Da poco si è conclusa la stagione 4 e già si pensa a un nuovo capitolo. Qual è il segreto del successo di True Detective? Essere un drama poliziesco ma anche una critica pungente al mondo in cui viviamo
Negli Stati Uniti è un genere molto amato dal pubblico. Il crime drama, lì dove convergono le indagini poliziesche nella vita personale delle forze dell’ordine, da tempo è uno dei tanti modi per riflettere su tutte le contraddizioni (sociali e giudiziarie) del mondo che abbiamo intorno. Esploso negli anni ’60, è con i grandi serial degli anni ’80 e ’90 che è diventato mainstream. Da Knight Rider a TJ Hooker, da Miami Vive a Magnum Pi, arrivando poi in epoca più recente con il franchise di CSI, quello di Criminal Minds e molti altri. Un genere che si “piega” molto bene ai gusti del pubblico e capace sempre di re-inventarsi. E negli ultimi anni lo fa fatto di nuovo e, forse, lo ha fatto con un tale potenza tanto è vero che il crime drama pare che sia arrivato per davvero a un punto di svolta. Tutto grazie al successo e all’appeal di True Detective. In onda in America sulla HBO e in Italia su Now, oggi è una tra le serie tv più viste del 2024 e, ovviamente, una tra le più amate. La stagione 4, con un cast tutto al femminile tra cui spicca anche una raggiante Jodie Foster, si è conclusa lo scorso 18 febbraio con un episodio che ha sfiorato i 12 milioni di telespettatori, confermandosi una tra le serie più seguite di inizio anno. Confermata anche per una stagione 5, a fronte di un successo così inaspettato, ci si chiede quale possa essere il destino di True Detective. Sarà brillante, perché, al momento è l’unica serie crime che unisce l’indagine poliziesca a una satira pungente sulla realtà che stiamo vivendo.
La prima indagine risale al 2014
L’idea è arrivata a Nic Pizzolatto nel 2014. Nato come romanziere e sceneggiatore – ha scritto anche due episodi di The Killing -, True Detective è stata la sua prima serie originale a cui la HBO ha deciso di affidare la sceneggiatura e la direzione. L’intuizione, che poi è risultata vincente, è stata quella di produrre meno episodi ma dare agio all’indagine poliziesca di diluirsi in tutto l’arco della stagione. Una scelta che ha remato contro i classici stilemi di un poliziesco ma, invece, è stata un ottimo punto di partenza per innovare il genere e raccontare qualcosa di nuovo. La parte crime, in questo modo, si approfondisce in ogni sua sfumatura dando agio anche ai protagonisti di emergere e di mostrare le proprio caratteristiche. Per l’appunto, di True Detective sono state prodotte 4 stagioni, tutte con un cast diverso, una storia diversa e un’ambientazione diversa. Le prime tre sono state prodotte da Pizzolato (anche se non hanno mai superato la bellezza della prima stagione), il quarto capitolo è una donna a dirigere il progetto per un thriller tra i ghiacci dell’Alaska dalle sfumature soprannaturali.
Una serie che cambia volto ma non la sua identità
Da Matthew McConaughey a Woody Harrelson, da Colin Farell a Rachel MacAdams, da Mahershala Ali a Jodie Foster. Sono solo alcuni degli attori di “grido” che si sono avvicendanti in True Detective. Ognuno di loro con un bagaglio di storie da raccontare e ognuno con una storia compassata da mostrare al pubblico. Il cambio di scena, di punto di vista e di location ha permesso al plot di evidenziare tanti e diversi aspetti (controversi) della nostra società e, nonostante ciò, la serie non ha mai perso la sua identità, anzi ha messo in evidenza tutte le sue particolarità più interessanti. Certo, non tutte le stagioni hanno funzionato nella loro interessa – come la seconda – ma True Detective non si è mai perso d’animo e ha continuato a fare il suo “mestiere”.
Dopo True Detective… il nulla
Di sicuro non è una serie adatta a tutti, o meglio non è adatta a un pubblico che cerca qualcosa di semplice e intuitivo. È uno show che si prende i suoi tempi, ha un ritmo lento e molto cadenzato, ha una storia complessa e ampollosa, costruita proprio per svilupparsi in più episodi eppure la sua bellezza è proprio insita in questi dettagli. True Detective, si può dire, che è stata la prima serie crime che è andata ben oltre la semplice indagine poliziesca, evidenziando quanto sia pericoloso il mondo in cui viviamo ma facendo capire che, per tutti, c’è ancora la speranza di costruire una realtà migliore.