Tempo di raccolti agricoli, ma mancano i braccianti

Nel nostro paese succede anche questo, c’è un problema serio di manodopera. Le considerazioni del mondo delle organizzazioni agricole.

Braccianti in fuga: gli italiani – 650 mila su poco più di un milione – sono mediamente anziani e vengono sostituiti progressivamente dagli stranieri

Ma gli immigrati, da un po’ di tempo, preferiscono prestare servizio in altre mete, andando soprattutto dove si guadagna di più o utilizzando l’impiego nei campi come entry level nel mondo del lavoro, prima di passare all’edilizia o alla ristorazione, settori decisamente più remunerativi.

Le opinioni delle organizzazioni di settore sono concordi

Davide Vernocchi, coordinatore del settore Ortofrutta di Alleanza Cooperative italiane, sigla presente soprattutto nella ricca agricoltura padana, ha spiegato che la situazione è ormai drammatica. Registriamo una carenza strutturale della manodopera che preoccupa, con un deficit stimato da Coldiretti in almeno 100 mila stagionali. “L’impossibilità di reperire lavoratori quando ci sono le raccolte di frutta e ortaggi, concentrate in estate, è un problema che si sta facendo sentire quest’anno in maniera drammatica”, ha affermato Vernocchi alla testata Avvenire. Eh sì che il periodo non è dei più semplici, tra Covid – 19, rincaro energetico ed aumento esponenziale dei trasporti e dei costi di produzione, con l’inflazione che impoverisce i mercati ed un conflitto sul fronte orientale che di certo non aiuta.

Braccianti, le ragioni della carenza

Nei due anni di pandemia le gelate hanno compromesso la produzione, con raccolti in calo del 30-40%, mentre quella del 2022 è una buona annata. Almeno sulla carta. “Abbiamo avuto gravi difficoltà con le raccolte di fragole e ciliegie. Molte aziende non sono riuscite a farle e le hanno fatte male, con braccianti improvvisati e impreparati. I lavoratori si sono spostati verso il Nord Europa. Olanda e Belgio hanno retribuzioni più elevate a parità di costo del lavoro perché la contribuzione oraria è più bassa”, le parole di precisazione del Vernocchi.

Lavoro nei campi, cosa e come è cambiato nel corso degli ultimi tempi

Lo scenario sul settore è oggi profondamente cambiato. Lavorare nei campi dunque viene visto come un’occupazione da cui fuggire: “Agli inizi degli anni Novanta, quando ho iniziato, avevo solo lavoratori italiani – racconta ancora Vernocchi, che è anche un imprenditore agricolo emiliano romagnolo – soprattutto donne braccianti, studenti e pensionati. Poi queste figure sono sparite e sono arrivati prima i polacchi, poi i rumeni e i moldavi, con una breve parentesi degli albanesi. Ora gli unici che arrivano qui sono i nord africani. Gli studenti facevano l’estate nelle campagne per comprarsi il motorino. Ora è vietato assumere minorenni, e comunque lavorare in estate, il sabato e la domenica, è considerato una fatica enorme. Le cooperative non trovano personale anche se si sono organizzate per offrire alloggi dignitosi sul territorio”.

Braccianti, le possibili soluzioni

Per Vernocchi il nodo cruciale è certamente la revisione del sistema contributivo, per rendere l’Italia più competitiva. Ad influire c’ha pensato anche il reddito di cittadinanza, mentre, secondo Confcooperative, il voucher agricolo va perfezionato per evitare eccessive rigidità. I raccolti nazionali sono in pericolo, rischiano di rimanere sugli alberi o per terra con conseguente aumento dei prezzi di mercato delle commodities. Un altro elemento di riflessione per il governo nazionale, alle prese con passaggi ed una crisi davvero epocali.

(fonte Avvenire)

 

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