Intervista alla Dottoressa Sara Beomonte Zobel
Il poliamore è una modalità di relazione che coinvolge sentimentalmente più soggetti consensuali.
Negli Stati Uniti questa modalità di relazione è molto diffusa soprattutto tra le nuove generazioni. Di fatti negli ultimi anni si sta sempre più assistendo alla nascita di associazioni che si occupano dell’aspetto legale di questo tipo di società. In Italia invece questa forma di relazione fa fatica ad emergere a causa dei tanti pregiudizi che aleggiano nei confronti delle relazioni non monogame.
Nei legami poliamorosi l’amore e il sesso non hanno le caratteristiche di possessività ed esclusività. Contrariamente a quello che pensano in molti il poliamore non riguarda solo la sfera sessuale. È un tipo di relazione che richiede impegno, chiarezza ed onestà. Sul tema si sente l’esigenza di diffondere più informazioni corrette e chiare su questo tipo di relazioni.
Per approfondire la tematica abbiamo intervistato la Dottoressa Sara Beomonte Zobel, Psicoterapeuta a orientamento Psicodinamico e Referente clinica del Team Ricerca in Unobravo
Che cosa si intende per poliamore?
Il poliamore è un orientamento relazionale – così come è un orientamento relazionale anche la monogamia – che prevede l’essere in una relazione romantica (non necessariamente anche sessuale) con più partner, con il consenso e la consapevolezza di tutte le persone coinvolte. Si tratta di un orientamento che fa parte delle non monogamie etiche, insieme che racchiude anche altre forme di relazione come ad esempio la coppia aperta, che è una relazione a due in cui c’è esclusività sentimentale ma non sessuale.
In una relazione poliamorosa le persone coinvolte possono essere partner (in relazione diretta tra loro) o meta-partner (partner di una delle persone ma non partner dell’altra): non c’è un numero di persone definito o una precisa gerarchia, ogni polecola (gruppo di persone in relazione poliamorosa che comprende sia partner sia meta-partner) definisce le sue regole.
Quanto è importante che ci siano chiarezza ed onestà in questconfigurazione relazionale?
Considerando che il poliamore implica un numero maggiore di persone coinvolte, va da sé che ci sia un aumento della complessità da un punto di vista relazionale.
Come in qualsiasi insieme umano, si creano una pluralità di legami tra le persone coinvolte: se consideriamo che ogni persona porta con sé nelle relazioni romantiche il proprio mondo interno e i propri vissuti è ancor più necessario avere cura delle dinamiche emotive complesse che intercorrono tra le persone. Chiarezza e onestà comunicativa dovrebbero essere la base su cui si fonda qualsiasi relazione sentimentale scelta e consapevole ma a volte alcuni aspetti del rapporto di coppia vengono dati per scontati, proprio perché del modello di coppia monogama facciamo esperienza a casa e nei vari contesti sin dall’infanzia, e può capitare che le persone si comportino involontariamente seguendo degli schemi appresi fondati su pregiudizi o credenze, come per esempio che la gelosia è sinonimo di amore o che se si ama qualcuno non ci si può innamorare di un’altra persona, con tutte le conseguenze problematiche del caso.
In genere, è in opposizione a questi schemi che si sceglie un orientamento relazionale non monogamo, in cui la persona può perseguire il proprio desiderio di non esclusività sentimentale (contemplando quindi l’amore e la costruzione di più relazioni affettive) avendo cura e rispetto delle persone partner, senza tradimenti o menzogne: per questa ragione si parla di non monogamie etiche, dove lo stesso nome rimarca l’importanza della dimensione di onestà e rispetto reciproco.
Ci sono persone più predisposte rispetto alle altre al poliamore e perché?
Partendo dall’assunto che la coppia monogama è un costrutto sociale, le persone che scelgono forme di relazione non monogame non si riconoscono nel modello relazionale romantico più diffuso. Non si può parlare di predisposizione, ma possiamo immaginare che le persone poliamorose, mettendo in discussione il modello più comune e diffuso della coppia, abbiano un certo grado di consapevolezza dei propri bisogni e del proprio benessere che permette loro di interrogarsi e scegliere una forma di relazione più in linea con il proprio modo di essere, anche se diversa dalle aspettative sociali e familiari.
Perché ci sono tanti pregiudizi nei confronti del poliamore?
I pregiudizi sono una modalità profondamente umana di approcciarsi a ciò che non è conosciuto e, considerando che la maggior parte delle società è storicamente basata sulla coppia monogama, è facile che altre forme di relazione possano essere guardate con sospetto proprio perché diverse e poco conosciute.
