Quei pubblicitari degli anni ’60: in streaming ritorna il mito di Mad Men

Disponibile su Netflix dal prima agosto, la serie di Mad Men è un viaggio di cuore e di pancia nell’America del secolo scorso, tra vizi, virtù e voglia di libertà 

Ci sono serie che non passano mai di moda. Ci sono serie tv che riescono a imporsi fin dal primo momento nell’immaginario collettivo grazie alla loro capacità di raccontare il mondo di ieri e anche quello di oggi. E nella tv mordi e fuggi e in quella fruita grazie alle piattaforme streaming è impossibile non parlare di Mad Men. La serie, andata in onda negli Usa dal 2007 fino al 2015, è stata una di quelle produzioni che sono nate con l’intenzione di catturare l’attenzione di uno spettatore più attento e di chi era in cerca di una narrazione incisiva e poco convenzionale. Nasce sulla rete tv che ha trasmesso Breaking Bad e di The Walking Dead e in Italia, in sordina, è arrivata prima su Sky per trovare poi posto in diverse piattaforme streaming. Dopo un periodo di assenza, tutte e sette le stagioni di Mad Man dal primo agosto sono su Netflix e per i fan  è il momento adatto per rivedere tutte le storie più iconiche della serie tv. Per i neofiti, invece, può essere un modo per immergersi tra le maglie di un racconto intenso e per nulla banale che fotografa il mondo di ieri e ciò che eravamo e ciò che siamo diventati. Sviluppata da Matthew Weiner, lo show ha vinto nel tempo 4 Golden Globe, 15 Emmy Awards e un lungo plauso da parte della critica. Si può parlare di capolavoro? Assolutamente sì.

L’America e gli sfavillanti anni ’60

Ambientata nella New York degli anni 1960, la serie si focalizza sulle vite di alcuni pubblicitari che lavorano per l’agenzia pubblicitaria Sterling & Cooper – poi Sterling Cooper Draper Pryce e infine Sterling Coopers & Partners –  di Madison Avenue, concentrandosi in particolare sulle vicende del suo direttore creativo, Don Draper. L’ambientazione della serie ritrae i mutamenti sociali in atto negli Stati Uniti in quel determinato periodo storico: fra gli eventi citati nel corso delle varie stagioni ci sono la campagna presidenziale che contrappose John Fitzgerald Kennedy a Richard Nixon (1960), la crisi dei missili di Cuba (1962), l’assassinio di Kennedy (1963), le lotte per la conquista dei diritti civili degli afroamericani e il primo allunaggio. Storia e mito si uniscono per un ritratto fresco e per nulla edulcorato di una società moderna e consumistica.

Don Draper, un personaggio pieno di luci e ombre

Mad Men non è una serie come le altre. Non punta a costruire una vicenda carica di colpi di scena ma si prende i suoi tempi, preferendo tratteggiare – per l’appunto – l’immagine dell’America anni ’60 e preferendo lanciarsi su una critica aspra e crudele sulla società dei consumi. E, neanche a dirlo, lo fa attraverso le storie di diversi pubblicitari che alimentano quel consumismo. Ma, il pregio di Mad Men è anche (e soprattutto) la presenza di Don Draper che è interpretato da un magnetico Jon Hamm. Lui non è solo il protagonista indiscusso della serie, che emerge su tutti, ma è il prototipo dell’uomo forte e maschilista che la società del passato ha sempre venerato. Lui è un personaggio criptico, volubile, che passa da una storia all’altra con una facilità estrema, è un uomo a cui piace bere e fumare, che è consapevole di essere bravo nel suo lavoro e con il potere di riuscire sempre ad ottenere ciò che vuole. Don è freddo, calcolatore, non riesce quasi mai a empatizzare con nessuno, è egoista e pensa solo a se stessa. Eppure, nonostante tutti questi difetti, Don è specchio di un’America che guarda al suo passato e che cerca di scrollarsi di dosso gli anni bui della guerra e della crisi economica. È un personaggio che si oda e che si fa amare allo stesso tempo, proprio perché è contraddittorio.

La storia e la cultura di un tempo che riflette sul nostro stesso futuro

Come si può notare, Mad Men è un racconto che affonda le mani nella tradizione degli anni ’60, esplorando la storia più moderna con gli occhi di chi l’ha vissuta. Si parla di boom economico, di guerra in Vietnam, di moda, di donne che fanno i primi passi nel mondo del lavoro e poi si guarda all’America, a quella grazie Nazione che sta risorgendo dalle sue ceneri ma che resta comunque imbrigliata in un passato che non vuole cancellare. Allo stesso tempo, gli anni ’60 diventato uno specchio per guardare al nostro futuro e capire quanto c’è ancora da fare per costruire un mondo libero e migliore.

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