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La Storia ci fornisce “occhiali” per leggere il presente.

Intervista alla scrittrice Orsola Severini. La Storia che studiamo tra i libri scolastici spesso e volentieri non lasciano trasparire i...

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Intervista alla scrittrice Orsola Severini.

La Storia che studiamo tra i libri scolastici spesso e volentieri non lasciano trasparire i vissuti, le esperienze e le azioni concrete di molte donne che nel corso della loro esistenza hanno partecipato attivamente al cambiamento e alla scrittura della storia stessa.

Ne abbiamo piena coscienza e testimonianza leggendo il romanzo La Quarta Compagna di Orsola Severini, edito da Fandango, che racconta in forma romanzata la storia di Ada Castelli, liberamente ispirata al personaggio di Lina Morandotti, militante comunista e antifascista, una donna che nel primo Novecento ha partecipato alla diffusione del partito comunista e durante il periodo fascista ha collaborato con i partigiani nella Resistenza italiana.

Colpisce il modo e lo stile in cui la Severini racconta questa storia ricca di emozione e introspezione entrando pienamente in empatia col suo personaggio e narrando le vicende dolorose e tragiche e gli stati d’animo dell’esperienza prima in carcere e poi in un manicomio. Il manicomio in particolare era il luogo in cui molte donne che non accettavano il regime vigente venivano internate per metterle a tacere e perché considerate pericolose e matte.

La Quarta Compagna è un romanzo degno di nota che ci racconta una parte di storia con protagonista una donna fragile e coraggiosa al tempo stesso. Ci insegna che questi due aspetti della personalità possono convivere e diventare un’arma nel raggiungimento dei propri obiettivi e nelle lotte contro le ingiustizie.

Una storia che merita di essere raccontata e che ci conferma di quanto le donne siano protagoniste della storia con gesti concreti, azioni di solidarietà a cui occorre dare voce per fornire esempi e insegnamenti alle generazioni di donne future e anche agli uomini con i quali creare una condivisione e cooperazione.

Del personaggio di Ada Castelli e di tutte le donne che hanno lasciato il segno nella storia italiana, di “coraggio” e “fragilità” conversiamo con Orsola Severini in questa intervista.

Com’è nata l’idea di scrivere questo romanzo ispirato a Lina Morandotti e dedicato alle tante donne combattenti contro il regima fascista italiano?

Sono venuta a conoscenza della sua storia facendo delle ricerche negli archivi degli ospedali psichiatrici, scoprendo che molti antifascisti furono mandati in manicomio dal regime per metterli a tacere. Non potevo credere che fosse rimasta nell’ombra. Sono storie poco raccontante, in particolare per quanto riguarda le donne. La mia protagonista, che ho ribattezzato Ada Castelli, fu punita con un ricovero psichiatrico perché non volle rinnegare la sua fede politica e denunciare i compagni.  Ho voluto rendere omaggio alla sua vita e raccontare la realtà dei manicomi dove molte donne sono state internate senza che fosse accertata una reale malattia mentale. Durante il Fascismo i ricoveri femminili sono aumentati, in molti casi la loro unica colpa era quella uscire dagli schemi sociali, bastava un certificato medico. Il carcere era terribile ma almeno c’era una sentenza, una parvenza di legalità, mentre al manicomio no, ti chiudevano dentro senza dirti per quanto, non avevi avvocati a cui rivolgerti, non potevi chiedere la grazia, la tua parola non veniva più ascoltata perché tu eri “matto” e niente di quello che dicevi contava più nulla.

Dal suo romanzo emerge quanto il ruolo della donna è spesso considerato marginale ma nei fatti non lo è. Da dove deriva tutto questo retaggio nei confronti del mondo femminile?

È vero che i manuali sui quali abbiamo studiato non raccontano il ruolo delle donne nella storia. Per quanto riguarda la Resistenza, si è principalmente parlato della lotta armata dove le donne erano certo minoritarie (benché le partigiane combattenti fossero circa 35000 secondo l’ANPI). Tuttavia, la Resistenza fu anche altro, ad esempio distribuzione della stampa clandestina (come la mia protagonista), raccolta fondi, cura e approvvigionamento dei partigiani; tutti ambiti in cui c’erano tantissime donne. Dopo la guerra spesso queste donne sono tornate a ricoprire ruoli tradizionali di cura della casa e il loro indispensabile contributo non è stato riconosciuto, in parte a causa del carattere patriarcale della nostra società, ma anche perché erano vicende poco note perché meno spettacolari. Credo però che questo stia cambiando e che siamo in molte a raccontare le storie di queste donne straordinarie.

