Il Presidente francese annuncia nuovi progressi sulle garanzie di sicurezza. L’obiettivo è definire i contributi concreti dei 35 Paesi della coalizione per blindare un futuro cessate il fuoco.
Il cammino verso una “pace giusta e duratura” in Ucraina passa per la capitale francese. Il Presidente Emmanuel Macron ha annunciato che all’inizio di gennaio 2026 ospiterà a Parigi un nuovo vertice della “Coalizione dei Volenterosi”. L’incontro si preannuncia decisivo per trasformare le dichiarazioni d’intento in impegni operativi e militari pronti a scattare non appena le armi taceranno.
Un’architettura di sicurezza in tre linee
Secondo quanto trapelato dall’Eliseo, il piano su cui i leader stanno lavorando si basa su un sistema di protezione a tre livelli, volto a rendere l’Ucraina un “porcospino d’acciaio” inattaccabile in futuro:
Forniture costanti e a lungo termine di armamenti avanzati.
L’invio di forze di “rassicurazione” sul terreno (non per il combattimento attivo, ma come deterrente) da parte dei Paesi della coalizione.
Una garanzia politica e militare guidata dagli Stati Uniti, descritta come una formula molto vicina all’Articolo 5 della NATO, per scoraggiare definitivamente ulteriori aggressioni del Cremlino.
Il ruolo di Trump e l’asse europeo
L’annuncio di Macron segue un’intensa attività diplomatica che ha coinvolto il Segretario Generale della NATO, Mark Rutte, e soprattutto il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Nonostante lo scetticismo iniziale, Macron si è detto fiducioso sul coinvolgimento americano, sottolineando che i progressi fatti sulle garanzie di sicurezza sono “fondamentali” per convincere Kiev ad accettare un tavolo negoziale senza il timore di nuovi tradimenti russi.
Tuttavia, il fronte europeo non è privo di sfumature. Se la Francia e il Regno Unito (co-presieduti dal premier Keir Starmer) spingono per un ruolo attivo, altri partner come l’Italia hanno già chiarito i propri limiti.
La premier Giorgia Meloni ha ribadito che, pur sostenendo fermamente le garanzie di sicurezza, l’Italia non prevede l’invio di soldati sul territorio ucraino, preferendo concentrarsi su supporto tecnico e monitoraggio esterno.
Per il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, presente virtualmente ai colloqui, queste garanzie devono essere “giuridicamente vincolanti” per differenziarsi dai fallimentari accordi del passato, come il Memorandum di Budapest.
“Stiamo facendo progressi sulle garanzie di sicurezza che saranno fondamentali per costruire una pace giusta e duratura”, ha scritto Macron su X. “A gennaio definiremo i contributi concreti di ciascun Paese”.
Il vertice di Parigi rappresenterà quindi il test definitivo per la coesione dell’Occidente: passare dalle parole ai fatti, definendo chi, come e con quali mezzi proteggerà l’Ucraina nel “giorno dopo”.
