Intervista a Jacqueline Gentile.
Immergersi a pieno nell’età adulta con le sue responsabilità non è assolutamente facile.
Attraversare questa fase della nostra esistenza implica tanti cambiamenti e nuove conquiste. Ne sa qualcosa Marta, la protagonista del romanzo “Ananas e Zenzero” della counsellor e scrittrice Jacqueline Gentile, edito da Besa Muci Editore.
Questo romanzo si legge col sorriso sulle labbra grazie all’ironia con la quale sono narrate le vicende e le situazioni, anche quelle più difficili da affrontare, ma invoglia a anche a riflettere su tematiche esistenziali, come la paura di affrontare il cambiamento nelle varie sfere della propria esistenza.
Una lettura piacevole che incita il lettore a non smettere mai di credere in sé stesso, coltivare e realizzare quei sogni che consentono di vivere in coerenza con quello che si è perché il rischio che si corre quando non si asseconda la propria natura è, come succede a Marta, di cadere nel baratro di dubbi ed incertezze e non riconoscersi più allo specchio.
Jacqueline Gentile ha delineato con bravura e creatività i tratti caratteriali e psicologici dei personaggi del suo libro. Molte giovani donne particolarmente si riconosceranno in Marta e si troveranno a sostenerla e supportarla come se fosse un’amica. Una storia di rinascita e di seconde possibilità, nei confronti innanzitutto di sé stessi per poter davvero volare alto.
Di cambiamenti, di incontri emblematici e dell’ironia come dote per vivere con una marcia in più la propria esistenza conversiamo in questa intervista con Jacqueline Gentile.
Jacqueline, com’è nata l’idea di scrivere questo romanzo che affronta la tematica del cambiamento e della crescita personale?
L’idea è nata all’improvviso, senza alcuna premeditazione, e ha preso forma da un’immagine comparsa nella mia mente raffigurante la scena con cui si apre il romanzo. Ho iniziato a descriverla, mettendola su carta, e la storia ha iniziato a dipanarsi. Posso dire che sia stata la storia ad arrivare a me, componendosi man mano che scrivevo.
Marta, la protagonista è una giovane donna che teme l’ingresso nell’età adulta e che per scappare dal cambiamento si accontenta di relazioni sentimentali non stabili e poco appaganti e un lavoro in cui non è affatto valorizzata. Da dove deriva questa insicurezza e paura che accomuna molte giovani donne odierne che si identificheranno facilmente nel personaggio di Marta?
Sarebbe riduttivo ricondurre sia la resistenza che Marta nutre verso il cambiamento sia il suo modo di ‘accontentarsi’ ad un’unica motivazione. Gli esseri umani sono, per natura, complessi e diversificati ed è proprio per questo che sono interessanti. Marta vive in un tempo (il nostro tempo) nel quale la spinta a realizzarsi confligge con il senso di precarietà e di velocità che lo caratterizza. La via del compromesso, del voler tenere stretto a sé ciò che appare come ‘sicuro’ costituisce una pericolosa tentazione che alimenta un’illusione di controllo sulle cose dell’esistenza e cauterizza il senso di terrore che si prova davanti alla vertigine dell’ignoto.
L’incontro con Andrea sarà emblematico nella vita di Marta. Credi nel potere di certi incontri che aiutano a recuperare senso e direzione alla propria esistenza?
Sono fermamente convinta che gli incontri (non solo quelli attinenti alla sfera sentimentale) siano determinanti. Nasciamo come esseri relazionali per cui gli altri sono imprescindibili nella trama della nostra esistenza come co-protagonisti, antagonisti, comparse. L’altra persona ci fa da specchio, ci apre al confronto, ci mette davanti ai nostri limiti e alle nostre insicurezze ma anche alla nostra capacità di gestire emozioni e situazioni. Gli incontri, quindi, ci permettono di crescere, di conoscere quello che è buono per noi e di respingere ciò che, invece, non lo è, e di stimolare parti di noi che, a volte, non immaginiamo di possedere.
Colpisce l’ironia con la quale narri le vicende di questo romanzo. Quanto può essere utile secondo te l’ironia nell’affrontare la vita di tutti i giorni?
Dal mio punto di vista, quello dell’ironia è un potente dono. Aiuta ad osservare e ad osservarsi, a cogliere i dettagli, a sdrammatizzare la pesantezza di alcune situazioni. Utilizzata nella vita quotidiana, con dosi opportune e senza trascendere nel sarcasmo, aumenta la capacità di non prendersi troppo sul serio, di poter essere flessibili e di alleggerire l’impatto con ciò che ci capita.
I tuoi personaggi sono ben delineati psicologicamente. Quanto il suo lavoro da counsellor professionista ti è stato d’aiuto nella stesura del tuo romanzo?
Sicuramente, il mio lavoro di Counsellor e la conoscenza approfondita della teoria dell’Enneagramma sui tipi caratteriali mi hanno agevolata sia nel costruire i personaggi, sia nel farli ‘muovere’ all’interno degli intrecci della trama. In generale, osservare ed ascoltare le persone mi permette di cogliere “tanti mondi nel mondo” cioè di esplorare le svariate possibilità con cui gli esseri umani scelgono, desiderano, sognano, agiscono.
C’è un personaggio al quale sei particolarmente legata rispetto agli altri e perché?
Sono indubbiamente più legata a Marta, tanto da averla resa la protagonista del romanzo. Mi piace il suo modo di aver cura delle relazioni importanti, la sua capacità di mettersi in gioco, la sua visione ironica e giocosa delle cose che le capitano. Mi ispira tenerezza quando si ritrova a vivere momenti difficili ed allegria quando si infila in situazioni paradossali. Un’altra possibile risposta a questa domanda è che tutti i personaggi potrebbero essere visti come le sfaccettature di una singola persona.
A chi consigli la lettura di Ananas e Zenzero?
Consiglio la lettura a chi ha voglia di trascorrere una manciata di ore attraversando scenari che, in realtà, posso ricondurre ad uno solo, al più importante e cioè l’esistenza umana fotografata in vari aspetti. Tutto ciò che appartiene all’Umano ci riguarda e, dal mio punto di vista, si incontra tanto, di Umano, all’interno della trama.
Tra i tuoi progetti futuri vi è la stesura di un altro romanzo?
Scrivo per tanti motivi, anche professionali, per cui la scrittura mi accompagna continuamente come personale modalità espressiva e anche terapeutica. Non escludo, quindi, di cimentarmi nuovamente alle prese con un nuovo romanzo ma, al momento, sono impegnata nella stesura di un saggio su tematiche che riguardano la sfera della mia professione.