Grazie all’esempio di donne come Lina Morandotti, a cui il personaggio di Ada è ispirato, secondo lei cosa le donne di oggi possono apprendere?

Io credo che la Storia non debba essere considerata unicamente come uno studio del passato, ma la sua importanza sta soprattutto nel fornirci degli “occhiali” per leggere il nostro presente e prevedere il nostro futuro collettivo. Ada si è sentita dire tutta la vita che il suo posto non era in politica ma a casa perché era una ragazza. E questa è la battaglia di tutte le donne nel passato ma anche adesso in molte parti del mondo e, in parte, anche da noi. L’esempio di altre donne che hanno incontrato gli stessi ostacoli può aiutare a combatterli.  

La protagonista Ada ci conferma quanto noi donne sappiamo essere resilienti e perseveranti nel perseguire i nostri obiettivi. Pensa che sia una prerogativa prettamente femminile o meno?

Non credo che sia una prerogativa femminile, ma penso che le donne debbano sempre essere più brave o preparate degli uomini per ottenere lo stesso riconoscimento. Credo che intellettualmente non ci sia differenza tra generi ma che i costrutti sociali penalizzino maggiormente le donne che quindi devono essere più perseveranti o determinate per raggiungere i loro obbiettivi.

Nel suo romanzo “fragilità e coraggio” convivono insieme come le due facce della stessa moneta. La sensibilità può diventare un’arma?

È vero. Ada non era un’eroina partigiana ma al contempo una donna fragile che ha resistito con luci e ombre. Il coraggio non è l’assenza di paura, ma agire superando la paura. Mi colpisce che una donna dimenticata dalla storia, piena d’insicurezze possa rappresentare questa lotta, la lotta di tutte le donne contro le oppressioni, qualsiasi donna può essere il motore di questo cambiamento.

Nella stesura del romanzo ha avuto qualche difficoltà nell’entrare in empatia col personaggio di Ada?

La sfida più grande è stata conciliare la realtà degli archivi con la narrazione personale del romanzo e al tempo stesso rendere giustizia alla donna che lo ha ispirato senza snaturare la sua memoria. Ho optato per modificare il nome e i riferimenti della mia protagonista per questo motivo. Pur avendo fatto ricerche negli archivi, il mio è un romanzo e quindi ci sono dei momenti in cui ho dovuto ricorrere alla mia fantasia, supportata dalle fonti storiche. Ho scelto di raccontare la storia in prima persona in modo emotivo e coinvolgente. Posso quindi affermare che, benché basato sulla vita di una donna realmente vissuta, il mio libro parla di tutte le donne Resistenti con la precisa volontà che non siano dimenticate.

E nel tessere la trama delle vicende storiche? Quanto i suoi studi in Scienze storiche le sono stati d’aiuto?

Nel romanzo, Ada vive le lotte più importanti del Novecento. La Storia non è solo lo sfondo, ma si fonde con lei. Per raccontare la realtà o renderla credibile, una conoscenza approfondita era quindi essenziale. Ma devo confessare che ho scoperto alcune vicende solo grazie alle ricerche per il libro, ci sono ancora tanti fatti oscuri del fascismo in Italia.

A chi consiglia la lettura de “La Quarta Compagna”?

Consiglierei la lettura de “La Quarta Compagna” a chiunque sia interessato alla storia del Novecento, in particolare alla Resistenza e al ruolo delle donne in quel periodo. È un libro che può interessare sia gli appassionati di storia sia coloro che amano le storie di vita vissuta, di coraggio e resilienza. Infine, lo consiglierei a chiunque voglia conoscere una parte della nostra storia che è stata a lungo trascurata o dimenticata e a chi sta cercando ispirazione per avere coraggio, chiunque si trovi ad affrontare sfide o difficoltà nella propria vita.

Credit Foto : Rocco Giurato

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