L’Italia dichiara “guerra” alla Croazia per il Prosecco

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Prosecco
L'Italia dichiara “guerra” alla Croazia per il Prosecco
Prosecco

In questi giorni ha destato clamore la battaglia sul prosecco a suon di rivendicazioni tra Italia e Croazia. Tutto è partito dalla levata di scudi da parte dei produttori di vino croati a difesa del loro secolare vino da dessert, il Prošek. Una presa di posizione che ha rinnovato la vecchia querelle sull’  identità del prosecco scatenata dall’Italia. Il nostro paese non ha gradito la decisione della Croazia di rivendicare presso l’Ue un riconoscimento speciale del prosèk. Un marchio di cui l’Italia ne rivendica la paternità. Va detto che non si tratta di un fatto inedito. Già nel 2013 la Croazia ebbe modo di agire presso l’Ue al fine di ottenere il riconoscimento del marchio. Una mossa che aveva indispettito i produttori italiani anche per il fatto che il nome prošek era troppo simile al prosecco e poteva generare degli equivoci anche tra i consumatori. I produttori di vino croati concordano sul fatto che le due parole suonino simili, ma sostengono che i consumatori possono facilmente distinguere tra i due.

Effettivamente le due aree, la Dalmazia e il Veneto, sono molto vicine tra loro. Il Prošek è un vino realizzato con uve appassite ed è proprio originario della Dalmazia, che tra il 1420 e il 1797 fu governata dalla Repubblica di Venezia. Secondo i produttori croati le origini del loro Prosek sarebbero molto più antiche rispetto al nostro prosecco e non è facile confondere i due prodotti, anche perchè il sapore del loro vino è molto simile al vinsanto, mentre il nostro prosecco è, a detta loro, “vino bianco con acqua frizzante”.

Anche il nostro prosecco però può vantare una lunga tradizione. Solo negli anni ’30 le regioni italiane nord-orientali del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia sono state ufficialmente contrassegnate come zone italiane di produzione del prosecco. Per questo motivo i produttori italiani sono scesi sul piede di guerra per tutelare le minacce che giungono dalla Croazia sull’identità del prosecco dal 2009, quando gli è stata concessa la DOC, o denominazione di origine controllata, in nove zone di produzione e la DOCC superiore, o denominazione di origine controllata e garantita, per un’area del Veneto.Per utilizzare il nome “prosecco”, secondo le normative vigenti, occorrerebbe l’autorizzazione da parte del Consorzio dei produttori di prosecco trevigiano.

La netta presa di posizione della Regione Veneto e della Coldiretti

Anche le istituzioni del Veneto hanno preso una posizione netta a difesa dell’identità del noto vino italiano. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha garantito che il prosecco sarà “difeso a tutti i livelli”. “Ogni tanto ci riprovano, come un vecchio tormentone” sono state le parole di Zaia in una intervista concessa alla stampa nazionale.  “Ma il prosecco ha una sua identità che non può essere affatto confusa, ed è scandaloso che l’Europa permetta di attuare tali procedure”. Dura anche la presa di posizione della Coldiretti che ha giudicato la mossa della Croazia un vero e proprio “attacco al Made In Italy”. La lotta per l’indentità del prosecco è solo alle battute iniziali e in futuro non si escludono colpi di scena.

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