In Italia si sta sempre più sentendo parlare di biohacking come un nuovo modo di condurre la propria esistenza basandosi su modifiche e cambiamenti che riguardano la propria chimica e fisiologia.
Letteralmente “biohacking” significa “hackerare la propria biologia“. È una pratica nata nella Silicon Valley negli anni Ottanta e che annovera diverse correnti di pensiero, alcune delle quali estreme. Apporta molti benefici a livello cognitivo e stimola efficacemente le potenzialità del nostro organismo oltre ad aumentare le proprie aspettative di vita.
Per fare chiarezza su questa pratica che consente di raggiungere un certo equilibrio tra corpo e mente abbiamo intervistato Stefano Santori, biohacker, coach, consulente, autore di numerosi testi e formatore con un’esperienza quasi trentennale.
Come mai negli ultimi anni si sta molto diffondendo il biohacking? E in Italia come procede la sua diffusione?
Negli ultimi tempi, il biohacking sta guadagnando sempre più popolarità anche in Italia. Questo è dovuto a diversi fattori. Da un lato, l’esperienza della pandemia da COVID-19 ha aumentato la consapevolezza delle persone sul fatto che la salute non può essere data per scontata. La salute è qualcosa su cui dobbiamo lavorare attivamente e impegnarci. Dall’altro lato, l’accesso a internet e la diffusione della scienza aperta hanno reso possibile per chiunque accedere agli studi e alle ricerche scientifiche con pochi clic. Inoltre, l’intelligenza artificiale ha reso più facile comprendere i risultati di questi studi. Questo ha permesso a più persone di adottare comportamenti virtuosi basati su una conoscenza approfondita.
In passato, era quasi impossibile accedere alle ricerche scientifiche e agli studi con la stessa facilità di oggi. Queste informazioni erano riservate a un’elite di persone che avevano accesso alla scienza. Oggi, la scienza è aperta e accessibile online per chiunque sappia cercarla. Questo ha favorito lo sviluppo e la diffusione del biohacking.
In che modo il biohacking ci aiuta a stimolare e potenziare le proprie capacità cognitive?
Il biohacking può aiutare a stimolare le capacità cognitive in diversi modi. Da un lato, alcuni protocolli di biohacking si concentrano sulla gestione della respirazione e dell’attenzione attraverso tecniche di mindfulness accelerata e rinforzata. Queste tecniche ibride di meditazione accelerata e respirazione possono migliorare il focus e l’attenzione.
Dall’altro lato, alcuni integratori specifici, come ad esempio la vimpocetina, possono aiutare le capacità cognitive. È importante sottolineare che si tratta di integratori e non di farmaci. Inoltre, uno stile di vita che permette al cervello di avere momenti di sano recupero può avere benefici sulle capacità mnemoniche cognitive.
Il biohacking abbraccia anche l’ambito della nutrizione. Cosa prevede nello specifico?
Nel biohacking, la nutrizione viene considerata come una leva strategica per influenzare le prestazioni cognitive. La dieta dimagrante non rientra nel concetto di biohacking, anche se ovviamente può essere presa in considerazione se necessaria. Nel biohacking, il cibo diventa uno strumento che può favorire o ostacolare il raggiungimento degli obiettivi desiderati.
Ad esempio, un’alimentazione strategica nel biohacking potrebbe prevedere il consumo di determinati alimenti in una certa sequenza, quantità e persino in un determinato orario, a seconda degli obiettivi desiderati. Ad esempio, una persona che deve affrontare un grande sforzo cognitivo potrebbe evitare un’alimentazione ricca di carboidrati per evitare un calo dell’attenzione.
Tra i benefici del biohacking vi è quello della longevità. In che modo l’equilibrio tra mente e corpo contribuisce a farci stare bene, più a lungo?
Il biohacking lavora moltissimo in termini di anti-age e longevità, che sono due concetti ovviamente vicini, ma diversi. Chiaramente, il tema della longevità va affrontato con una visione ampia, olistica, sistemica, perché non c’è una formula magica per la longevità. La longevità è figlia di tanti aspetti, sicuramente c’è anche una piccola componente genetica, anche se poi la componente più importante ovviamente è quella epigenetica, quindi quella che fa sì che alcuni geni si possano esprimere, oppure no, in virtù di quello che è lo stile di vita della persona, quello che la persona fa, non fa, quello che la persona mangia, non mangia, come vive la sua vita, quanto stress subisce, quanto è felice o infelice la persona, e così via.
Questo fa ovviamente comprendere quanto l’equilibrio tra mente e corpo, non solo, ma anche tra corpo e natura, possa aiutare la longevità. Quindi vivere contro natura sicuramente non aiuta la longevità. E la natura cosa ci dice? Ci dice che siamo tutti più o meno cablati per rispettare ad esempio dei ritmi che sono universali, i ritmi circadiani. Siamo tutti più o meno cablati per avere delle azioni davanti a certi tipi di alimenti, ad esempio il glucosio, che stimola l’insulina, e un eccesso di glucosio genera un eccesso di insulina, che a sua volta è un segnale, è una via di segnalazione dell’invecchiamento, piuttosto che della longevità.
La felicità stessa, avere uno scopo, è importantissimo, perché gli studi hanno dimostrato che le persone, anche gli anziani, che continuano ad avere degli scopi, delle cose da fare, degli obiettivi da raggiungere, oltre a una vita sociale bella, ricca, soddisfacente, possono vivere di più, hanno più chance di essere longevi. Quindi il biohacking vede la longevità, ancora una volta, come un obiettivo raggiungibile solo a patto di generare degli stili di vita e rispettarli. Nel tempo, non cerca la pillolina magica che possa consentire, semplicemente assumendola, di vivere di più. Magari alcuni integratori, all’interno di uno stile di vita sempre favorevole per la longevità, possono dare comunque una mano.
