La situazione drammatica in Ucraina viene usata per “ripulire” il Paese dagli oppositori, violando la Costituzione e qualsiasi aspetto giuridico. Come avviene in Russia.
Il 20 marzo il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha bandito tutti i partiti politici di sinistra e di opposizione. Il giorno prima, uno dei giornalisti più noti e popolari in Ucraina è stato arrestato dai Servizi segreti ucraini. Almeno una cinquantina di persone, tra militanti di sinistra e chi ha criticato il governo, sono spariti dall’inizio della guerra. Il Paese vuole eliminare ogni traccia dell’ideologia comunista nel paese. Nel frattempo, il nazista Denys Prokopenko, accusato di torture e crimini di guerra, attuale comandante del Battaglione Azov, è stato proclamato “Eroe dell’Ucraina” da Zelensky.
L’arresto del giornalista Yuriy Tkachev
Yuriy Tkachev, uno dei giornalisti più noti e popolari in Ucraina, caporedattore della rivista online Timer di Odessa, è stato arrestato dai Servizi Segreti Ucraini, l’SBU, il 19 marzo. Tkachev ha sempre criticato le scelte dei governi nati dopo la svolta europeista, accusandoli di aver usato forze neonaziste nella rivolta di piazza Maidan e nel massacro di Odessa del 2 maggio 2014. Tkachev è stato arrestato alle 7 del mattino, quando agenti dei Servizi segreti ucraini sono entrati a casa sua. A darne notizia è stata l’attivista per i diritti umani Oksana Chelysheva dal suo profilo Facebook, dopo aver parlato con la moglie del giornalista, presente in casa al momento dell’irruzione. Tkachev non ha opposto nessuna resistenza, ma è stato comunque buttato a terra e tenuto a faccia in giù. La moglie è stata invitata ad uscire dall’appartamento, ma dalla porta d’ingresso ha visto un agente fermarsi nel bagno. Ne è uscito dopo qualche minuto con una granata e una bomba a mano, dicendo di averle trovate nel cestino della biancheria, e che erano di proprietà di Tkachev. La SBU ha quindi arrestato il giornalista e sequestrato i computer e il telefono. È ora in un carcere di detenzione temporanea, dove dovrà rimanere un mese o pagare una cauzione spropositata di oltre 38 mila euro, dice l’attivista Oksana Chelysheva, ma si è detto pronto a difendere la sua innocenza.
Banditi i partiti di opposizione
Il 20 marzo, violando la Costituzione Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky ha bandito tutti i partiti politici di sinistra e di opposizione, ben undici, fino a quando sarà in vigore la legge marziale, ma è difficile che queste sanzioni vengano rimosse alla fine della guerra. Il motivo ufficiale della messa a bando è di avere “contatti con la Federazione Russa”. Si tratta per lo più di piccoli partiti, come i partiti socialista e socialista progressista, che hanno avuto un ruolo importante nella politica ucraina negli anni tra il 90 e i 2000, ma ormai sono completamente emarginati. Tra loro, però, spicca la Oppozitsion naya platform azazhizñ, Piattaforma di opposizione per la vita, che nelle elezioni del 2019 ha ottenuto 44 seggi nel parlamento ucraino, composto da 450 seggi. Un anno fa l’Ucraina aveva già sanzionato il suo leader Viktor Medvedchuk, un amico personale di Putin, subito dopo che i sondaggi avevano iniziato a mostrare che la Piattaforma di opposizione per la vita avrebbe potuto superare il partito Servitore del popolo di Zelensky in future elezioni. Ora, Medvedchuk è sfuggito agli arresti domiciliari e si sta nascondendo dalle autorità ucraine, mentre il suo partito lo ha rimosso dalla leadership, ha condannato l’invasione della Russia e ha chiamato i suoi militanti a unirsi alle forze in difesa dell’Ucraina. Da segnalare anche la sospensione del Partito Shariy, fondato da uno dei blogger politici più popolari dell’Ucraina, Anatoly Shariy, che ora è impegnato in attività umanitarie. È dal 2015 che l’Ucraina ha approvato una legge sulle “decomunistazione”, per togliere ogni traccia dei simboli comunisti nel Paese. Tutto ciò non rafforza l’Ucraina nella sua battaglia. Anzi, queste scelte possono indebolire il Paese e creare seri conflitti interni.
