Intervista a Matteo De Fusto
Abbattere le barriere architettoniche in Italia è una tematica molto delicata. Ne sa qualcosa Lartotecnica, impresa attiva nella produzione di ausili ortopedico-sanitari con sede a San Martino Buon Albergo, in provincia di Verona.
L’impresa conta attualmente 55 dipendenti, sei sedi e ha registrato un fatturato di 4,2 milioni di euro nel 2023, con una previsione di 5 milioni per il 2024, in occasione del quindicesimo anno di attività. Il suo obiettivo principale è contrastare le barriere architettoniche ispirandosi a principi etici, con professionalità e competenza nel settore oltre ad un costante studio e aggiornamento e alla partecipazione a progetti di promozione sociale e solidarietà.
Ce ne parla in questa esclusiva intervista Matteo De Fusto, amministratore delegato.
Quanto è importante abbattere le barriere architettoniche al giorno d’oggi?
È più importante che mai, soprattutto ora che il concetto di ‘inclusività’ è entrato a far parte del nostro vocabolario quotidiano. Un termine certamente molto nobile negli intenti ma a volte altrettanto abusato, basti pensare ad esempi molto comuni come i marciapiedi delle città, che non garantiscono spazio sufficiente per il passaggio di due carrozzine, o servizi non progettati per persone che hanno difficoltà motorie.
Questo evidenzia una mancanza di considerazione pratica e concreta per le esigenze di tutti i cittadini, e ci ricorda che l’inclusività non dovrebbe essere solo una parola d’ordine, ma una realtà tangibile. Per raggiungere una vera inclusione, è necessario un impegno costante nella progettazione e nella pianificazione urbana, oltre che un cambiamento di mentalità che veda ogni persona come meritevole delle stesse opportunità e diritti. In questo contesto, la sensibilizzazione e l’educazione giocano un ruolo cruciale nel promuovere una società più equa e accessibile per tutti.
Come siamo messi in Italia nel perseguimento di questo obiettivo?
Credo che l’Italia si stia muovendo bene in questo senso, e il tema è certamente molto sentito. Ormai quasi tutti gli edifici pubblici sono attrezzati sotto questo punto di vista, mentre se consideriamo la mobilità su strada (come marciapiedi o pensiline dell’autobus) appare evidente come ci sia ancora molto lavoro da fare per rendere le infrastrutture urbane veramente accessibili a tutti. Spesso, infatti, le barriere architettoniche rendono difficile se non impossibile l’accesso ai servizi per le persone con disabilità.
Questo dimostra che non è sufficiente rendere accessibili solo gli edifici pubblici, ma è necessario un approccio integrato con la pianificazione urbana: solo così potremo dire di vivere in una società realmente inclusiva, dove ogni individuo ha la possibilità di muoversi liberamente e in completa autonomia.
Secondo lei, come e in che misura la cittadinanza dovrebbe essere sensibilizzata su questa tematica?
Una svolta per me cruciale sarebbe la sensibilizzazione dei bambini a scuola, fin dalla giovane età. Non appena fatta propria questa tematica, la porteranno con sé per sempre. Sarebbero propedeutici anche incontri insieme ai genitori, facendo toccare con mano le difficoltà nello spingere una carrozzina durante il tragitto casa-scuola. Questo genere di esperienze pratiche può aiutare a sviluppare empatia e comprensione delle sfide che le persone con disabilità affrontano quotidianamente. Ultimo, ma non per importanza, coinvolgere i bambini in progetti di inclusività: ciò può instillare in loro valori di solidarietà e rispetto per le differenze, promuovendo una cultura dell’inclusione che potrà avere un impatto positivo e tangibile anche in futuro.
Come Lartotecnica persegue questo obiettivo?
Lartotecnica, nata nel maggio 2010 a San Martino Buon Albergo dal volere di quattro soci con pregresse esperienze manageriali nel campo degli ausili per il settore sanitario, lavora con l’obiettivo di creare una realtà con propri sistemi etici, morali e lavorativi. In quanto partner degli operatori del servizio sanitario pubblico e privato, non smettiamo mai di investire nella formazione del proprio personale e nello studio di tecnologie innovative volte alla soddisfazione del cliente. Nel caso delle barriere architettoniche, riteniamo imprescindibile sensibilizzare i nostri clienti verso questo tema, soprattutto se è la prima volta che lo affrontano. Finché non si è direttamente coinvolti, è difficile rendersi conto delle difficoltà. Proprio per questo, è fondamentale creare occasioni di confronto e dialogo, attraverso eventi dedicati, campagne informative o workshop interattivi.
Quanto l’etica è la beneficienza sono importanti nella vostra mission aziendale?
L’etica e la beneficenza sono due capisaldi di Lartotecnica. Per noi è fondamentale restituire alla cittadinanza ciò che un’azienda toglie in termini di risorse all’ambiente. Il nostro equilibrio è stato trovato proprio attraverso questi valori, e crediamo sia nostra responsabilità contribuire attivamente al benessere della comunità in cui operiamo. Oltre agli sforzi per ridurre l’impatto ambientale delle nostre attività, miriamo a costruire un futuro più sostenibile e inclusivo per tutti, riconoscendo come il successo di un’azienda non possa essere misurato solo in termini economici, ma anche dal suo impatto positivo sulla società e sull’ambiente. Siamo convinti che, lavorando insieme e coinvolgendo attivamente tutti i nostri stakeholder, possiamo fare la differenza e promuovere un cambiamento positivo e duraturo.
La sua azienda è protagonista di un progetto di solidarietà in Venezuela destinato ai bambini poveri. Com’è nata l’idea di partecipare a questo progetto?
L’idea di partecipare a questo progetto è nata tramite un passaparola. Siamo stati contattati da chi organizza le spedizioni di container in Venezuela e, ormai da qualche anno, la nostra adesione a questo bellissimo progetto benefico prosegue senza sosta. Nello specifico, abbiamo recentemente donato in beneficenza ausili sanitari alla comunità “Benposta-Venezuela – LA NACION DES MUCHACHOS” del Venezuela. Incaricata di gestire la Città dei Ragazzi di Benposta a Ourense, l’Associazione cura l’eredità di una piccola città in cui i più piccoli erano i protagonisti, con proprie leggi, una propria moneta (“a coroa”) e una gerarchia in cui tutti sono a capo di un movimento altruistico per il cambiamento. Tra gli aiuti inviati da Lartotecnica, figurano cinque carrozzine, letti ortopedici a una manovella e numerosi deambulatori.
Questa donazione è resa possibile grazie alla collaborazione con un cittadino italiano che, senza associazioni alle spalle, organizza annualmente un container di aiuti per il Venezuela in modo indipendente. Gli aiuti umanitari raggiungeranno Maracaibo tra la fine di giugno e metà luglio.
Cosa significa essere amministratore delegato di una realtà come Lartotecnica? Qual è la parte più bella del suo lavoro?
Ci sono tante responsabilità, ma anche tante soddisfazioni soprattutto quando si osserva il risultato del nostro lavoro sui bambini. È emozionante riuscire a rendere la loro vita migliore e consapevole.
Progetti futuri?
Al momento stiamo progettando la realizzazione di un capannone di proprietà ecosostenibile, mentre sul tema delle barriere architettoniche mi piacerebbe fondare un’associazione ad hoc che possa fare sensibilizzazione sui territori in cui siamo presenti.