Il dramma si è consumato al largo delle coste libiche. L’allarme lanciato da Alarm Phone non è bastato a evitare il naufragio: un pescatore locale ha tratto in salvo l’unico sopravvissuto.
Una nuova ferita si apre nel cuore del Mediterraneo. Quella che era iniziata come una richiesta di aiuto disperata si è trasformata, nel giro di poche ore, nell’ennesima catastrofe umanitaria. Secondo le ricostruzioni fornite dalle ONG impegnate nel monitoraggio della rotta migratoria, un’imbarcazione con a bordo 117 persone risulta ufficialmente dispersa, con un bilancio di vittime che appare quasi totale.
Tutto è iniziato con una chiamata ai centralini di Alarm Phone, la rete di supporto per i migranti in difficoltà. L’organizzazione aveva segnalato la posizione del barcone, descrivendo una situazione di estrema precarietà: motore in panne, scafo sovraccarico e condizioni meteo in peggioramento.
Nonostante l’invio tempestivo delle coordinate alle autorità competenti, i soccorsi istituzionali non sarebbero riusciti a raggiungere l’area in tempo utile per intercettare il natante ancora integro.
Il racconto di Sea Watch: “Un solo sopravvissuto”.
A confermare l’entità del disastro è stata l’organizzazione tedesca Sea Watch. Attraverso i propri canali social, l’ONG ha diffuso la testimonianza di quanto accaduto nelle ore successive al naufragio. Dei 117 passeggeri partiti dalle coste nordafricane con la speranza di raggiungere l’Europa, solo un uomo è scampato alla morte.
L’uomo sarebbe stato individuato e soccorso casualmente da un pescatore locale che si trovava a transitare nella zona. Il superstite, attualmente sotto shock e in condizioni fisiche precarie, ha riferito ai soccorritori di aver visto i suoi compagni di viaggio sparire tra le onde uno dopo l’altro.
Questo evento riaccende le polemiche sulla carenza di assetti di ricerca e soccorso (SAR) nel Mediterraneo centrale. I migranti continuano a rischiare la vita in mare, e bisogna trovare soluzioni adeguate.
“Non possiamo accettare che il mare diventi un cimitero silenzioso dove la salvezza è affidata esclusivamente al caso o alla buona volontà di un pescatore”, dichiarano gli attivisti.
Mentre le motovedette continuano a pattugliare l’area nella remota speranza di individuare altri superstiti, il numero delle vittime accertate e presunte nel 2025 continua a salire, rendendo quella del Mediterraneo la rotta migratoria più letale al mondo.
