Sviluppata dallo stesso creatore di This is us, la serie tv di Paradise è arrivata in Italia – e su Disney+ – come un tornado. Nasce come un appassionante thriller a sfondo politico ma, subito dopo, cambia volto per assumere i contorni di una distopia moderna. Di così grande successo che la serie è stata confermata già per una seconda stagione.
Tra le tante novità offerte dalle piattaforme streaming disponibili nel nostro Paese non è affatto facile trovare una serie tv che sia bella da guardare ma, soprattutto, che sia anche originale nei temi, nella messa in scena e coerente nel suo sviluppo. Alcune ci provano ma non brillano mai, altre invece riescono nel loro intento e, per fortuna, trovano anche il plauso da parte del pubblico e della critica. Sull’argomento è giusto aprire una parentesi su Paradise. Disponibile in Italia e su Disney+ dal 25 gennaio del 2025, in poco tempo è diventata una tra le serie più chiacchierate e discusse della rete, grazie alla sua trama convincente e al modo in cui si è approcciata al thriller politico. Di così grande successo che è stata già confermata per una seconda stagione. Al timone di Paradise c’è Dan Fogelman che gli amanti delle serie tv lo ricordano per This Is Us – dramma familiare che è disponibile su Disney+ – da lui stesso creato, e per essere tra i produttori di Only Muders in the Building, la bizzarra crime comedy con Steve Martin. In questa nuova produzione esula dai suoi soliti meccanismi e porta in tv una ventata di aria fresca. Sì, perché Paradise non è il solito thriller politico ma parte da una morte tra le alte sfere della politica americana per spingersi oltre e raccontare di un mondo devastato da una tragedia naturale (forse) e di 25mila eletti che si è rifugiati in una micro-metropoli tra le montagne del Colorado. La vita non scorre affatto serena perché anche l’utopia più bella nasconde i meccanismi e le brutture di una distopia.
La fine del mondo è servita: la trama di Paradise
La situazione precipita molto in fretta. Tutto ha inizio quando l’agente Xavier Collins, che si occupa della sicurezza del Presidente degli Stati Uniti, trova il cadavere senza vita dell’uomo più potente al mondo. Non si tratta di suicidio ma bensì di omicidio. Anche se lo staff cerca di minimizzare, Xavier vorrebbe cercare di sbrogliare il nodo alla matassa e capire chi abbia potuto uccidere il Presidente. Pur con il suo carattere spigoloso, era un uomo dai sani principi e che ha lottato per i suoi ideali. Dietro di lui, però, ci sono forze ben più potenti. Come Samantha Redmond, da tutti chiamata Sinatra. Lei è una donna multi-milionaria, esperta in tecnologie e legata con un doppio filo al governo degli Stati Uniti. Infatti, è attraverso diversi flashback che conosciamo meglio il background dei singoli personaggi. Ciò che si evince è che il mondo come lo conosciamo fino ad ora non esiste più. Pare che una tragedia naturale abbia estinto l’umanità ma un pargolo di democrazia è sopravvissuto grazie a Samantha. La donna ha fatto costruire una città sotterranea in cui 25mila eletti possono vivere felici. Ma quell’idea così utopica traballa miseramente con la morte del Presidente. Il misfatto mostra tutti i punti oscuri del progetto e, il primo a comprenderlo, è proprio Xavier che cerca di capire cosa abbia spinto a uccidere l’ultimo uomo del mondo libero.

Una serie da 7 milioni di visualizzazioni
Un successo così fuori dalla norma che in pochi si aspettavano un tale riscontro. Paradise, nella sola prima settimana di programmazione, ha totalizzato più di 7 milioni di visualizzazioni che sono raddoppiate dopo la condivisione on web del secondo e del terzo episodio. Questo perché la serie ha giocato sapientemente con tutti i meccanismi di un mystery drama e ha proposto personaggi di spessore, in conflitto con le loro luci e le loro ombre. Più di tutto, Paradise è risultato essere così convincente perché ha riflettuto – con sagacia – si tutti gli incubi e deliri della nostra contemporaneità, come la paura delle pandemie, dei disastri ambientali e la guerra atomica. Argomenti che, mai come in questi ultimi anni, hanno animato il dibattito politico. Con un colpo di scena che è stato giocato con sapienza, Paradise ha preso le distanze da tutte le serie simili, raccontando la modernità con i toni di un drama distopico e post-apocalittico.
Paradise ha vinto dove altri hanno fallito
Sul genere sono tante le serie che hanno cercato di riflettere sui demoni del nostro tempo. Dall’anonima The last Ship (che trovate su Amazon Prime Video) fino all’incompresa The Last Resort, dall’America c’è sempre stata la voglia di ragionare su tutte le implicazioni politiche di fronte alla forza della natura o della mente umana. Nessuno, però, si era mai spinto come Paradise che ha saputo raccontare il mondo di oggi con toni schietti e melodrammatici senza risultare patetica o fuori tempo massimo. Anzi ha cavalcato l’onda dell’isteria di massa senza mai scendere a compromessi.