Terapia del dolore e uso di oppiacei. Intervista al Dott. Giuliano De Carolis

Negli Stati Uniti è uscita di recente una serie televisiva chiamata PainKiller prodotta da Netflix che ha attivato un dibattito acceso sulla terapia del dolore e sull’abuso di oppiacei.

In occasione del Congresso Nazionale di FederDolore-SICD (Società Italiana dei clinici del Dolore) che si è svolto negli scorsi giorni a Bologna è emerso che sono circa 14 milioni gli italiani che soffrono di dolore cronico. Molti di questi (circa 4 milioni) soffrono di un dolore non adeguatamente trattato. Più del 40% dei pazienti soffre di dolore cronico da oltre 10 anni e 1 su 3 ha dovuto attendere più di 5 anni per una diagnosi definitiva.  A soffrine sono soprattutto gli over 65.

Di terapia del dolore e del rischio di abuso di oppiacei discutiamo con il Dottor Giuliano De Carolis, Past President di FederDolore SICD in questa intervista.

Dottor De Carolis, qual è oggi la situazione in Italia riguardo il rischio di abuso di oppiacei nel trattamento del dolore?
In Italia non esiste il problema della dipendenza da oppiacei come è invece successo negli Stati Uniti alla fine degli anni ’90 e come è ben descritto dalla serie televisiva di Netflix. A causa dell’uso sregolato e talvolta illecito dell’ossicodone prescritto con estrema facilità dai medici americani si stima che siano morte circa 300 mila persone negli ultimi 20 anni negli USA.  Per fortuna oggi il governo americano è riuscito a frenare l’abuso di ossicodone nel paese. In Italia la situazione è assolutamente diversa e anzi, il corretto uso di farmaci oppiacei per il trattamento del dolore cronico non sembra adeguatamente diffuso considerando che sono 14 milioni gli italiani che soffrono di dolore cronico e che molti di questi (circa 4 milioni) soffrono di un dolore non adeguatamente trattato.

Qual è il grado di informazione degli italiani nei confronti della lotta al dolore cronico?
In Italia il diritto al trattamento del dolore cronico è sancito dalla legge 38 del 2010. Purtroppo però, a 13 anni dalla sua approvazione, questa legge manca ancora di una sua completa attuazione e di un pieno riconoscimento su tutto il territorio nazionale. Una recente indagine di Cittadinanzattiva ha rilevato che sette cittadini su dieci non conoscono questa legge e tutti i diritti che essa sancisce. Sempre secondo questa indagine il 40% degli intervistati non sa che i farmaci oppiacei sono sicuri ed altamente efficaci nel dolore cronico.

Cosa bisognerebbe fare per superare queste criticità e per garantire in modo adeguato i diritti del cittadino riguardo l’accesso alle cure per il dolore cronico?
Sicuramente il punto di partenza è la promozione di campagne di informazione sulla legge 38 rivolte sia agli operatori sanitari che ai cittadini.  Una recente indagine (Survey Dimensione Sollievo) ha rilevato che oltre il 55% degli intervistati, pur sapendo dell’esistenza di centri specializzati per la terapia del dolore, non si è rivolto a loro per una presa in carico del problema. Inoltre emerge anche che il 41% dei pazienti soffrono di dolore cronico da più di 10 anni e ben il 29% ha dovuto attendere più di 5 anni per una diagnosi definitiva. Tutto questo ovviamente comporta gravi ripercussioni sulla qualità di vita dei pazienti e sicuramente una strategia auspicabile è la presa in carico precoce del paziente da parte dei centri specializzati di terapia del dolore.

Durante il Congresso di FerderDolore si è parlato dell’efficiente impiego dell’intelligenza emotiva nel trattamento del dolore Quali sono i vantaggi per un paziente?

Gli algoritmi dell’intelligenza artificiale monitorano costantemente i segnali neurali e regolano gli impulsi elettrici in risposta alle variazioni nel dolore del paziente. Per esempio, se un paziente inizia a sperimentare un aumento del dolore, il sistema di neurostimolazione intelligente può aumentare automaticamente l’intensità degli impulsi per compensare il disagio aggiuntivo. Inoltre i pazienti possono essere dotati di dispositivi portatili o smartphone collegati all’apparato di neurostimolazione intelligente, permettendo loro di monitorare e registrare il loro dolore e di comunicare direttamente con il sistema. Questo offre un maggiore coinvolgimento del paziente nel processo terapeutico, migliorando la qualità della gestione del dolore nel tempo. 

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