“Ci sono momenti in cui l’attesa è la scelta”. Intervista allo scrittore Pasquale Galdi

Nel corso della nostra esistenza intrecciamo legami che si rivelano indissolubili nonostante le distanze e il tempo che avanza senza sosta.

Questo tipo di legami sono caratterizzati da un filo invisibile, difficile da recidere, anche se spesso e volentieri si cibano di inquietudini e sofferenza.  Ne abbiamo piena testimonianza leggendo il romanzo d’esordio di Pasquale Galdi, “Come una stufa d’estate”, edito da Bookabook.

Una storia di amicizia e di amore, quella narrata da Galdi che ha come protagonisti Francesco e Alessia, due trentenni nei quali sarà facile immedesimarsi. Non sono altro che “due anime elette” destinati a stare insieme ma il loro amore implica scelte e decisioni davvero difficili da intraprendere. Ed è così che entrambi si crogiolano in uno stato di sospensione in cui l’attesa regna sovrana.

Dopo sei anni di distanza e vuoto difficile da colmare, Alessia irromperà nella vita di Francesco ancora una volta lasciando un segno memorabile e risvegliando quelle emozioni che credeva fossero sopite e relegate ad un “passato fantasma”.

Una lettura che parla di relazioni speciali ed emozioni contrastanti che si legge con piacere e che conferma quanto la vita non può fare a meno di colorarsi di emozioni intense e pure grazie a legami inevitabili. Il merito è dello stile di Galdi che si arricchisce di un senso di humour con il quale descrive le situazioni che non risparmieranno tanti sorrisi nei lettori.

“Come una stufa d’estate” è un romanzo che consiglio vivamente a chi crede negli incontri speciali che il Destino ci pone inevitabilmente durante il nostro cammino e, che anche se non risparmiano inquietudini, vale la pena viverli “senza se e ma”. Di com’è nata l’idea di scrivere questa storia di amicizia e amore, di attese, scelte e decisioni irreversibili conversiamo in questa intervista con l’autore.

Pasquale, com’è nata l’idea di scrivere questo romanzo?

Può sembrare strano, ma di questo romanzo è nato prima il finale! Ho sviluppato tutta la storia ben consapevole del punto al quale mi interessava arrivare. Mi sono sempre chiesto come è giusto comportarsi e come mi comporterei io, in una situazione come quella in cui alla fine viene a trovarsi il protagonista Francesco, che per ovvi motivi non posso anticipare a chi non ha ancora letto il libro. E così ho iniziato a costruire una premessa… Ho pensato a una circostanza che potesse condurre in quella direzione, e partendo dall’espediente classico dell’amore proibito, ho iniziato a immaginare e costruire i personaggi… Gli stessi che pian piano mi hanno portato lì dove volevo, per poi suggerirmi essi stessi la naturale conclusione.

Nel tuo romanzo si parla di un amore che è destinato a vivere nel tempo nonostante le distanze e le difficoltà. Come lo definiresti?

Non posso che definirlo “amore inevitabile”, che si nutre proprio di quelle difficoltà per non spegnersi.

L’amicizia tra uomo e donna può essere concreta o solo utopia?

 Io credo nell’amicizia tra uomo e donna! Ci credo perché la vivo: io stesso ho più di un’amica, e si tratta di amicizia vera. Sono convinto che anche se il rapporto che si instaura è certamente diverso da quello che intercorre fra persone dello stesso sesso, il sentimento che sta alla base di questi legami vada oltre ogni differenza e possa arricchire chi riesce a viverlo scevro da implicazioni di altra natura

Ci credi a questo tipo di incontri che si cibano di passioni, interessi in comune ed esperienze memorabili tra quelle che io ho sempre definito “anime elette”?

Ci credo nella misura in cui definisco “anime elette” anch’io coloro che realmente le vivono! Non è certo facile, non è da tutti, ma è il tipo di relazione (forse l’unica) che ho sempre ritenuto auspicabile. Credo che in alcuni casi si realizzi quest’alchimia, ma anche che ci voglia una buona dose di fortuna.

Certi turbamenti dell’animo umano, che spesso sono correlati all’amore, quando si rivelano “come una stufa d’estate”?

Rivelarsi “come una stufa d’estate” significa essere inutili, e spesso procrastinare una situazione “inutile” può diventare tossico, logorante. Ma i turbamenti a cui lei si riferisce purtroppo non sono razionalmente gestibili da chi li vive, e di conseguenza, pur nella consapevolezza della loro “inutilità”, nella maggior parte dei casi, per chi li vive, restano comunque inevitabili.

Nel tuo romanzo scrivi”: “La vita è fatta di scelte. Le attese sono importatati, ma non definitive: dopo l’attesa deve esserci la scelta, non può essere l’attesa, la scelta”? Ci puoi spiegare meglio il concetto e tu preferisce le attese o le scelte?

Anche questa riflessione rientra fra quelle che faccio spesso… Anzi, direi che mi sono personalmente ripetuto come un mantra questa frase nel corso di alcuni anni della mia vita per stimolare me stesso a fare scelte, prendere decisioni che indirizzassero il mio destino in una direzione piuttosto che in un’altra (parlo ad esempio dell’ambito lavorativo). Eppure io stesso in un certo senso credo di dissentire in parte da quest’asserzione che ho fatto fare ad uno dei miei personaggi, perché in fondo sono convinto che ci siano dei momenti in cui “l’attesa è la scelta” nel senso che “attendendo” o “attendendo troppo” si perda del tutto la possibilità di scegliere una strada, quindi è come se indirettamente se ne scegliesse un’altra

Quanto di Pasquale Galdi possiamo rintracciare in “Come una stufa d’estate”?

Chi mi conosce e legge il romanzo identifica Francesco in Pasquale, per cui posso dire che in quel personaggio c’è senz’altro qualcosa di me, e anche se le sue vicissitudini non sono le mie, devo riconoscere che i valori in cui crede e alcuni tratti del suo carattere (l’ironia, la pigrizia, l’apatia…) sono anche i miei! Poi naturalmente ci sono le mie idee, e in alcuni dialoghi io stesso riconosco l’influenza delle mie esperienze teatrali.
Com’è nata la tua passione per la scrittura?

Ho amato sempre visceralmente il teatro, che ho prima guardato, osservato, studiato con accanimento e passione… Poi ho iniziato a leggere, sempre di più, a spaziare fra generi letterari di vario tipo… Fino a che non ho iniziato a scrivere io stesso, prima corti teatrali, poi commedie e cortometraggi. Infine sono arrivato al romanzo.

Scrivi anche commedie e cortometraggi. Cosa significa per te scrivere storie?

Leggere un libro, assistere ad uno spettacolo, significa immergersi nelle vite degli altri, perché anche la finzione teatrale, la fantasia da cui nascono i personaggi, attingono a mio avviso sempre e comunque dalla realtà. Mi affascina la capacità di raccontare storie, di inventarle lasciandomi ispirare dalle esperienze vissute, ma anche da quelle non vissute che mi incuriosiscono proprio perché distanti anni luce da me.

Progetti futuri….

Per il futuro mi stimola molto l’idea di avvicinarmi al romanzo giallo. Ho già buttato giù alcune idee e spero di riuscire a portare a termine il mio progetto. Intanto, con la compagnia teatrale Avalon di cui faccio parte ormai da 25 anni, insieme al regista e commediografo Gerry Petrosino, sto lavorando all’adattamento dell'”Ispettore generale” di Gogol, augurandomi che il gruppo possa metterlo in scena quanto prima.

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