Una fine annunciata. Perché Calenda ha abbandonato la coalizione di centrosinistra

Il leader di azione è un sostenitore dell’agenda Draghi, a differenza di Bonelli e Fratoianni che la contestano. Calenda poi è favorevole ai rigassificatori, contrariamente ai due leader di sinistra

A pesare anche la stipula da parte di Letta di due accordi separati piuttosto che la ricerca di un accordo comune tra tutti i partiti

L’alleanza tra Azione e Il PD ha avuto vita breve. Non è durato neanche una settimana il patto siglato tra i due leader Letta e Calenda. A dividere i due è stato l’accordo che il segretario del Partito Democratico ha sottoscritto con Europa Verde e Sinistra Italiana. Due partiti con un programma molto diverso da quello di Azione su temi come l’energia e il lavoro.

L’abbandono dell’alleanza da parte di Calenda era prevedibile. Il leader di Azione aveva affermato di non essere disposto a stare in una lista con Europa Verde e Sinistra Italiana. Il 22 luglio, prima di siglare il patto con il Pd aveva dichiarato a Repubblica: “Se nella coalizione ci sono anche persone come Nicola Fratoianni o come Angelo Bonelli che hanno marciato contro il rigassificatore di Piombino di che parliamo?”.

E in un altro passo dell’intervista aveva aggiunto che: “Per carità, se si liberano di certe frattaglie di sinistra, se dicono sì a rigassificatori e termovalorizzatori… ma la vedo dura”. Alla luce di queste parole non appare certo una sorpresa la decisione di Calenda di abbandonare la coalizione.

Il leader di Azione poi ha sempre ribadito la sua fedeltà all’agenda Draghi, e di non essere disposto ad allearsi con due partiti che non la condividevano. Anche l’accordo con il Pd era basato sul rispetto dei principi che hanno guidato l’azione del governo presieduto dall’ex presidente della BCE: “Le parti condividono e si riconoscono nel metodo e nell’azione del governo guidato da Mario Draghi. I partiti che hanno causato la sua caduta una grave responsabilità dinanzi al paese e all’Europa”. Recita un passo dell’accordo elettorale sottoscritto da PD e + Europa/Azione. Poche righe che rendevano difficile, ma non precludevano, un accordo anche con Europa Verde e Sinistra Italiana, che erano all’opposizione del governo Draghi.

Le ragioni di Letta

L’alleanza con i partito centristi da sola, secondo i sondaggi, non sarebbe bastata per poter cercare di avvicinare il centrosinistra al centrodestra e superarlo. Lasciare Europa Verde e Sinistra Italiana avrebbe anche potuto giovare ai due partiti di sinistra, perché non avrebbero avuto il problema di giustificare l’alleanza con i partiti favorevoli ai termovalorizzatori e alla revisione del reddito di cittadinanza. Inoltre le due formazioni avrebbero potuto allearsi con il Movimento 5 Stelle e formare un terzo polo progressista in competizione con il centrosinistra. Per il PD quindi era meglio cercare un’intesa con Europa Verde e Sinistra Italiana che dover contendere i voti ai due partiti. L’ accordo però che ha determinato l’uscita di scena di un altro alleato.

L’errore del segretario del PD

L’abbandono di Calenda ha ragioni anche di metodo: Letta ha siglato due accordi separati. Provare invece a mettere tutti davanti a un tavolo e cercare un patto che potesse portare a un programma comune sarebbe stato più efficace. Trovare un compromesso sui temi divisivi sarebbe stato complesso. Ma tentarlo incontrandosi dal vivo con un mediatore avrebbe potuto portare un risultato migliore di quello ottenuto dal segretario del Pd, che non è riuscito a far parlare tra di loro i leader di +Europa, Azione, Europa Verde e Sinistra Italiana e a fare da mediatore.

Marco Orlando

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