(nostro servizio) – Per il suo primo viaggio fuori dall’Ucraina, dal giorno in cui le truppe russe hanno invaso il Paese, Volodymyr Zelensky ha scelto gli Stati Uniti, ha scelto Washington. Una scelta quasi obbligata, vista la partecipazione massiccia – in termini di aiuti economici e in armi – che gli Stati Uniti stanno garantendo per sostenere l’Ucraina nella sua guerra per la sopravvivenza come Paese sovrano. Sia nel suo incontro con il presidente Joe Biden, che in occasione del suo discorso davanti al Congresso, Zelensky non ha abbandonato il ”topos” che ha scelto per sé dall’inizio dell’invasione, continuando ad indossare gli abiti militari che ne sottolineano la volontà di mostrarsi soldato tra i soldati e di restare in Ucraina quando in molti gli hanno consigliato di formare un governo in esilio per servire meglio, dall’estero, la causa. Non lo ha fatto prima, non lo farà certo ora, quando l’immagine di ”presidente soldato” prevale su un passato di uomo di spettacolo, che ancora qualcuno gli rimprovera. Dal Congresso e da Biden, il presidente ucraino ha ricevuto assicurazioni che l’America non farà mancare il suo aiuto, con 45 miliardi di dollari in arrivo in varie forme, ma soprattutto con l’imminente invio di batterie di missili Patriot, ritenuti necessari per rafforzare la difesa contro un nemico che continua a martellare l’Ucraina, prendendo di mira, in particolare, le strutture necessarie alla sopravvivenza della popolazione (a cominciare dalle centrali elettriche), per fiaccarne la resistenza a colpi di bombe. Ma non è questo che sta accadendo, perché gli ucraini mostrano una capacità di resistere, adattandosi alle condizioni avverse, che forse Mosca ha sottovalutato. Gli ucraini, come ha detto il loro presidente, si preparano al Natale e, anche se sanno che lo celebreranno al buio e al gelo, questo non attenuerà la loro voglia di andare avanti, di vivere più che limitarsi a sopravvivere. Zelensky, davanti al Congresso, ha parlato la lingua che gli americani vogliono sentire, toccando temi quali l’orgoglio nazionale, la capacità di assorbire gli attacchi e reagire, la celebrazione dei suoi eroi (che per lui, come giusto che sia, sono i soldati che in prima linea combattono giorno e notte). Il presidente ucraino, davanti ai rappresentanti del popolo americano, ha incarnato il profilo di chi, nel momento peggiore, ha unificato la nazione. Quella nazione che, per Vladimir Putin, non dovrebbe nemmeno esistere, perché frutto solo di un calcolo politico. Come ha commentato Stephen Collinson, analista della Cnn, ”l’attore comico diventato eroe in tempo di guerra ha effettivamente messo il destino di milioni di ucraini nelle mani di legislatori, contribuenti e famiglie americani in un momento in cui c’è un crescente scetticismo tra la futura maggioranza repubblicana alla Camera sul costo del coinvolgimento degli Stati Uniti”. Una visita a Washington certo frutto dell’esperienza di uomo di spettacolo di Zelenskyj, come quando ha consegnato alla speaker uscente della Camera Nancy Pelosi e alla vicepresidente Kamala Harris una bandiera ucraina datagli dagli uomini che si trovano sul fronte di battaglia più caldo, a Bakhmut. ”I nostri eroi… mi hanno chiesto di portare questa bandiera a voi, al Congresso degli Stati Uniti, ai membri della Camera dei Rappresentanti e ai senatori le cui decisioni possono salvare milioni di persone. Quindi, lasciate che queste decisioni siano prese. Lasciate che questa bandiera rimanga con voi”.