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La bellezza dei destini incrociati. Intervista a Mattia Ollerongis

Nel corso della nostra esistenza incontriamo tante persone ma sono poche quelle che lasciano davvero il segno dentro di noi....

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Nel corso della nostra esistenza incontriamo tante persone ma sono poche quelle che lasciano davvero il segno dentro di noi.

Sono quegli incontri che si cibano di emozioni, passioni ed esperienze condivise, come anche il dolore che infligge ferite e cicatrici profonde. Quando quest’ultimo viene condiviso lo si affronta con una marcia in più e motivati nell’emergere da quell’abisso nel quale rischiavamo di rimanere intrappolati.

Il romanzo “Quanti ci siamo voluti bene” di Mattia Ollerongis edito da Sperling & Kupfer è un tributo ai destini incrociati, a quegli incontri che il Destino ci pone lungo il nostro cammino e che non possiamo evitare ma solo vivere a pieno senza rimpianti. Ci insegnano tanto e contribuiscono a farci evolvere per diventare persone migliori.

Ed è ciò che accade ai due protagonisti di questo emozionante e profondo romanzo, Marco e Nora si incontrano in un periodo particolare e doloroso della loro esistenza. Insieme riusciranno ad affrontare tutte le loro paure e i fantasmi del passato, rinascere e credere ancora nei sentimenti veri e nobili come l’amore.

Una storia che cala il lettore in uno stato inedito di introspezione. Scritta in maniera molto creativa, combinando e fondendo insieme diversi stili narrativi che rimangono impressi nel lettore e contribuiscono a rendere questo romanzo unico e originale. Una storia che scalda il cuore, fa commuovere e infonde ottimismo. Di com’è nata l’idea di scrivere questa storia emozionante, di incontri inevitabili e del suo successo come poeta e scrittore nel mondo dei social conversiamo con Mattia Ollerongis in questa intervista.

Com’è nata l’idea di scrivere questa storia molto profonda tra due destini incrociati, quello di Marco e Nora?

Volevo raccontare la bellezza di un incontro del tutto casuale tra due persone spezzate, a modo loro, dalla vita. La possibilità di una fuga da certi destini che sembrano già scritti.

Ci credi al potere del Destino di combinare quegli incontri inevitabili che contribuiscono a cambiare il corso dell’esistenza di ognuno di noi?

Credo nel caso, nelle energie che possono crearsi durante certi avvenimenti, nella forza che ci vuole per cambiare strada, per spezzare certi cicli, delle spirali di negatività che vogliono soltanto trascinarti sempre più giù. E poi, sì, credo che a volte, con un po’ di fortuna, certi incontri possano darti una forte mano a diventare la tua versione migliore.

Nel tuo romanzo il sentimento dell’amore viene spesso messo in discussione. Scrivi “non si può cercare negli altri ciò che ci manca, dobbiamo prima di tutto riempirci noi stessi, ma è un percorso lungo”. Per amare davvero qualcuno, quanto è importante quindi amare prima sé stessi?

È fondamentale. Si spera sempre di trovare la persona “giusta” ma spesso non si fa nulla per essere noi, prima di tutto, quella persona per gli altri.

Quanto le ferite del passato legate anche al rapporto con i propri genitori influisce secondo te in un rapporto d’amore come accade sia a Nora che a Marco?

Moltissimo. Ma non solo in un rapporto d’amore. Si tende a replicare certi insegnamenti, voluti o meno, pensando che siano corretti, noncuranti del dolore che possono causare.

Quanto il dolore, come nel caso di Marco e Nora, può unire due persone?

Perché un rapporto funzioni servono sempre degli elementi in comune. Il dolore può essere uno di questi. Scoprirsi fragili, fin dall’inizio, allo stesso modo. Scoprirsi forti, insieme. Poi, ovviamente, ci vuole anche altro per funzionare. Ma in certi momenti, come quelli vissuti da Marco e Nora, è utile avere al proprio fianco una persona in grado di capire ciò che provi.

Quanto di Mattia Ollerongis possiamo rintracciare in Marco Marsalt?

Molto, ma non troppo. Solitamente mi nascondo in tutti i protagonisti maschili dei miei libri, ma in questo un po’ meno. Ho solo dato voce a un personaggio che avevo in testa da tanto.

Com’è nata la tua passione per la scrittura?

Fin da piccolo, lettura e scrittura sono sempre andate di pari passo nella mia vita. Più avanti, affrontando la fine di una storia d’amore, ho trovato una sorta di benessere nell’utilizzare la scrittura non solo per raccontare una storia ma soprattutto per tirare fuori ciò che spesso non si ha il coraggio di confessare alle altre persone.

Il tuo esordio e fama da scrittore è stata consacrata grazie ai social sui quali condividi poesie e pensieri. Un consiglio che daresti a chi condivide con te la passione per la scrittura e vorrebbe trovare “una casa” per le sue parole e storie?

Consiglio di non fermarsi alle prime difficoltà, di puntare in alto, sempre, di migliorare, ma di prefissarsi in particolare tanti piccoli obiettivi. Consiglio di lasciarsi leggere, di farlo davvero, di essere sempre sé stessi e di non aver paura delle critiche.

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