“Mollo tutto e cambio vita!”: quante volte lo abbiamo sentito dire da amici e colleghi?!
Ma è solo una insoddisfazione del momento oppure sta diventando un fenomeno sempre più diffuso? Secondo un’analisi condotta dalla società di recruiting Hays Italia e dalla piattaforma digitale per il benessere mentale e centro medico autorizzato Serenis su un campione di quasi mille lavoratori il “cambio vita” per molti sembra essere più che una semplice idea, con tanti che stanno mettendo in discussione le proprie scelte di vita.
Quasi un lavoratore su dieci (8%), infatti, ha già pianificato tutto ed entro un anno è pronto a lasciarsi alle spalle il passato. Le motivazioni che sono a alla base di questa decisione sono innumerevoli e abbracciano numerose dimensioni dell’individuo. La felicità, indicata da sei lavoratori su dieci, è la molla principale che fa scattare il desiderio di provare qualcosa di nuovo, insieme all’esigenza di migliorare la qualità della vita (57%), avere più tempo a disposizione con ritmi meno frenetici (54%) e ridurre lo stress (44%).
Tutti elementi che, insieme all’insoddisfazione del proprio lavoro, fotografano una società sempre più lontana dalle esigenze dei cittadini e dei lavoratori. Sull’argomento facciamo chiarezza con la Dottoressa Martina Migliore, psicoterapeuta cognitivo comportamentale e Direttrice della Formazione e Sviluppo di Serenis in questa intervista.
Dottoressa Migliore, quali sono le principali motivazioni che spingono un soggetto a mollare tutto e cambiare vita?
Il viaggio e la ricerca sono spinte motivazionali ataviche per ogni essere umano, a prescindere poi dalle effettive risorse e predisposizioni a metterle in atto. La ricerca della felicità e il desiderio di migliorare la qualità della vita sono le principali motivazioni che spingono sempre più lavoratori a considerare un cambiamento radicale della propria esistenza. In un mondo che ha affrontato da poco un periodo di profondo dubbio e trasformazione, come quello pandemico, la spinta al cambiamento e la ricerca di condizioni lavorative e di vita più soddisfacenti sembra essere diventato un argomento di interesse quotidiano.
Chi sono i soggetti che sentono questo bisogno di rivoluzionare la propria vita? È possibile stilare un identikit preciso?
I più portati ai cambiamenti radicali sembrano essere sia uomini che donne, a prescindere dalla situazione economica, che vivono principalmente da soli, ed hanno dai 50 ai 64 anni, con un profilo tendenzialmente alto (C-level). Ma la voglia di cambiare coinvolge anche i giovanissimi appena entrati nel mondo del lavoro, che vivono in comuni molto piccoli, al di sotto di 5.000 abitanti, o medio grandi, da 100mila a 500mila, e lavorano nelle grandi aziende.
A quale tipo di felicità aspira chi vuole cambiare radicalmente la propria vita?
La voglia di cambiamento, di rallentare e di avere più tempo di qualità a disposizione sono fattori centrali in questo tipo di ricerca. L’attenzione sempre maggiore alla gestione sana dello stress lavorativo e al work-life balance sono motori fondamentali per chi decide di tentare il “grande salto”
Come e in che misura la paura di fallire può rappresentare un freno a questa voglia di cambiamento?
Come per ogni grande cambiamento, la paura di fallire è più che normale: ogni volta che “si lascia la strada sicura per l’ignoto” proviamo un senso di smarrimento e confusione e la nostra mente proietta scenari più o meno catastrofici per prepararci a ciò che dobbiamo affrontare. Per la maggior parte dei lavoratori, comunque, il cambio di vita resterà solo un sogno nel cassetto: la paura di fallire e di rimetterci a livello economico e l’impatto che potrebbe avere sulla famiglia, in particolare su figli e partner, sono le principali barriere che frenano gli italiani. La presenza di responsabilità maggiori e di legami sul territorio costituisce un freno naturale.
Reprimere questo tipo di sogni o desideri può avere delle implicazioni a livello psico- fisico?
Tra le motivazioni che spingono al cambiamento c’è la ricerca di un work-life balance migliore, di una maggiore flessibilità e di condizioni lavorative più agevoli, lontane dall’idea classica di ufficio. Tutti elementi che, insieme all’insoddisfazione del proprio lavoro, fotografano una società sempre più lontana dalle esigenze dei cittadini e dei lavoratori. Il bisogno di cambiare, in questo senso, è da intendersi come un segnale d’allarme sia per il datore di lavoro che per una società che va molto veloce rischiando di lasciare parti importanti dietro di sé insoddisfatte.
Come un aiuto psicologico può essere d’aiuto per fare chiarezza su questo obiettivo?
E’ innanzitutto importante mettere a fuoco quali siano i bisogni dietro il cambiamento, e se si tratti di una motivazione stabile oppure di un impulso dettato da un periodo di eccessivo stress mal gestito. Cambiare vita richiede notevoli energie ed organizzazione, nonché tolleranza al fallimento e alla frustrazione: un conto è vederlo come il sogno nel cassetto, un conto è trovarsi ad affrontare una realtà completamente diversa. Analizzare gli obiettivi e i valori sottostanti, comprendere come la trasformazione della vita impatterebbe su legami e sviluppo personale sono passaggi importanti, nei quali un supporto psicologico mirato alla crescita personale può senz’altro essere utile.
Un consiglio che darebbe a chi è già deciso a perseguire questo obiettivo…
E’ molto importante fare chiarezza sulle spinte sottostanti a questa scelta, e sulla stabilità nel tempo dell’obiettivo stesso. Comprendere, ad esempio, se è il risultato di una valutazione oggettiva e di un desiderio stabile e duraturo, oppure se si tratta della reazione impulsiva ad una gestione della vita lavorativa inefficace aiuta a fare chiarezza e individuare le risorse necessarie. È importante essere consapevoli delle sfide emotive e psicologiche che un cambiamento radicale comporta e lavorare su sé stessi, per sviluppare la necessaria resilienza; acquisire nuove competenze e conoscenze nel settore in cui si desidera entrare per aumentare le probabilità di successo. Se possibile, inoltre, è bene adottare il nuovo stile di vita in modo graduale, ad esempio con periodi di prova o progetti part-time, per valutare la fattibilità e l’adattabilità. Infine, è importante che chi decide di intraprendere una nuova strada lo faccia con consapevolezza, preparazione e supporto adeguato, per trasformare un sogno nel cassetto in una realtà sostenibile e appagante.