La sparizione degli attivisti
Come riferisce Oleg Yasinsky, giornalista indipendente di origine ucraina che vive in Cile, il 3 marzo a Dnepr sono stati arrestati 13 oppositori politici. Tra loro, Aleksandr Matiushenko, militante dell’organizzazione di sinistra Livytsia, arrestato da SBU con l’aiuto del Battaglione Azov. È stato accusato di “partecipazione alla guerra aggressiva” ma, poiché i tribunali non funzionano a causa della guerra, il procuratore ha deciso di trattenerlo per trenta giorni senza processo. Alcuni avvocati si sono rifiutati di difenderlo, per non rischiare di essere accusati a loro volta. Altri hanno chiesto un onorario di 3.000 dollari, una somma troppo alta per l’Ucraina di oggi. Il 4 marzo, sempre a Dnepr, sono state arrestate 14 persone, il giorno dopo altre 11. A Kiev, gli arresti sono iniziati ancora prima. Il 27 febbraio, dopo tre giorni di guerra, sono spariti i fratelli Mikhail e Aleksandr Kononovich, leader della Gioventù Comunista Ucraina, di origine bielorussa. Non si sa ancora dove siano e di cosa siano accusati, né hanno avuto la possibilità di parlare con i famigliari. Non si hanno più notizie di numerosi altri oppositori politici, di chi ha criticato il governo, ma anche di rappresentanti della Chiesa che hanno lottato per la pace in questi anni. A Krivoi Rog, nel Sud del Paese, l’esercito ucraino ha arrestato Yuri Bobchenko, presidente dell’Unione dei minatori e dei lavoratori siderurgici dell’Ucraina, della società Arcelor Krivoi Rog. A Lutsk, una delle città più antiche del Paese, nel nord ovest, la SBU ha arrestato Oleg Smetanin, violinista della Filarmonica di Volyn, accusandolo di fornire informazioni alla Russia. Il 10 marzo, Dmitry Skvortsov, attivista per la pace della Chiesa ortodossa ucraina, è stato arrestato a Kiev, così come il poeta settantenne Yan Taksiur, che ha denunciato la persecuzione politica della Chiesa ortodossa ucraina da parte del governo sul suo canale Youtube. Qualche giorno prima, sempre a Kiev, sono stati arrestati il giornalista Dmitry Dzhanguirov, membro del partito “Novyi Sotcialism” (“Nuovo socialismo”), Vasily Volga, ex leader dell’Unione delle forze di sinistra, il giornalista Yury Dudkiny e lo scrittore Aleksandr Karevin, che ha scritto sulla sua pagina Facebook: “L’SBU è arrivato”. Sono stati molti ad avvisare, tramite Facebook o i propri canali Telegram, dell’arrivo dei Servizi segreti, dicendo addio alle persone che leggevano. Non si sa dove si trovino ora queste persone, né di cosa siano accusate.
Il nazista Denys Prokopenko nominato “Eroe dell’Ucraina”
Il Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha premiato l’attuale comandante del Battaglione Azov, Denys Prokopenko, accusato di torture e crimini di guerra per la guerra in Donbass, iniziata dall’Ucraina nel 2014. Prokopenko ha ricevuto l’onorificenza di “Eroe dell’Ucraina”. Tra lui e Zelensky, che è ebreo, non correva buon sangue. Appena eletto, infatti, Zelensky aveva premiato Prokopenko con una onorificenza per i fatti di piazza Maidan, quando vennero uccisi oltre cento ucraini contrari alla svolta europeista. Prokopenko, in quell’occasione, si era rifiutato di fargli il saluto militare, in un gesto che puzzava di antisemitismo, giustificato con il fatto che era un civile. Lo sdoganamento del nazismo prosegue anche al di fuori dell’Europa, visto che Prokopenko è stato intervistato dalla Cnn per gli aggiornamenti sul conflitto a Mariupol. Il primo comandante del Battaglione Azov, Andriy Biletsky, invece, è stato membro del parlamento ucraino dal 2014 al 2019. Leader del partito politico Corpo Nazionale, è cofondatore del movimento Assemblea Social-nazionale (SNA), il cui solo nome dovrebbe far venire la nausea in Europa. Eppure, numerosi neonazisti dell vecchio continente si stanno unendo al Battaglione Azov, come racconta il Washington Post:
“la forza che li spinge verso il conflitto è una visione condivisa di uno stato etnico ultranazionalista. Vedono l’Ucraina come un’opportunità d’oro per perseguire questo obiettivo e trasformarla in un modello da esportare in tutto il mondo”.
Sono questi i valori democratici dell’Europa che l’Ucraina starebbe difendendo? La popolazione ucraina, stressata e affamata, sfoga la sua rabbia sui ladri o presunti tali, sia uomini che donne. Numerosi i video e le foto che dimostrano come, in diverse parti del Paese, i ladri vengano legati a dei pali con i pantaloni abbassati. Accanto a loro vengono lasciati dei bastoni con cui la gente onesta può sfogarsi, picchiandoli e umiliandoli. Sono immagini che fanno venire i brividi e che ledono qualsiasi diritto umano.
I media italiani, nel frattempo, continuano a fomentare la guerra e a rendere onore all’Ucraina, minimizzando questi episodi, così come la repressione dei partiti politici. Degli arresti e delle sparizioni, invece, non si parla quasi per niente. Sarà perché alcuni editori dei media hanno anche interessi nella vendita di armamenti? John Elkann è il presidente del Gruppo Gedi, proprietario di 12 quotidiani, 8 periodici, 4 emittenti radiofoniche e 23 testate digitali, tra cui La Repubblica, La Stampa e Il Secolo XIX, tra i principali quotidiani del nostro Paese. Lo stesso Elkann, tramite altre società, possiede la Cnh, che ha partecipazioni nel Consorzio Iveco Oto Mellara (Cio), capofila dell’industria nazionale degli armamenti terrestri assieme a Leonardo. Ha, dunque, numerosi interessi affinché la guerra vada avanti, nonostante la situazione possa sfuggire di mano e scoppiare in un conflitto nucleare. Ancora una volta si nota come gli attori in campo in questa guerra, usino gli stessi identici mezzi per trarre vantaggio. I valori democratici dell’Europa non vengono distrutti solo dalla Russia, ma dall’Europa stessa che è marcia al suo interno.