Le disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro italiano continuano a essere un tema di grande attualità.
Secondo i dati più recenti dell’Inps, le retribuzioni medie delle donne sono inferiori del 20% rispetto a quelle degli uomini. Questo divario salariale è il risultato di vari fattori, tra cui il maggiore utilizzo del part-time, i più bassi livelli di qualifica e il minor ricorso agli straordinari.
Il rapporto dell’Inps evidenzia che solo il 21% dei dirigenti è donna, mentre meno di un terzo dei quadri è rappresentato da donne. Nonostante le donne siano mediamente più istruite degli uomini, con una percentuale di laureate del 59,9% rispetto al 52,6% dei laureati maschi, questa superiorità nel percorso di studi non si traduce in una maggiore presenza nelle posizioni di vertice nel mondo del lavoro.
Il tasso di occupazione femminile in Italia è al 52,5%, di 17,9 punti inferiore a quello degli uomini. Le donne hanno maggiori difficoltà a ottenere contratti a tempo indeterminato, con solo il 18% delle assunzioni rispetto al 22,6% degli uomini. Inoltre, tra i lavoratori part-time, le donne rappresentano quasi i due terzi (64,4%) e hanno una percentuale di part-time involontario tre volte superiore a quella degli uomini (15,6% contro 5,1%).
In tutti i settori economici esaminati, tranne le estrazioni di minerali da cave e miniere, gli uomini percepiscono redditi medi giornalieri superiori alle donne. In dieci settori su diciotto, le donne percepiscono più del 20% in meno rispetto agli uomini. Ad esempio, nelle attività finanziarie e assicurative, le donne guadagnano mediamente il 32,1% in meno, nelle attività professionali scientifiche e tecniche il 35,1% in meno e in quelle immobiliari il 39,9% in meno.
Le condizioni di svantaggio delle donne nel nostro Paese, nell’ambito lavorativo, familiare e sociale, sono ancora rilevanti. È fondamentale continuare a lavorare per ridurre queste disuguaglianze e garantire pari opportunità a tutti i lavoratori, indipendentemente dal genere.