Con l’ultimo aggiornamento da parte del Ministero della Salute risalente al 13 dicembre, dove si vede la classificazione delle regioni e delle province autonome (che avviene attraverso Decreti legge od Ordinanze del Ministro della Salute, in base ai dati e alle indicazioni della Cabina di regia), sembra che si possa sperare nella maggior parte delle regioni fra il bianco e il giallo per le feste natalizie; speranza però legata a un filo dato che, secondo l’ultimo monitoraggio settimanale Covid-19, report 29 novembre – 5 dicembre 2021, disponibile sul sito del Ministero della Salute:
“Cresce l’incidenza, 176 casi ogni centomila abitanti. Rt stabile a 1,18. Il tasso di occupazione dei posti in area medica e in terapia intensiva è rispettivamente 10,6% e 8,5%. La variante delta è ancora la predominante nel nostro Paese, mentre sono stati segnalati 26 casi con variante omicron. Occorre continuare a mantenere comportamenti prudenti e accelerare la campagna vaccinale con la dose di richiamo.”
Questo bollettino inoltre mostra che l’aumento generalizzato del numero di nuovi casi d’infezione si riferisce in particolare alle persone sotto i 20 anni, ma anche a quelle nella fascia di età 30-49 anni. L’andamento del covid non si prospetta affatto positivo, anche se sempre più persone si vaccinano, molti hanno prenotato o già effettuato la terza dose e il vaccino è disponibile anche per i più piccoli. La curva pandemica continua inesorabilmente a salire perché il picco dei contagi non è ancora stato raggiunto.
I colori attuali delle regioni
Per adesso sono ancora vestite di bianco: Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, PA Trento, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle Aosta, Veneto. Invece sono in giallo: Calabria, Friuli Venezia Giulia, PA Bolzano. Ancora nessuna regione ha acceso il semaforo arancione e rosso. Sembrano prossimi a passare al giallo: Veneto, Marche ed Emilia Romagna, con dati in costante crescita. Il passaggio dalla zona bianca a quella gialla avviene sulla base di tre parametri: l’incidenza settimanale di nuovi positivi deve superare i 50 casi ogni centomila abitanti, il tasso di occupazione in area medica deve essere oltre il 15%, il tasso di occupazione in terapia intensiva deve essere oltre il 10%). La differenza più grande fra zona bianca e gialla è che nella zona gialla è obbligatorio usare la mascherina anche all’aperto.
Emilia Romagna, Veneto e Marche
L’occupazione ospedaliera nelle tre regioni è quella che le fa avvicinare sempre di più alla soglia di rischio. Mentre una settimana fa le terapie intensive e reparti covid dell’Emilia Romagna erano all’8%, secondo i dati di Agenas (agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) entrambe sono attualmente al 10% dell’occupazione, invece l’incidenza è a 218.22 casi ogni centomila abitanti (contro il 193.02 del monitoraggio scorso) e con un andamento che porta l’incidenza registrata nei giorni 3-9 dicembre a 241 casi.
In Veneto rimangono invariate le terapie intensive, ancora sopra il limite al 12%, i reparti non critici sono passati dal 9% salendo fino a 13%, mantenendo solo due punti percentuale di margine prima di pensare alla cambio di colore. L’incidenza supera quota 300: 350.4 (rispetto a 285.75 la settimana prima), con un picco di 365,5 nei giorni 3-9 dicembre. Dato quest’ultimo tra i più alti di tutta la nazione.
Le Marche hanno un’incidenza più bassa, ma sempre sopra i 50 casi: 175.04 (168.64 nel monitoraggio precedente) e con un valore in tempo reale (dal 3 al 9 dicembre) di 174, la grande pecca è l’occupazione ospedaliera: le terapie intensive sono salite dal 10% al 13% nel giro di una settimana, i reparti non critici dal 10 all’11%.