
La crisi del coronavirus ha di fatto contribuito a ridurre la nutrita comunità di cinesi in Italia. Dopo oltre 30 anni di crescita esponenziale, i cinesi sembrano preferite altre mete per investire e creare nuove imprese. Anche la famosa e storica comunità cinese di Prato, in provincia di Firenze, sembra ormai segnare il passo. I cinesi iniziarono a stabilirsi nell’industrioso comune del fiorentino attorno alla fine degli anni ’80, attratti dall’abbondante lavoro nelle fabbriche che servivano l’industria dell’abbigliamento italiana. Le aziende appartenenti alla regione orientale dello Zhejiang, hanno creato una sorta di mercato parallelo del tessile a basso costo insieme a imprese italiane di alto livello che riforniscono le case di moda del paese. I cinesi che vivevano a Prato erano circa 25 mila alla fine del 2019 e avevano creato ben 6 mila aziende in una città che conta circa 200 mila abitanti. Prato si è trasformata in una sorta di Chinatown dal prodotto interno lordo elevatissimo e il bassissimo tasso di disoccupazione, ma dal 2020 le cose sono cambiate sensibilmente e il trend si è invertito. A causa del Covid, circa 2500 cinesi hanno preferito lasciare Prato per cercare ventura altrove.
Per molti cinesi che vivono a Prato, il COVID è stato un punto di svolta in negativo. Nel corso degli ultimi mesi si sono intensificate le perplessità sul loro futuro in Italia, anche perchè l’economia italiana sta rischiando di finire al collasso dopo i lockdown e l’ondata di chiusure che hanno frenato il Pil del Belpaese. E non va dimenticato anche il fatto che i cinesi sono state vittime di discriminazioni in quanto presunti untori e diffusori della malattia. Solo successivamente si è capito che questa comunità rappresentava invece un vero modello di riferimento per arginare i contagi e combattere la pandemia.
La paura per il contagio e la recessione
Molte aziende cinesi, a causa della recessione indotta dal COVID, stanno abbandonando l’Italia. Molti hanno preferito fare ritorno a casa dove le prospettive a media e lunga scadenza sono decisamente più rosee dal punto di vista economico. In Cina, fra l’altro, la pandemia ormai da tempo è un lontano e vago ricordo, ecco perchè molti cinesi hanno preferito prendere l’aereo per far ritorno a casa e sentirsi più al sicuro. Ma più che la paura del contagio, hanno giocato un ruolo cruciale le prospettive di crescita dell’Italia che non sono affatto ottimistiche. Fra l’altro l’industria tessile italiana a basso budget è stata martellata da ripetuti blocchi. L’economia ora si sta gradualmente riavviando, ma per molti lavoratori tessili cinesi il danno è ormai irreversibile.
Secondo le ultime stime i cinesi che hanno lasciato Prato sono stati complessivamente il 10% del totale. Si tratta ovviamente di dati non ufficiali anche perchè potrebbero volerci anni prima che i rimpatriati informino le autorità italiane del loro addio al Belpaese. La crescita esponenziale dell’economia cinese sta inducendo molti cinesi a lasciare l’Italia in fretta e furia per investire in patria dove il futuro sembra essere più prospero. Va anche detto che molte aziende cinesi non hanno potuto accedere ai benefici economici stanziati dal governo per via del fatto tante di loro lavorano in nero o occultano le loro entrate e quindi presentano fatturati meno corposi. Adesso la comunità pratese rischia il baratro dal punto di vista economico, oltre ad una grave emorragia di posti di lavoro.