La pratica del biohacking è alla portata di tutti o no? A chi la consiglia?
Il biohacking è a portata di mano, assolutamente di tutti. Il tema non è se il biohacking è a portata di mano o meno, ma quale protocollo, quale strumento di biohacking si voglia utilizzare. È evidente che esiste un ampio spettro di protocolli e strumenti che fa sì che alcune cose siano per tutti, altre siano, ad esempio, per chi ha invece una maggiore capacità di spesa, una maggiore forza economico-finanziaria. Ma è anche vero che alcune persone possono avere una forza economico-finanziaria, ma magari non sono adatti a fare protocolli un po’ più duri, più hard del biohacking, come ad esempio il bagno nell’acqua ghiacciata.
Quindi si tratta solo di trovare la giusta misura, si tratta solo di trovare il giusto compromesso per far sì che ognuno possa effettivamente trovare il suo protocollo, il suo modo di vivere, le sue routine, per cominciare ad adottare il biohacking nella sua vita. Poi, via via, come in tutte le cose, strada facendo, si può arrivare ad approcciare anche i protocolli più intensi, seri, hard del biohacking.
Un consiglio che darebbe a chi si approccia alla pratica del biohacking?
Ovviamente consiglio a tutti di approcciare questo stile di vita, perché essendo appunto molto elastico, molto aperto, molto personalizzabile, non prevede delle vere e proprie barriere all’entrata. E quindi mi verrebbe più da dire perché no, non c’è un motivo per non fare comunque uno stile di vita almeno parzialmente pro-biohacking.
Dico almeno parzialmente perché non per forza un ragazzo o una ragazza di vent’anni devono abbracciare tutti i protocolli diciamo di biohacking più intenso, magari facendo anche rinunce importanti, perché potrebbero semplicemente cominciare ad esempio a mangiare meglio, oppure ad allenare il corpo un po’ più spesso nel modo giusto, magari poi lasciandosi andare alle serate in discoteca, quando è anche giusto che in quell’età vengono effettuate queste serate.
Quindi è fattibile per tutti, consiglio a tutti, semplicemente con l’avvertenza di trovare il modo giusto che sia da un lato efficace e dall’altro però rispettoso anche del momento di vita di ognuno di noi.
Il consiglio che mi sento di dare è proprio quello che ho accennato poco fa, che fa sì che io consigli il biohacking a tutti. Il consiglio è quello di incamerare, diciamo così, adottare qualche primo cambiamento in modo graduale, senza rivoluzioni drammatiche e traumatiche. Quindi cominciate a fare qualcosa, e fate qualcosa che sentite già abbastanza vicino al vostro modo di vivere o di pensare. Questo è il consiglio migliore che io possa darvi.
Quindi se già siete propensi ad allenarvi, allora magari cominciate ad accostare all’allenamento magari anche dei primi cambiamenti di alimentazione, perché sono molto vicini questi cambiamenti alla mentalità di chi si allena per ottenere risultati e magari vederli anche. Quindi magari variare già un po’ l’alimentazione può far uscire meglio i muscoli, può far sentire meglio, può dare risultati ancora maggiori.
Oppure ancora un altro esempio, un manager che voglia accostarsi al biohacking dovrà cercare di incamerare, di adottare quelle pratiche che sono più facili nella sua vita manageriale. Non avrebbe senso pensare di stravolgere una vita che è difficilmente modificabile perché magari è già piena di impegni. Allora anche lì si potrebbe cominciare, che so, ad adottare qualche cambiamento nello stile della nutrizione serale, magari mangiare meno o saltare qualche pasto per dormire meglio, soprattutto se il giorno dopo scendo a prendere un aereo al primo mattino.
Ecco, quindi il consiglio è fare piccoli cambiamenti che siano facili da adottare in virtù dello stile di vita di ognuno
Qual è la parte più bella del suo lavoro di mindset coach nell’ambito del
biohacking?
La parte più bella del mio lavoro di mindset coaching è proprio iniziare nella parola mindset, ovvero aiutare le persone, che siano atleti, che siano manager, che siano persone semplicemente a caccia di un benessere migliore e maggiore, a capire che prima di tutto devono capire che mindset hanno.
Prima di ogni cambiamento va settato un mindset adatto perché il tema oggi non è la difficoltà di scoprire un protocollo o l’altro, basta andare su YouTube e magari appaiono centinaia di video che mostrano come migliorare l’alimentazione, il sonno, la ginnastica, la meditazione e così via. Perché allora non basta vedere un video per cambiare la vita? Perché milioni di persone non sono diventate di colpo più sane, più belle, più magre, più longeve?
Perché il problema non è tanto scoprire il rituale, il protocollo, la routine: il problema chiave è innescare un cambio di mindset che sia temporaneo solo all’inizio e poi che diventi via via sempre più duraturo fino a diventare permanente.
Quindi si approccia in modo soft con piccoli e a volte anche temporanei esperimenti che però iniziano a far modificare il mindset per poi cominciare invece a cambiare davvero in modo duraturo e permanente il mindset fino a poter abbracciare via via sempre più routine. E ci si ritrova a quel punto magari dopo qualche mese ad avere uno stile di vita veramente diverso.
Questa è la parte più bella, più stimolante, perché non si limita a far sì che una persona faccia il bagno ghiacciato, ma si concentra su far sì che una persona abbracci veramente una nuova identità e che trasformi il biohacking in un mezzo per raggiungere questa nuova identità più sana, più rispettosa di quello che siamo e più rispettosa dei valori che normalmente la longevità comporta.