L’errore che si fa in molti aspetti che riguardano l’essere umano è nel confondere la norma statistica, cioè la diffusione di un fenomeno, con la norma morale, per cui ciò che non è “normale” viene etichettato come sbagliato o moralmente riprovevole.
I pregiudizi sono alimentati anche in questo caso dalla mancanza di esperienza diretta e informazioni adeguate sul poliamore che permetterebbero alle persone di potersi costruire una propria idea libera da condizionamenti.
La mancanza di conoscenza lascia quindi campo libero alle fantasie più sfrenate, alimentate dalla confusione tra la dimensione sessuale e quella romantica: dal momento che genericamente la monogamia viene considerata la forma relazionale più “adulta” e “sana”, le relazioni poliamorose vengono erroneamente associate a un modo di intendere le relazioni immaturo, nel migliore dei casi, oppure patologico o immorale.
La psicologia può essere d’aiuto per fare chiarezza e contrastare gli stereotipi sul poliamore?
Certamente! La ricerca scientifica in psicologia fornisce un aiuto prezioso in questa direzione: gli studi sulle non monogamie etiche condotti negli ultimi anni dimostrano che il benessere e la soddisfazione delle persone coinvolte non sono diversi da quelli che sperimentano le persone in relazioni monogame, sottolineando come la buona comunicazione e la capacità di maneggiare con sicurezza emozioni come la gelosia e la compersione (la gioia per la felicità del partner con un altro) siano componenti essenziali.
In particolare, stanno aumentando le ricerche che applicano le teorie psicologiche sulle relazioni di coppia alle forme relazionali non monogame per comprenderne meglio le dinamiche: in contrasto con gli stereotipi di cui parlavamo prima, anche le relazioni poliamorose garantiscono un senso di sicurezza e stabilità emotiva alle persone che ne fanno parte, proprio come le coppie monogame, nonostante ci sia una maggiore complessità nelle dinamiche relazionali.
Quali sono i potenziali disagi che possono emergere?
Come in tutte le relazioni umane,non solo sentimentali ma anche familiari, anche nelle relazioni poliamorose possono esserci conflitti, fraintendimenti e difficoltà di comunicazione, che possono essere più intricate e complesse proprio perché le persone coinvolte sono più di due.
Dal momento in cui si è consapevoli della scelta relazionale e del maggior grado di impegno che questa comporta in termini di cura per le dinamiche emotive che intercorrono tra le persone partner, i problemi e le tematiche di conflitto non sono poi così diversi da quelli che si affrontano in qualsiasi coppia: possono riguardare il bilanciamento tra l’investimento di tempo ed energie nel rapporto e all’esterno, la condivisione di desideri e progettualità, l’autorealizzazione o il supporto reciproco di fronte alle diverse situazioni di vita personali che ciascun partner affronta.
Va però ricordato che il benessere psicologico delle persone poliamorose può essere impattato anche dal minority stress (condizione di stress che deriva dalla discriminazione nei confronti delle comunità marginalizzate da parte del contesto sociale): i pregiudizi di cui parlavamo prima possono avere un effetto importante se nel contesto familiare, amicale o lavorativo la persona non si sente libera di poter parlare della sua vita sentimentale o di viverla apertamente perché potrebbe essere giudicata o discriminata.
Per questa ragione è estremamente importante che si parli di poliamore e non monogamie etiche in modo adeguato e completo nei media e nei contesti che si occupano di salute mentale, per diffondere informazioni corrette che contribuiscano a ridurre stigma e pregiudizi nei confronti degli orientamenti relazionali romantici meno diffusi.
Quando e come un percorso psicologico può essere d’aiuto?
La terapia è una risorsa preziosa in tutte le situazioni in cui non ci si sente bene: che sia con se stessi o sé stesse, con le persone partner o nell’ambiente in cui si vive, è essenziale per le persone dare valore al proprio vissuto e riconoscersi il diritto di stare bene. Ed è ugualmente importante, nel momento in cui si decide di iniziare un percorso, assicurarsi che la persona professionista sia formata sul poliamore e sulle non monogamie etiche per poterne parlare apertamente, per evitare che ambiguità e incomprensioni che si vivono in altri contesti si presentino anche in terapia, compromettendo la relazione di cura.
Darsi la possibilità di essere autenticamente se stessi e se stesse, portando i propri dubbi e i propri conflitti nello spazio sicuro della stanza di terapia senza timore del giudizio, è il primo passo per potersi sperimentare nei vari contesti relazionali in modo sicuro e consapevole e costruire relazioni sane e nutrienti, monogame o poliamorose che siano, con le altre persone.