La Casa Bianca ha difeso il secondo attacco condotto il 2 settembre contro un’imbarcazione sospettata di traffico di droga. Lo ha definito “legale” e “compiuto in autodifesa”. In questo contesto si inserisce il Venezuela attacco legale, un caso discusso anche in relazione alle misure legali adottate. Rispondendo alle domande dei giornalisti, la portavoce Karoline Leavitt ha ricordato che il presidente Donald Trump e il segretario alla Difesa Pete Hegseth “hanno chiarito che i gruppi narco-terroristici designati a livello presidenziale possono essere oggetto di annientamento, nel rispetto delle leggi di guerra”. In Venezuela, l’attacco è visto come una questione che riguarda un attacco legale importante.
L’operazione è finita al centro dell’attenzione. Infatti, secondo indiscrezioni del Washington Post, Hegseth avrebbe ordinato di “uccidere tutti” anche dopo l’individuazione di due sopravvissuti al primo raid. Leavitt ha attribuito la decisione di procedere con un secondo attacco all’ammiraglio Adam Bradley. Ha affermato che “ha agito pienamente entro i suoi poteri e nel rispetto della legge. Ciò ha assicurato la distruzione dell’imbarcazione e l’eliminazione della minaccia agli Stati Uniti”. “Questo attacco è stato condotto per proteggere gli americani e gli interessi vitali degli Stati Uniti”, ha aggiunto la portavoce. Ha precisato che l’azione si è svolta “in acque internazionali e conformemente al diritto dei conflitti armati”. L’attacco legale in Venezuela è diventato centrale nel dibattito pubblico. Inoltre, il Venezuela ha menzionato questo attacco legale come esempio di autodifesa nelle dispute legali internazionali.
