Secondo i dati riportati dall’organizzazione italiana indipendente WeWorld, ogni mese circa 1.9 miliardi di persone nel mondo mestruano.
In alcuni casi, la presenza di dolori debilitanti impedisce lo svolgimento di attività quotidiane e l’assolvimento delle normali funzioni lavorative, costringendo chi ne soffre a utilizzare forzatamente giorni di malattia per far fronte a una sintomatologia dolorosa e rivelando, di fatto, un importante vuoto legislativo.
Una situazione analoga di carenza legislativa colpisce, in maniera significativa, i neo–genitori. Talvolta, la presenza ancora ben radicata di stereotipi arcaici che vorrebbero la madre come unica responsabile dell’educazione dei figli, relegando il padre a “figura accessoria”, si traduce in congedi lavorativi brevissimi, se non inesistenti, che impediscono al neo-genitore di affiancare il partner nella gestione del neonato nel corso dei primi giorni di vita, perdendo momenti familiari importanti.
Analizziamo i diversi scenari insieme a Matteo Bilancioni, CEO e Founder di Ciaodino, digital agency fondata nel 2018, che introdurrà, a partire da giugno, il congedo mestruale e che ha già prolungato significativamente il congedo parentale anche per il genitore non partoriente.
Che cos’è il congedo mestruale?
Il congedo mestruale riguarda la possibilità di assentarsi dal lavoro per alcuni giorni al mese durante il ciclo mestruale e, come riporta Randstad, si tratta di una misura che tiene conto dei disagi fisici ed emotivi che molte persone sperimentano a causa della dismenorrea.
Come’ la situazione in Italia in merito?
In Italia non esiste una legge che regoli il congedo mestruale, lasciando il dibattito ancora aperto. Alla luce di questo panorama, Ciaodino ha deciso di implementare politiche di welfare che consentono di richiedere, a partire da giugno, permessi pari a 8 ore al mese, retribuiti, nei giorni del ciclo mestruale. Si tratta di un passo verso una maggior considerazione della persona e verso la costruzione di un ambiente lavorativo realmente equo, compiuto in un momento storico in cui le grandi aziende ritirano fondi da politiche di diversity e inclusione.
E invece per quanto riguarda il congedo di paternità, in Italia com’è la situazione?
Il congedo di paternità in Italia è ancora tra i peggiori in Europa, con soli dieci giorni da poter utilizzare nei primi cinque mesi dopo la nascita del figlio, e la nuova Legge di Bilancio, adottata recentemente non prevede modifiche significative in questo senso, anzi.
Quali sono gli obiettivi che Ciadino si prefigge in merito?
Il piano di welfare aziendale scelto da Ciaodino offre congedi retribuiti e maggiori aiuti per i padri, al fine digarantire maggiore equità e superare l’antica scelta tra carriera e famiglia. Nello specifico Ciaodino consente a ogni padre o genitore intenzionale, a partire dalla data di comunicazione della gravidanza all’azienda e fino alla data del parto, permessi individuali retribuiti per l’effettuazione di visite mediche prenatali, accertamenti clinici e visite mediche specialistiche. Inoltre, ad ogni lavoratore padre, madre non partoriente o genitore intenzionale, Ciaodino concede 8 settimane di congedo facoltativo, durante il quale verrà corrisposto il 100% della retribuzione e che potrà essere richiesto e fruito entro il quinto mese di vita del bambino. Non solo, qualora un genitore decida di usufruire del congedo parentale facoltativo, l’agenzia integra quanto viene erogato dall’INPS. Nello specifico, per i mesi successivi al terzo, quando l’indennità di congedo parentale da parte dell’INPS passa dal’80% al 30%, Ciaodino aggiunge/integra il 40%, così che il dipendente percepisca in ogni caso il 70% dello stipendio, fino a 12 mesi dall’ingresso in famiglia del bambino.
E di che altro dovrebbero beneficiare i genitori?
I genitori possono beneficiare anche di due ore di permesso giornaliero retribuito, che si aggiungono alla riduzione orario, il cosiddetto allattamento. Infine fino ai 36 mesi del bambino, i genitori potranno usufruire di permessi retribuiti extra, per un massimo di tre ore al mese, in caso di malattia del figlio o di altre esigenze personali e familiari.