Runner Heart, quando la psicologia incontra lo sport

Ci sono eventi nella vita che ci destabilizzano e che non è facile affrontare da soli.

Apportano dei cambiamenti all’esistenza che non si riescono ad accettare e nei confronti ci si ritrova a lottare.   A tirarci fuori da questi periodi difficili sono le passioni, come quella per lo sport e le persone che davvero contano nella propria esistenza.

Lo capiranno anche i protagonisti dello sport romance “Runner Heart” di Isabella Vinci edito da Land, un libro ricco di ingredienti come la suspense, la passione per lo sport e l’amore che vi faranno innamorare sin dalle prime pagine dei suoi protagonisti e dell’intera storia.

Questo romanzo non è assolutamente una storia d’amore scontata e il merito dell’autrice sta nell’aver messo “nero su bianco” la sua passione per la neuropsicologia fondendola con l’amore per l’atletica leggera.  Un libro che induce il lettore a riflettere sugli effetti della competizione agonistica sulla psiche e su quanto sia importante darsi delle opportunità per realizzare i propri sogni, senza paure.

In questa intervista Isabella Vinci ci racconta di com’è nata l’idea per la scrittura di questo sport romance e di quanto il suo lavoro da psicologa le sia stato d’aiuto nel delineare i profili dei suoi personaggi e non solo.

Partiamo dall’origine, com’è nata l’idea di scrivere questo sport romance?

Avevo alcune idee precise dei protagonisti, senza l’ambientazione. In particolare, sapevo che Elijah aveva la prosopagnosia e Rebecca ne approfittava, da lì in poi si è dipanata quasi da sé la loro storia. Ho scelto la corsa perché è uno sport che adoro e mi affascina da sempre.

Il tuo romanzo affronta come tematica l’effetto che la competizione sportiva e lo stress derivante può generare sulla psiche umana così come succede a Rosalyn, la sorella della protagonista Rebecca. Quanto questo fenomeno è diffuso nel mondo dello sport?

In realtà ogni tipo di competizione, a mio avviso, genera quel tipo di ansia da prestazione e di pressione emotiva. Ci sono degli accorgimenti per poterla superare, ma molto dipende dall’ambiente e da quanto sia o meno tossico in tal senso.

Runner Heart invita i lettori a riflettere sul fatto che il dolore e la difficoltà assumono un valore diverso quando sono condivise.  Cosa ne pensi al riguardo?

Chiedere aiuto è sempre un primo passo molto difficile da compiere, ma rimette in prospettiva molte cose. Vedere se stessi e il proprio dolore con gli occhi di chi ci vuole bene e ci supporta, rende molto più semplice affrontarlo.  

Rebecca ed Elijah nonostante la differenza di età sono due persone molto affini. Quanto è importante l’affinità in una coppia o sono solo gli opposti ad attrarsi?

Non penso che essere diversi implichi non essere affini. L’affinità è qualcosa che si costruisce nel tempo e spesso non riguarda il carattere, ma la strada futura che si vuole percorrere, magari insieme, e gli obiettivi personali e di coppia.

Quanto il tuo lavoro da psicologa ti è stato d’aiuto nella stesura di questo libro?

Moltissimo. Quasi in ogni mio libro c’è parte dei miei studi da psicologa o la figura dello psicologo, ma qui c’è proprio tutto il mio amore per la neuropsicologia.

Com’è nata la tua passione per la scrittura?

Con la lettura. Leggo da quanto ho sette anni e ho sempre sognato di voler scrivere un libro, infatti appuntavo i miei pensieri in diari segreti fin dalle elementari.

A chi consigli la lettura di Runner Heart?

A chi cerca uno sport romance non canonico, a chi ama le storie di perdono e rivalsa, a chi non dispiace un pizzico di suspense, a chi ha lo stomaco forte abbastanza da reggere un po’ di angst tra i protagonisti.

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