Papa Francesco in Bahrain chiede di fermare le condanne a morte

Un forte appello diretto alle autorità del Bahrain affinché rinuncino alla pena di morte e garantiscano i diritti umani fondamentali  a tutti i cittadini: papa Francesco ha colto l’occasione della sua visita nel Paese del Golfo arabo per ribadire, ancora una volta, la sua avversione per la pena capitale e il suo forte sostengo alla tutela dei diritti umani.

Sedendo accanto al re,  Hamad bin Isa Al Khalifa, in occasione dell’evento interreligioso che si sta tenendo nel Regno per favorire il dialogo Est-Ovest, Francesco ha anche esortato la nazione del Golfo Arabo a garantire condizioni di lavoro “sicure e dignitose” per i suoi lavoratori immigrati, che da tempo, secondo molte fonti, subiscono abusi e sfruttamento nelle industrie dell’edilizia, dell’estrazione del petrolio e dei servizi domestici. Francesco, che i problemi ad un ginocchio costringono a usare una sedia a rotelle per i suoi piccoli spostamenti, non ha esitato ad affrontare alcune delle controverse questioni sociali in Bahrain, anche perché gli sono giunte le sollecitazioni di gruppi per i diritti umani e parenti degli attivisti sciiti che si trovano in attesa della pena di morte. In Bahrain vi sono centinaia di detenuti politici, soprattutto attivisti della comunità sciita, sin da quando il Regno decise di reprimere con durezza le proteste della Primavera araba, del 2011. Da parte sua, ll governo del Bahrain sostiene di rispettare i diritti umani e la libertà di parola e di avere una “politica di tolleranza zero nei confronti di discriminazione, persecuzione o promozione della divisione basata sull’etnia, la cultura o la fede”.                                                Francesco, nel corso del suo intervento nel palazzo reale di Sakhir,  ha elogiato la tradizione di tolleranza del Bahrain e ha citato la costituzione baharanita, che vieta la discriminazione sulla base della religione, come un impegno dichiarato che deve essere messo in pratica. Così facendo, ha detto, si garantirebbe “che la pari dignità e pari opportunità siano riconosciute concretamente per ogni gruppo e per ogni individuo; che non esistono forme di discriminazione e che i diritti umani fondamentali non vengono violati ma promossi”.                                                                                                                                       Riferendosi alla pena di morte, Francesco ha affermato che il governo deve assicurare prima di tutto il diritto alla vita e “la necessità di garantire quel diritto sempre, anche per coloro che sono puniti, la cui vita non dovrebbe essere tolta”. Secondo l’Istituto per il Diritto e la Democrazia baharanita, il Regno nel 2017 ha posto fine a una moratoria di fatto sulla pena di morte e da allora ha giustiziato sei prigionieri. Attualmente sarebbero 26 i detenuti in attesa della pena capitale, la metà per reati politici. Il Bahrain, come altri Stati arabi del Golfo, fa affidamento su lavoratori provenienti da nazioni asiatiche come India e Pakistan che possono affrontare condizioni terribili per una paga ridotta. Al Khalifa, da parte sua, ha elogiato gli sforzi di Francesco per promuovere la fraternità interreligiosa e ha affermato che il Bahrain è impegnato per un obiettivo simile di un mondo “in cui la tolleranza prevale mentre si lotta per la pace e rifiuta tutto ciò che divide la sua unità”. In Bahrain la comunità cattolica conto circa 80 mila persone, in un Paese con un milione e mezzo di abitanti.

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