: Quattro Chiacchiere con Daniele Tenzon

Abbiamo incontrato Daniele Tenzon, in procinto di compiere quarant’anni, che tra un impegno lavorativo e l’altro trova il tempo per dar vita a mondi come quello di Letizia, dal suo angolo nel Vicentino.
“Una strega pasticciona” è un perfetto esempio di low fantasy quotidiana.

Cosa l’ha spinta a inserire la magia non in un mondo epico, ma tra i banchi di scuola del 1985, con le canzoni dei Baltimora in sottofondo?


Daniele Tenzon: (Sorride) Volevo raccontare una storia che fosse prima di tutto riconoscibile.

La magia, quando è troppo lontana, rischia di distrarre dal messaggio. Inserendola in un contesto ordinario—le superiori, il bullismo, l’amore per la musica—diventa uno strumento per esplorare le nostre dinamiche, i nostri problemi. Il 1985 offre poi una cornice nostalgica e una certa ingenuità che si sposa bene con il low fantasy: è un periodo pre-digitale, dove la “magia” era anche un po’ meno satura e più sorprendente.La protagonista, Letizia, è indimenticabile.

Estremamente goffa e bullizzata, si trasforma al pianoforte. Quanto è importante per lei il tema della “forza nascosta” o della “passione segreta” come via di fuga e riscatto?


Daniele Tenzon: La musica di Letizia è la sua sicurezza interiore, l’unica cosa dove la sua goffaggine sparisce. Nella vita reale, tutti noi abbiamo quel “pianoforte”, una passione o un talento che ci fa sentire invincibili. Volevo che Letizia trovasse in quell’abilità, e poi nella magia, lo strumento per superare l’umiliazione.

Non è tanto la magia a salvarla, quanto la decisione di impegnarsi e crederci, proprio come ha fatto per imparare a suonare in modo così mirabile.
Sololibri.net: Ilse, la bidella, è la figura che offre a Letizia la chiave del cambiamento. Rappresenta la saggezza adulta e non convenzionale.

Come ha concepito questo personaggio così cruciale?


Daniele Tenzon: Ilse è la provvidenza, quel mentore inaspettato che a volte la vita ci regala. È una figura che rompe gli schemi: è la bidella, non l’insegnante di magia, e viene da un’altra cultura, l’Austria. Lei le offre non solo la tecnica, ma anche la filosofia: la magia è divertimento, evasione, una piccola distrazione. È l’antitesi dei genitori di Letizia che la vedono come qualcosa di “troppo pericoloso”. Ilse le insegna che la magia è innanzitutto chiarezza mentale: “Occorre avere ben chiaro cosa si vuole.” Questo vale per gli incantesimi, ma anche per la vita.
Sololibri.net: Il romanzo non è disimpegnato. C’è una morale, una riflessione divertente sulla nostra realtà.

Qual è il messaggio principale che spera i lettori, soprattutto i giovani, colgano da questa storia?

Daniele Tenzon: Il messaggio è racchiuso nella frase di Ilse: “chi d’arma ferisce, dalla stessa arma può essere colpito.” Non in senso vendicativo, ma in senso di autonomia e reazione.

La vita a volte ti mette in situazioni difficili, ti fa sentire una “spaventapasseri”. Ma se riesci a suonare il pianoforte, se riesci a concentrarti, puoi riuscire in qualsiasi cosa, anche a contrastare i bulli. La morale è: trova il tuo potere, impegnati e non lasciarti mortificare. E se in più puoi farti qualche risata, tanto meglio.

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