Sabato il giuramento, ieri il passaggio di consegne con Mario Draghi e, quindi, in serata l’incontro informale con il presidente francese Macron: non si può certo dire che il governo di Giorgia Meloni cammini lentamente, certamente nella consapevolezza che, vista la delicatezza del periodo che sta attraversando il Paese, non si può certo perdere tempo. Le scadenze importanti – a cominciare dalla legge di bilancio – incalzano e l’esecutivo non ha nemmeno il tempo di affrontare un normale rodaggio per rimboccarsi le maniche e cominciare a lavorare.
Non sarà un cammino facile, tenendo conto che la contingenza, anche internazionale, non lascia alternative. La crisi energetica, che ha determinato una lievitazione incontrollata dei prezzi, non è certo di fine imminente e quindi bisognerà prepararsi affinché il prossimo inverno sia meno peggio di quello che alcuni esperti ipotizzano. Servono innanzitutto misure urgenti per tendere la mano alle imprese e alle famiglie per evitare che si ritrovino con le spalle al muro, con bollette due/tre volte superiori rispetto ai mesi precedenti. Il rischio reale è che molte imprese siano costrette a chiudere le attività perché nell’impossibilità di pagare bollette con importi proibitivi. Certo, rimane l’alternativa di scaricare i costi sul prodotto e, quindi, sul consumatore finale, ma non è cosa che potrebbe andare in automatico perché la crisi generalizzata sta avendo già ora come conseguenza una contrazione dei consumi interni. Un fenomeno che non è solo italiano, perché lo stesso accade non solo in Paesi dall’economia paragonabile a quella italiana – Spagna e Francia, ad esempio – , ma anche in Paesi più ricchi (come la Germania, che ha varato un piano da 200 miliardi contro la crisi energetica, ma che invita i suoi cittadini a moderare i consumi in modo consistente).
Sono quindi molti i nodi da sciogliere per Giorgia Meloni che, se continua ad ogni occasione di ribadire la sua vicinanza politica alle battaglie dell’Europa filo-atlantica, deve ora armonizzare le sue scelte di ”destra”, dichiarata e convinta, con quelle comunitarie in materia economica. Certo è che a Bruxelles la ”nuova Italia” mostrerà una discontinuità con il passato, ma potrebbe trattarsi di un cambiamento di facciata e su temi marginali, restando il governo bene ancorato alla linea del precedente, cercando di fare fruttare la rendita di posizione lasciata in eredità da Mario Draghi. Ma questo è o potrebbe essere il quadro generale, perché il futuro immediato del governo Meloni sarà quello di trovare soluzioni, giorno per giorno, ad una massa di problemi che spaventerebbero chiunque.