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Ischia: mentre l’Italia piange le vittime, scoppiano le polemiche politiche

La tragedia di Ischia, mentre ancora decine di soccorritori sono impegnati nelle ricerche dei dispersi e nell’aiutare le zone colpite...

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La tragedia di Ischia, mentre ancora decine di soccorritori sono impegnati nelle ricerche dei dispersi e nell’aiutare le zone colpite dalla frana a  tornare alla normalità, ha creato una profonda frattura dentro il governo di Giorgia Meloni, tra chi auspica il pugno di ferro contro gli amministratori locali che non hanno fermato la piaga dell’abusivismo e chi, invece, si schiera accanto ai sindaci, dando loro solidarietà e con promesse di garantire la loro sicurezza davanti al moloch della burocrazia.

Per essere più sintetici, lo scontro è tra Forza Italia e Lega, che appaiono in crisi di consenso tra la gente e cercano di recuperare quello perduto con posizioni contrastanti. Ma il problema del degrado del territorio resta irrisolto e a poco servono le posizioni ideologicamente preconcette se non si arriva alla consapevolezza che si deve mettere la parola fine alla ”non  politica”, a quella che ha girato gli occhi dall’altra parte quando l’abusivismo ha violentato intere porzioni del Paese.

Le reazioni cui stiamo assistendo sembrano indirizzate non alla ricerca di chi ha delle colpe, ma a evitare che le responsabilità si addossino a qualcuno. Uno ”scaricabarile”  che è inaccettabile quando si scorre l’elenco delle vittime dell’ennesima tragedia che colpisce l’isola di Ischia, leggendo che tra di esse ci sono bambini (anche un neonato) , ragazzi, interi nuclei familiari dei quali non si deve perdere il ricordo quando l’attenzione mediatica comincerà a scemare.

La montagna non sarebbe venuta giù se nel tempo gli allarmi lanciati da geologi, studiosi del territorio e urbanisti fossero stati ascoltati. Ma soprattutto, se si fosse avuto il coraggio di evacuare e abbattere case costruite laddove non avrebbero dovuto essere, oggi non piangeremmo ancora una volta dei morti. Forse ci sarebbero state proteste, forse – ricopiando un cliché abusato – ci sarebbe stato chi si sarebbe incatenato davanti ad una pretura, urlando che in quella casa c’erano i risparmi di anni. Ma almeno, come collettività nazionale, non saremmo stati costretti a partecipare umanamente a funerali e commemorazioni. Alla fragilità del territorio italiano non si può porre rimedio per decreto, ma si deve agire, si deve prendere la consapevolezza che lungo piccoli centri o grandi città, con folli autorizzazioni a edificare,  sono state disseminate delle bombe ad orologeria pronte a deflagrare portandosi dietro il solito tributo di danni, distruzione e purtroppo anche morte.

Troppo spesso le convenienze della politica hanno risolto i loro problemi con misure da perdono generalizzato, a colpi di condono che, se sana irregolarità, lascia solo amarezza in chi ha sempre rispettato la legge, adeguandosi ad essa e non aggirandola.  Ora forse è arrivato il momento di chiudere questa pagina, che contiene il resoconto di troppe tragedie collettive, per aprirne una nuova fatta di certezze, che solo il rispetto delle leggi può garantire.

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