La Scozia non potrà indire un nuovo referendum per l’indipendenza se non con l’assenso del governo britannico, nettamente contrario a questa ipotesi. E’ stato questo il pronunciamento della Corte Suprema del Regno Unito, di fatto una una battuta d’arresto per la campagna del governo scozzese per staccarsi dal Regno Unito. Molti osservatori comunque considerano il no dei supremi giudici come un gesto abbastanza scontato, che non fermerà il tentativo del governo scozzese di staccarsi dal Regno Unito. Il primo ministro scozzese, Nicola Sturgeon, ha detto che rispetterà la sentenza, ma che continuerà la lotta per l’indipendenza, affermando che è in gioco il “diritto democratico della Scozia a scegliere il proprio futuro”.
Nella sentenza, la Corte suprema ha specificato che il parlamento scozzese “non ha il potere di legiferare per un referendum sull’indipendenza scozzese”. Il verdetto è stato all’unanimità dei cinque giudici, come ha detto il presidente della Corte Suprema, Robert Reed. La sentenza è stata emessa sei settimane dopo il confronto che, su queste tematiche, il governo scozzese (indipendentista) ha avuto con i rappresentanti del gabinetto britannico. La notizia del respingimento da parte della Corte suprema dell’istanza per indire il referendum darà il via probabilmente a manifestazioni popolari a sostegno di una Scozia indipendente. Per il governo di Londra il problema non esiste, rifacendosi all’esito del referendum del 2014 che ha visto gli elettori scozzesi rifiutare l’indipendenza con ampio margine ( 55% a 45%). Da parte sua, il governo di Edimburgo sostiene che il dato di fatto che a maggioranza gli scozzesi si sono opposti all’uscita del Regno Unito dalla Ue ha modificato il panorama politico e (forse soprattutto) quello economico. Andrea Sturgeon, da tempo sostenitrice dell’indipendenza, rivendica che nel chiedere un nuovo referendum c’è la netta preponderanza, nel parlamento scozzese, dei sostenitori della secessione. Cosa che, ha detto, le conferisce il mandato democratico a chiedere che sia il popolo di Scozia a decedere. Per il governo di Londra, il potere di indire un referendum spetta al parlamento britannico, perché “è di fondamentale importanza per il Regno Unito nel suo insieme”, non solo per la Scozia. Questa tesi ha trovato conferma nella decisione della Corte suprema, secondo cui è chiaro che “un disegno di legge che prevede un referendum sull’indipendenza – sulla fine della sovranità del Parlamento del Regno Unito sulla Scozia – ha più di una connessione libera o consequenziale con la sovranità di quel Parlamento”. Il governo britannico ha quindi esortato i politici scozzesi e londinesi ad andare avanti e concentrarsi su questioni urgenti come un’economia in difficoltà e una crisi del costo della vita. Ma Nicola Sturgeon si è dimostrata convinta che un referendum sarebbe una prova di democrazia. ”Una cosiddetta partnership in cui a un partner è negato il diritto di scegliere un futuro diverso… non può essere descritta in alcun modo come volontaria o addirittura una partnership”, ha affermato, escludendo di tenere un referendum non autorizzato, perché “il percorso che prendiamo deve essere legale e democratico per raggiungere l’indipendenza”. I sondaggi, comunque, mostrano una sostanziale parità tra scozzesi favorevoli o contrari all’indipendenza.