Previsioni di crescita del PIL più che dimezzate, deficit e inflazione oltre il 5%. Se la guerra non peggiora.
Il DEF (documento di economia finanziaria) è stato approvato ieri all’unanimità in Consiglio dei Ministri. Si trattava di un documento molto atteso, visto il brusco peggioramento della situazione economica generale e uno scenario di guerra che non accenna a migliorare.
Crescita del PIL dimezzata rispetto alle previsioni precedenti
Def approvato. Se il 2020 era stato l’anno del tracollo – con nove punti di PIL persi a causa della pandemia – il 2021 aveva fatto segnare un rimbalzo anche superiore alle aspettative, con un +6,%; le previsioni per il 2022 erano di una crescita di altri 4 punti percentuali, ma già prima dello scoppio della guerra in Ucraina si poteva intuire che esse fossero troppo ottimistiche: la crisi energetica, le strozzature nelle filiere, le difficoltà di specifici settori (primo tra tutti quello dell’automotive, messo in crisi dalla carenza dei microchip) potevano far sospettare che la ripresa economica potesse essere meno rapida del previsto. A dare il colpo di grazia anche ai più ottimisti è però arrivata la guerra, con tutte le conseguenze del caso.
Secondo la bozza del DEF, visionata dall’Ansa, la crescita del PIL dovrebbe fermarsi al 3,1%, a fronte di precedenti previsioni del 4,7%. Ma anche questo 3,1% è in realtà frutto di un “trascinamento” dell’anno precedente, quando le stime erano state troppo al ribasso (+6,6% contro una previsione di un 6% tondo): senza il suddetto “trucco”, la crescita reale del PIL per il 2022 si fermerebbe al 2,9%. Alle stesse conclusioni era giunta anche Confindustria, nel suo report primaverile uscito la scorsa settimana: l’associazione degli industriali ha parlato di recessione tecnica (situazione che si verifica quando il PIL fa segnare una variazione congiunturale negativa per due trimestri consecutivi).
Previsioni (troppo?) ottimistiche su deficit e debito
Decisamente ottimistiche le previsioni su deficit e debito pubblico. Il rapporto deficit/PIL viene confermato al 5,6% per quest’anno, e si prevede una riduzione costante per gli anni successivi: nel 2025 dovrebbe calare al 2,8%.
Quanto al debito pubblico, secondo le stime del governo dovrebbe proseguire la sua discesa; se nel 2020 era arrivato al 150% rispetto al PIL, quest’anno dovrebbe scendere al 147%, fino ad arrivare al 141% nel 2025.
L’inflazione sfiora il 6%.
Altra nota più che dolente riguarda l’inflazione, prevista all’1,6% nella NADEF (la Nota di aggiornamento al DEF) del 2021, ma rivista decisamente al rialzo nel documento di quest’anno: dovrebbe attestarsi al 5,8%. Se poi si confronta il mese di marzo 2021 con quello di quest’anno – come ha fatto l’ISTAT – ci si accorge che in realtà si arriva al 6,7%.
Una situazione che il Ministro Franco è arrivato a definire “molto complessa”.
L’incognita della guerra
Oltretutto queste previsioni – come spiegato nello stesso DEF – si basano sul presupposto che l’attuale conflitto abbia una risoluzione relativamente rapida e che le sanzioni alla Russia non vengano ulteriormente inasprite. Un presupposto francamente improbabile, considerato che, dopo gli orrori di Bucha, sembra definitivamente sfumata anche solo l’ipotesi che Zelensky e Putin possano sedersi ad un tavolo; peraltro, tra ieri e oggi le principali potenze occidentali hanno deciso nuove sanzioni contro la Russia.
Altri 5 miliardi di aiuti. Landini chiede scostamento di bilancio e patrimoniale
Dopo i 4,5 miliardi stanziati nei mesi scorsi contro il caro-bollette, nel DEF se ne stanziano altri 5 per continuare a dare ossigeno all’economia.
Risorse giudicate però insufficienti dal segretario della CGIL, Maurizio Landini, che all’assemblea FIOM a Roma è tornato a chiedere – come del resto fa a intervalli più o meno regolari – un nuovo scostamento di bilancio, oltre a “contributi di solidarietà da parte di chi ha patrimoni più alti”.