La Trappola invisibile: come riconoscere e combattere la Violenza Economica in famiglia



Non lascia lividi, ma crea debiti e dipendenza. La violenza economica è l’arma più subdola usata nelle separazioni, spesso per impedire alle vittime, in gran parte donne, di chiedere giustizia.

Fortunatamente, il diritto di famiglia sta affilando le sue armi nella lotta contro la violenza, dal “Codice Rosso” al risarcimento dei danni.


Quando pensiamo alla violenza domestica, immaginiamo subito la violenza fisica. Ma la violenza economica è una forma di abuso altrettanto devastante, perché attacca la radice stessa della libertà: l’autonomia finanziaria.

Come dimostrato dalle recenti monografie di diritto di famiglia, questo tipo di abuso si manifesta come un sistema di controllo messo in atto dal partner economicamente dominante per creare o mantenere la dipendenza assoluta dell’altro. La vera crudeltà è che tale dipendenza diventa il principale ostacolo per la vittima quando decide di lasciare la relazione. Il pensiero è semplice e paralizzante: “Se lo denuncio o mi separo, come potrò mantenere me stessa e i miei figli?”

Le tattiche sono spesso mascherate da “decisioni finanziarie” legittime, ma sono in realtà atti di vessazione:

Costringe il partner a rendere conto di ogni singola spesa, anche minima, impedendo l’accesso ai conti bancari comuni o individuali.

Impedisce di studiare o di lavorare, spesso con la scusa di “dedicarsi alla famiglia”, ma in realtà per annullare ogni possibilità di guadagno autonomo.

Non versa (o versa in ritardo e parzialmente) l’assegno di mantenimento stabilito dal giudice, trasformando un obbligo legale in un ricatto costante.

Durante la separazione, nasconde beni, trasferisce soldi all’estero o simula licenziamenti per apparire nullatenente e pagare meno o nulla.

Per anni, l’inadempimento economico è stato trattato solo come un illecito civile. Oggi la Giurisprudenza riconosce la sua vera natura: una forma di violenza.

Il baluardo principale è l’Art. 572 del Codice Penale, il reato di Maltrattamenti. I giudici hanno stabilito che imporre al partner un “regime di vita vessatorio e degradante” attraverso la sistematica privazione dei mezzi economici è sufficiente a integrare questo grave reato, equiparando l’abuso finanziario alla violenza fisica o psicologica. Non è necessario che l’inadempimento sia totale, ma che sia continuativo e finalizzato alla prevaricazione.

La recente Riforma Cartabia e gli strumenti civili offrono alle vittime difese immediate per ottenere il denaro dovuto:

Il giudice non solo può ordinare l’allontanamento del coniuge violento, ma anche imporre l’obbligo immediato di versare un assegno per le necessità vitali, garantendo alla vittima una boccata d’ossigeno.

La vittima può chiedere che l’importo dovuto venga versato direttamente dal datore di lavoro o dall’ente pensionistico del partner abusante.

Se l’abuso è grave e ha leso la dignità e la salute della vittima (ad esempio, causando ansia o depressione), è possibile ottenere il risarcimento del danno non patrimoniale, punendo l’abusante oltre il mero debito.

Come può la vittima difendersi e avviare il suo percorso di libertà?

Documentare, documentare, documentare:

L’aspetto più difficile è raccogliere prove. È fondamentale conservare tutti gli estratti conto, le email o i messaggi che dimostrano il diniego dei mezzi, le prove del sabotaggio lavorativo, e qualsiasi documento che attesti l’occultamento di beni.

Cercare Aiuto Specializzato:
È cruciale rivolgersi ad Avvocati specializzati in diritto di famiglia, che sappiano attivare la tutela incrociata (civile e penale). I Centri Antiviolenza e i Servizi Sociali offrono inoltre un sostegno fondamentale non solo legale, ma anche pratico.

Esiste uno strumento specifico, il Reddito di Libertà, un contributo economico mensile destinato alle donne che hanno intrapreso un percorso di autonomia dopo essere uscite da situazioni di violenza, fornendo un aiuto concreto per l’alloggio e l’inserimento lavorativo.

La piena autonomia economica non è solo un diritto, ma il presupposto fondamentale per esercitare qualsiasi altra libertà. Riconoscere la violenza economica è il primo passo per spezzare questa catena invisibile.