sabato25 Marzo 2023
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Quanta confusione sotto i cieli della politica

Quella che doveva essere una passeggiata che, alla luce della vittoria elettorale del centrodestra, si doveva concludere con il primo...

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Quella che doveva essere una passeggiata che, alla luce della vittoria elettorale del centrodestra, si doveva concludere con il primo governo italiano guidato da una donna – Giorgia Meloni -, si sta terribilmente complicando. L’evidenza è che i buoni propositi (un governo forte e di alto profilo, per la competenza e l’autorevolezza dei suoi ministri) stanno trovando ostacoli inattesi, e non certo da parte di una opposizione che è frammentata e incapace dimettere insieme una azione comune contro la maggioranza. Giorgia Meloni, nel momento in cui il voto ha indicato in Fratelli d’Italia il partito di maggioranza relativa – staccando nettamente gli altri -,  ha detto chiaramente che la delicatezza del momento che vive il Paese imponeva il varo in tempi brevissimi di un esecutivo capace di rispondere alla crisi.
Una frase non certo di circostanza perché l’evidenza dei problemi del Paese è sotto gli occhi di tutti, come l’urgenza che si adottino da subito misure che allentino la pressione sulle famiglie e sulle imprese dell’inflazione e dell’aumento incontrollato delle bollette energetiche. Ma l’appello di Giorgia Meloni agli alleati di aiutarla a varare in fretta un esecutivo sembra essere stato ignorato perché, da Lega e Forza Italia, da Berlusconi e Salvini, le richieste continuano a grandinare, come espressione di un modo di fare politica che il presidente di Fratelli d’Italia diceva di non volere continuare.
Silvio Berlusconi sta interpretando in modo stravagante il suo ruolo di capo di uno dei partiti della maggioranza, perché, non limitandosi a pretendere che i nomi che propone come ministro non siano nemmeno messi in discussione, dopo ogni incontro mette in fila dichiarazioni che cancellano il senso stesso del termine coalizione. Ribadire la sua strettissima amicizia con Vladimir Putin, mentre l’eco dei bombardamenti sull’Ucraina si sente sin dalle nostre parti, è il modo peggiore per essere, come lui ambisce, il regista della politica internazionale del futuro esecutivo. Perché, davanti ad una Giorgia Meloni che ribadisce che l’Italia deve essere accanto al Paese aggredito dalla Russia, Berlusconi dice cose a metà, lasciando intendere di non essere d’accordo e che il suo legame con Putin è ancora fortissimo. Chissà come sono fischiate le orecchie ad Antonio Tajani che, da futuro ministro degli Esteri, si trova ora delegittimato dalle parole in libertà del suo presidente. Una serie continua di gaffe che sembra incredibile siano state fatte nel giro di poche ore, parlando a ruota libera e ignorando che c’è sempre in agguato un cellulare pronto a registrare le sue frasi. Cosa che poi puntualmente costringe i suoi a rettificare o ridimensionare il significato delle parole del capo.  E non è che Matteo Salvini stia facendo di meno. Forse non usa la stessa tattica di fare terra bruciata intorno a Giorgia Meloni che sembra animare Silvio Berlusconi, ma le sue mosse non sono meno dannose per la coalizione. La corsa ad alzare la posta, in termini di ministeri richiesti – con tanto di segnaposto con il nome di chi guiderà, per conto della Lega il ministero – , può reggere sino ad un certo punto perché Giorgia Meloni non appare certo disposta a sacrificare uno dei suoi solo per saziare la ”fame” di Salvini. Il segretario della Lega, da vecchio calpestatore del palcoscenico della politica, sa comunque come muoversi e non è detto che le sue richieste, che sparano in alto e non possono realisticamente essere accettate, siano un modo per aumentare il peso di quelle accettate.

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