Giustizia
“E’ importante che arrivino a fare i magistrati persone che sono adeguatamente preparate. E la carenza di organico non spinga immissioni di competenze non adeguate. Ancora oggi l’accesso alla magistratura è estremamente difficile ed è garanzia di preparazione e competenza. E’ evidente che ci possono essere dei risultati di questo tipo”. Il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, a Taormina, commenta così la notizia che lo scorso maggio oltre la metà dei candidati al concorso in magistratura non ha consegnato l’elaborato. Il numero più basso degli ultimi anni. “So che è un tema che potrebbe esser da affrontare è quello di ragionare con l’università per capire eventualmente se e in che modo potere dare un contributo dal punto di vista formativo perché i numeri cambino”, dice.
Cassese, ‘riforma troppo timida i giudici contestano? Vogliono le mani libere’
Il giurista ‘bene sull’abuso d’ufficio, serve un’ulteriore limitazione delle intercettazioni’
“E’ una riforma che merita apprezzamento, in qualche punto troppo timida”. Così il giurista Sabino Cassese definisce la riforma della giustizia del ministro Carlo Nordio in una intervista a QN. “Sopprime un reato indicato in forma poco precisa, stabilisce il rispetto della vita privata delle persone indagate e non indagate, circonda di garanzie la custodia preliminare, perché non diventi una minaccia, cerca di evitare il “naming and shaming”, cioè l’uso di additare al pubblico ludibrio, mediante la pubblicazione di informazioni sulla vita privata”, spiega Cassese aggiungendo che “l’abuso di ufficio, nonostante l’intervento legislativo del 2020, è rimasto un reato non sufficientemente delineato dalla norma, indicato con eccessiva latitudine, sicché non si sa che cosa sia effettivamente vietato, e quindi sanzionabile. Il sindaco di una piccola città siciliana è stato indagato per abuso di ufficio per aver negato l’uso della biblioteca comunale per una manifestazione canora, preferendo un dibattito sul referendum costituzionale. Se – come è stato stimato – nel 2021 il 99% degli indagati è stato assolto, vuol dire che la figura del reato non è sufficientemente determinata e affermare che questo reato è funzionale alla individuazione di altri reati vuol dire sposare una concezione fantasiosa del diritto penale”.
Un altro passaggio criticato è quello della cosiddetta inappellabilità di talune sentenze di assoluzione di primo grado, “vale per i reati meno gravi, include una percentuale minima di reati” chiarisce il giurista affermando che “questo è uno dei punti nei quali l’iniziativa governativa poteva essere più coraggiosa. Sul merito, può dirsi che, se non emergono fatti nuovi, un accanimento delle procure, dopo un proscioglimento, non fa altro che peggiorare la situazione della giustizia italiana, che dovrebbe preoccuparsi dei più di 4 milioni di procedimenti pendenti”. Sulle intercettazioni, secondo Cassese, c’è stato “un passo avanti, ma piccolo. E non viene toccata la sanzione. La critica per cui ne deriverebbe un danno del giornalismo investigativo al quale si vorrebbe mettere il bavaglio, è sbagliata perché le indagini e i processi non si fanno né nelle piazze, né sui giornali. La giustizia si fa nelle aule dei tribunali. Per il futuro, occorre riflettere sull’opportunità di limitare le intercettazioni solo ad alcuni reati, perché il bilanciamento tra violazione della vita privata e giustizia è oggi troppo a danno della prima”.
Le opposizioni, anche se non tutte, e l’Associazione nazionale magistrati sono contrarie e pronte a dare battaglia: “Le opposizioni farebbero bene a sentire le voci della ragione e del diritto, nonché quelle dei sindaci. Quanto all’Associazione dei magistrati e ai singoli magistrati che sono intervenuti, dovrebbero spiegare quanto i loro interventi sono nell’interesse della giustizia e quanto invece a difesa delle proprie ‘mani libere'”. In Italia riformare la giustizia è difficile, secondo il giurista, “perché non c’è più la separazione dei poteri. Il governo è diventato legislatore. Il Parlamento è diventato amministratore. I giudici esercitano funzioni amministrative, occupando gli uffici serventi del Csm e del ministero della Giustizia, e la funzione legislativa con la loro presenza nei gabinetti ministeriali”. La riforma è “un buon inizio, purché si continui. I milioni di cause pendenti mostrano che c’è una domanda di giustizia che non viene soddisfatta. Questo si riflette nella rapidamente decrescente fiducia, misurata dai sondaggi, della popolazione nella magistratura. Se l’ordine giudiziario non riesce rapidamente a eliminare l’arretrato, rispondendo con sollecitudine alla domanda di coloro che si sono rivolti ai giudici, l’intero corpo della magistratura finirà per perdere completamente la fiducia che la collettività deve avere nella giustizia. Una giustizia che arriva in ritardo non è giustizia. E rischia di non esserlo una giustizia che perde la fiducia dei cittadini”.
Lupi, ‘riforma necessaria, stop polemiche strumentali e corporative’
“La riforma della giustizia è necessaria e si deve fare: ci si confronti nel merito evitando polemiche strumentali e corporative. Siamo convinti della necessità di abrograre l’abuso d’ufficio, perché è una spada di Damocle sulla testa degli amministratori che ha provocato enormi danni economici e sociali. Elly schlein, se ha davvero a cuore gli interessi del Paese, ascolti i sindaci del Pd, d’accordo nel considerare la sua eliminazione come una necessità”. Lo afferma il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi.
Calandrini (FdI), ‘riforma Nordio garanzia per cittadini’
“La riforma della Giustizia che ha messo in campo il ministro Nordio nasce dal principio liberale di garanzia per i cittadini che anima tutte le legislazioni liberali d’Occidente. Elimina abusi che consentivano, attraverso la divulgazione di intercettazioni, di entrare nella vita privata di persone estranee ai reati. Nessuna limitazione al diritto di cronaca ma ripristino della tutela della vita privata dei cittadini. E’ una riforma coraggiosa e necessaria se vogliamo ritornare ad un rapporto normale tra stato e cittadini”. Lo dichiara in una nota il senatore di Fratelli d’Italia Nicola Calandrini, presidente della V Commissione Bilancio.
“Difenderemo i principi di questa riforma che sono un mattone importante del processo di cambiamento dell’Italia che abbiamo promesso agli italiani, il Governo di Giorgia Meloni non ha paura di scegliere e di cambiare”, conclude.