Caccia alla convergenza. È cominciata dunque la maratona per l’elezione del tredicesimo Presidente della Repubblica italiana. Il Partito democratico aveva già fatto sapere che oggi avrebbe votato scheda bianca in segno di apertura verso un nome condiviso. Dopotutto è un fatto inviolabile che l’elezione non giungerà al primo tentativo.
Matteo Salvini, leader della Lega, e senza dubbio autorevole rappresentante del centrodestra, aveva fatto sapere che avrebbe avanzato alcuni nomi congeniali alla coalizione di cui fa parte, ma questi nomi sembrano non venire fuori.
Mentre si vota appare evidente che l’andirivieni più rilevante avviene fuori dal parlamento, nei locali in cui i capi di partito si incontrano, o incontrano l’attuale Presidente del Consiglio, poiché come sempre avviene le figure istituzionali di rilievo vengono elette attraverso gli accordi tra le organizzazioni.
E giacché è noto che Matteo Salvini e Mario Draghi si sono incontrati, e che anche Enrico Letta ha incontrato il leader leghista, a guardare da fuori si potrebbe sospettare che si stia convergendo verso l’attuale premier oppure verso una figura largamente rappresentativa dell’attuale maggioranza di governo. Il comunicato congiunto PD-Lega, uscito nel tardo pomeriggio, lascerebbe intravedere una soluzione dentro questi termini.
Intorno alle 17.45 filtra anche l’indiscrezione secondo cui un incontro tra Conte e Salvini si sia risolto con un’intesa di punti di vista.
Con Draghi al Colle, servirà un nuovo premier
Potrebbe essere proprio nell’avvicendamento alla Presidenza del Consiglio l’oggetto dei tanti confronti in corso. Come appare ovvio, spostare Draghi significherebbe intervenire su entrambi i vertici apicali del sistema istituzionale. Va da sé che allora andrebbe ricercato un profilo conciliante per la carica che rimarrebbe scoperta, e intorno a questa personalità andrebbe trovato un equilibrio soddisfacente le parti.
Da Amato a Riccardi soltanto outsider?
Andrea Riccardi, settantaduenne presidente della Comunità di Sant’Egidio, era stato dato come possibile candidato iniziale del PD. L’ipotesi ha ricevuto subito la bocciatura dell’avversario Matteo Renzi ed è stata bruciata come era ovvio che accadesse.
Maria Elisabetta Alberti Casellati, Presidente del Senato della Repubblica, aderente a Forza Italia dalla fondazione, non sarebbe in ogni caso una figura super partes. Giuliano Amato, due volte presidente del Consiglio, ministro del Tesoro, c’è molto altro nel suo curriculum. Il suo nome è già venuto fuori in passato. Tornerà.
Pier Ferdinando Casini, ex Presidente della Camera, lunghissima esperienza nel centrodestra, ed eletto nel PD alle ultime elezioni politiche, è una di quelle figure capaci trovare convergenze. Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica in carica. La rielezione di Giorgio Napolitano insegna a non escludere tale ipotesi.