La crisi umanitaria continua a devastare le vite di molte persone, e i mandati di arresto emessi ieri dalla Pre-Trial Chamber della Corte Penale Internazionale rappresentano un momento cruciale nel percorso della giustizia internazionale.
I mandati, approvati all’unanimità, riguardano il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, l’ex Ministro della Difesa Yoaf Gallant e il comandante militare di Hamas Mohammed al-Masri (alias Deif, probabilmente deceduto in un bombardamento). Sebbene questi provvedimenti non possano arrestare immediatamente la tragedia in corso, costituiscono un passo avanti nella lotta contro l’impunità.
Implicazioni internazionali
L’emissione dei mandati ha ristretto notevolmente la libertà di movimento di Netanyahu. Gli Stati firmatari dello Statuto di Roma, che sono 124, hanno l’obbligo di eseguire il mandato senza possibilità di invocare l’immunità, nemmeno per un capo di governo in carica. Se Netanyahu dovesse entrare in Paesi come Italia, Francia, Germania o Regno Unito, le autorità locali sarebbero tenute a procedere al suo arresto; in caso contrario, si configurerebbe un illecito internazionale.
Tuttavia, per gli Stati che non aderiscono allo Statuto della Corte, come Cina, Stati Uniti e Russia, non vige lo stesso obbligo. In questi Paesi, Netanyahu potrebbe beneficiare dell’immunità internazionale almeno fino a quando manterrà la carica.
Sfide e precedenti
L’effettiva esecuzione dei mandati è essenziale per il progresso della giustizia internazionale, poiché la Corte non può celebrare processi in contumacia. Nonostante ciò, il sistema ha mostrato limiti: per esempio, la Mongolia, obbligata dallo Statuto, non ha eseguito il mandato di arresto contro Vladimir Putin. Questo episodio, sebbene significativo, non mina il valore dei mandati, che rimangono strumenti di pressione politica. Lo stesso Putin, infatti, ha annullato un viaggio in Sudafrica per evitare rischi legati al mandato di arresto.
L’isolamento politico
I mandati di cattura emessi da tribunali penali internazionali possono avere un impatto rilevante, contribuendo all’isolamento politico degli accusati. In questo contesto, le accuse mosse dal Procuratore contro Netanyahu e Gallant assumono un significato ancora più importante, delineando un percorso che rafforza la giustizia internazionale nonostante le sfide.