Editoria: giudice Usa blocca fusione tra Simon&Shuster e Penguin Random House

La nascita di un colosso dell’editoria, frutto dell’acquisto di  Simon & Schuster da parte di Penguin Random House, potrebbe “ridurre la concorrenza” per i “libri più venduti”. E’ con questa motivazione che un giudice ha bocciato la proposta di acquisizione, concordando con l’opposizione all’operazione formulato dal Dipartimento della Giustizia.  La sentenza, a detta degli osservatori,  è una vittoria per l’approccio più duro dell’amministrazione Biden in materia di fusioni tra grandi gruppi, che segna una rottura rispetto a decenni di precedenti sotto la guida democratica e repubblicana. Non si conosce la motivazione alla base della decisione, poiché il giudice del tribunale distrettuale degli Stati Uniti Florence Y. Pan, annunciando la decisione, ha aggiunto che gran parte della sentenza è al momento secretata contenendo  “informazioni riservate”.

Penguin Random House ha subito reagito alla sentenza, definendola “una sfortunata battuta d’arresto per lettori e autori” e annunciando che proporrà appello.  Di tenore, ovviamente, contraria la dichiarazione del vice procuratore generale Jonathan Kanter, della Divisione Antitrust del Dipartimento di Giustizia, secondo il quale la decisione “protegge la concorrenza vitale per i libri ed è una vittoria per autori, lettori e il libero scambio di idee”. ”La fusione proposta – ha aggiunto – avrebbe ridotto la concorrenza, diminuito il compenso degli autori, diminuito l’ampiezza, la profondità e la diversità delle nostre storie e idee e, infine, impoverito la nostra democrazia”. Nel corso del dibattimento è emerso che l’acquisizione di Simon & Shuster da parte di Penguin Random House avrebbe avuto un costo di  2,2 miliardi di dollari. La storia recente del settore ha assistito al  consolidarsi di politiche di fusione, come quella che, nel 2013, vide ”unirsi” Random House e Penguin, oggi forse la più importante casa editrice statunitense. La sentenza – che ha quindi bloccato la nascita di un’azienda di gran lunga superiore a qualsiasi rivale- è stata accolta favorevolmente da alcuni scrittori che vi si opponevano. Come Stephen King, uno degli scrittori distintivi di Simon & Schuster. Per lui ”la fusione proposta non ha mai riguardato lettori e scrittori; si trattava di preservare (e far crescere) la quota di mercato di Penguin Random House. In altre parole: dollari, dollari, dollari”.

Il caso del Dipartimento di Giustizia contro Penguin Random House non si è concentrato sulla quota di mercato complessiva o sui potenziali aumenti dei prezzi per i clienti. Il Dipartimento di Giustizia ha sostenuto che la nuova società avrebbe dominato il mercato dei libri commerciali, quelli con anticipi dell’autore di 250.000 e più,  che l’entità degli anticipi sarebbe diminuita e il numero di pubblicazioni sarebbe diminuito. Simon & Schuster finirà probabilmente sotto una nuova proprietà, indipendentemente dall’esito di eventuali ricorsi legali. L’editore era in vendita ben prima che l’accordo Penguin Random House fosse annunciato alla fine del 2020 e la società madre dell’editore, Paramount Global, ha affermato di non vedere Simon & Schuster come parte del suo futuro. Tra gli offerenti contro Penguin Random House c’era News Corp di Rupert Murdoch, che possiede la HarperCollins Publishers.  Simon & Schuster è uno degli editori americani più antichi e di maggior successo,  con autori, oltre King, come l’ex Segretario di Stato Hillary Clinton, Colleen Hoover e Doris Kearns Goodwin.

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