C’era una volta il Capitano. Quello che con un post o una diretta su Facebook sbancava, facendo registrare numeri record. E costruendo un vasto consenso a suon di condivisioni. Il vento, però, è cambiato. Così oggi Matteo Salvini vede sgretolarsi il castello social con una serie di sberleffi alle sue figuracce, dilapidando un prezioso capitale di consenso. Il declino è in parte anche economico, visto quello che ha speso: poco meno di 500mila euro dall’aprile del 2019, in conto alla Lega.
Salvini è in difficoltà: la sua amicizia con Putin è un problema e per occultarla sta cercando di accreditarsi come pacifista. Aveva già rimediato una magra figura, quando aveva detto che sarebbe andato in Ucraina a organizzare non meglio precisati “corridoi umanitari” e che ne aveva parlato con Caritas e Sant’Egidio. Contattati da Radio Popolare, Caritas e Sant’Egidio avevano nettamente smentito. Poi qualcuno deve avergli spiegato che in Ucraina i soldati dell’amico Putin sparano e uccidono e quindi ha ripiegato sulla Polonia.
Sono lontani i tempi in cui il capo della Lega collezionava addirittura 242.000 interazioni e commenti sui social. Era esattamente il 2018, nel pieno della tensioni create attorno alle navi dei migranti bloccate nei porti. E chi non ricorda come le sue dirette andavano velocemente sopra i 10mila utenti collegati in contemporanea. Dati eccezionali, ottenuti sotto l’egida del suo stratega di comunicazione, Luca Morisi, dimessosi dopo l’inchiesta, poi archiviata, che lo ha riguardato.
Dopo la figuraccia mondiale in Polonia, il leader del Carroccio non si è più ripreso. Un episodio che ha avuto un’eco mediatica non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Il riferimento, ovviamente, è a quanto avvenuto mercoledì 9 marzo tra il leader del Carroccio e il sindaco della città polacca di Przemyśl, al confine con l’Ucraina. Il primo cittadino aveva, infatti, consegnato al segretario della Lega quella famosa maglietta con l’immagine di Putin, indossata da Salvini solo qualche anno prima al Parlamento Europeo nell’Aula di Strasburgo – e anche durante le sue visite in Russia.
Tutto ciò sta facendo pagare un prezzo alto alla Lega. Secondo l’ultima rilevazione fatta da SWG per il Tg di La7, la Lega ha perso lo 0,8% nelle intenzioni di voto degli italiani, scendendo al 16,2%. Giorgetti, Zaia e Fedriga non detronizzano Salvini con un congresso per paura di peggiorare la situazione a un anno dalle elezioni politiche.
Quello che non tutti sanno è che all’imbarazzante siparietto andato in scena in Polonia, è seguita la reazione di aziende che non vogliono essere associate a Salvini e alle sue imprese. È il caso di Audi, casa automobilistica il cui logo compariva sul giubbotto del politico italiano. Anche Colmar, altro brand di cui Salvini ha usato il logo, si è dissociata dal leader della Lega, precisando che non era intenzione dell’azienda quella di sponsorizzare la trasferta di Salvini.
E’ un risveglio brusco ed amaro quello dei filo-russi d’Italia. In particolar modo per il leader del Carroccio, che nel 2015, indossando una t-shirt con stampata la faccia del presidente russo, twittava “Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin”. E’ duro vedere l’amico russo stracciare il diritto internazionale ed invadere l’Ucraina con carri armati e truppe d’assalto. Tutto ciò ribalta di colpo antiche certezze.
Il delicato contesto internazionale nel quale Salvini è obbligato a muoversi non lo aiuta a superare lo stato di confusione mentale già evidente ai tempi del Papeete.