Si dice che la musica sia lo specchio dell’anima. In questo caso diventa un dialogo intimo e travolgente tra sax e pianoforte.
Così nasce “Rivelarsi”, il nuovo album di Maria Merlino e Thollem McDonas, disponibile dal 22 ottobre 2024 per l’etichetta Setola di Maiale. “Rivelarsi” non è solo un disco: è un viaggio nell’autenticità, un incontro tra due artisti di caratura internazionale che, attraverso l’improvvisazione, trasformano il loro dialogo in un’esperienza sonora unica. Registrato nella suggestiva Sala Michele Perriera dei Cantieri Culturali alla Zisa, a Palermo, l’album è stato prodotto da Curva Minore – Associazione per la musica contemporanea, con la registrazione, il mixaggio e il mastering affidati a Simone Sfameli.
Un progetto che rappresenta un punto d’incontro tra due visioni musicali diverse e complementari. Ce ne parla la sassofonista Maria Merlino in questa intervista.
Maria, com’ nata la tua passione per la musica?
Sin da piccola, ho sempre amato suonare anche con strumenti autocostruiti. Piano piano mi sono avvicinata al sax che per me rappresenta un grande strumento di espressione e comunicazione. È cominciato tutto a 12 anni e il mio complice indiscusso è stato mio nonno che mi ha fatto da mentore e mi ha aiutata ad appassionarmi a questo mondo.
Come e in che misura la musica è uno specchio per l’anima?
Per me la musica è totalmente uno specchio dell’animo umano. Ogni volta che suono esprimo tutto ciò che sento dentro di me, senza limiti. Mi viene tutto spontaneo, senza controllo. È un processo puramente istintivo. La musica è un grande mezzo di comunicazione. È la modalità per eccellenza per esprimere la propria autenticità.
Il tuo ultimo disco è incentrato sulla tematica della condivisione. Che significato ha per te questo concetto?
Condividere è nutrire un pensiero per l’Altro, che sia una persona, un animale o una situazione in generale. L’Altro è importante perché non possiamo mai vivere solo per noi stessi. Sento molto il senso di comunità che ci aiuta a migliorare, sentirci vivi e a costruire uno spazio libero per vivere tutti insieme in armonia.
Per questo album come è stato collaborare con un pianista di fama internazionale come Thollem McDonas?
È stata un’esperienza fantastica. Thollem è una persona moto stimolante. Lavorando con lui ho trovato molte affinità, come l’amore per la sperimentazione che si è rivelata in maniera spontanea. In questa esperienza professionale abbiamo condiviso tanto dal punto di vista emozionale. Nelle collaborazioni bisogna guardare la persona per quella che è, no per il suo prestigio. Fa tanto trovare l’affinità che non sempre si concretizza e che non dipende da quanto l’altro è famoso o meno.
C’è un pezzo del tuo ultimo Ep al quale sei molto legata e perché?
Il pezzo “Save the red wolf”. Il “lupo rosso” designa un posto sicuro, il luogo metaforico che mi sono creata nel quale mi rifugio quando mi sento smarrita e frastornata. Questo pezzo fa riferimento ad un luogo mentale in cui ognuno si rilassa e si concede una pausa per schiarire i pensieri e le idee, lontano dalla frenesia e dal caos quotidiani. Diventa l’occasione per mettersi “a tu per tu” con la propria anima, è un toccasana per l’anima e bisogna preservarlo e difenderlo.
Per te cosa significa comporre musica al giorno d’oggi?
Per me comporre musica è sempre legato all’espressività del proprio essere. Mi piace proprio l’idea di comporre una melodia che parte dalle mie idee, da ciò che sento nel profondo. È un mezzo rivelatorio e potentissimo che chiaramente si scontra contro le visioni economiche della musica, del sistema culturale odierno, con ciò che va di moda e cosa no. Per me questo lavoro è un vero e proprio privilegio.
Quanto è importante la sperimentazione nella musica?
È tutto. Io sperimento in maniera istintiva. Ho cominciato a sperimentare dopo essermi laureata in musica classica. Il desiderio ce l’avevo già da tanto tempo prima. È un modo per esprimersi al meglio, utilizzare il proprio strumento in una maniera diversa e creativa. La sperimentazione è importante per non fossilizzarsi, per creare ogni giorno musica andando otre i canoni imposti dalla tradizione.
Un consiglio che daresti ad un giovane sassofonista….
Non arrendersi mai. Certo non è facile essere musicista al giorno d’oggi ma se questa scelta viene da dentro tutte le traversie vengono affrontate e superate con coraggio e una marcia in più. Bisogna prima di tutto credere in sè stessi. Sembra banale ma da mettere in atto è tutt’altro.
Progetti futuri…
Insegnare in conservatorio. Mi piacerebbe inoltre comporre un album con degli standard e rivisitarli, suonali in maniera originale. Ho un profondo rispetto per la tradizione. Credo che gli standard vadano personalizzati con il proprio stile e la propria originalità. Mi piace perseguire l’innovazione senza rovinare la tradizione.