Trap è il nuovo film di M. Night Shyamalan, un thriller psicologico che parte con un’idea molto originale, che tuttavia si sviluppa senza troppi colpi di scena.
M. Night Shyamalan ci sorprese tutti quando nel 1999 girò Il Sesto Senso. Un thriller psicologico denso di colpi di scena, specialmente nel finale, che ci costrinse a rivedere tutto il film per renderci conto che la svolta principale era sempre stata là, sotto ai nostri occhi. Lo Shyamalan degli ultimi anni, duole ammetterlo, ma ha un po’ perso questa magia. Trap parte con una premessa buonissima, che non ci fa intuire nulla: un padre di famiglia, apparentemente tranquillo, simpatico e socievole con tutti, accompagna la figlia al concerto del suo idolo pop – una sorta di Taylor Swift, acclamata dalle adolescenti di tutto il mondo. L’evento è qualcosa di davvero grande, tant’è che richiede anche la presenza di un copioso numero di agenti di polizia. In realtà, il concerto è la trappola per catturare, una volta per tutte, il Macellaio, un serial killer psicopatico che ha seminato vittime ovunque. Cooper, l’amato padre di famiglia, potrà aiutare le autorità? E in che modo è coinvolto nella catturare dell’assassino seriale?
Trap è più che altro una comedy, tenuta in piedi dalla straordinaria interpretazione di Josh Hartnett
Dopo questa bella premessa da thriller claustrofobico, lentamente la trama di Trap comincia a svilupparsi. Il concerto è un luogo in cui Cooper si dimena, cammina con sua figlia, oppure in solitaria. Si comporta letteralmente come un topo in gabbia. Uscire da lì è impossibile. Ma perché l’uomo si comporta in modo così strano non appena vede gli agenti di polizia? Il misfatto viene svelato fin da subito: Shyamalan sceglie così di rivelare il colpo di scena a inizio film, lasciando lo spettatore senza parole, a dimostrazione che nulla è come sembra e che le apparenze ingannano. Tolta la prima parte del film, senza troppa tensione, la seconda metà regala più che altro scene comedy e al limite del surreale nel tentativo di catturare il tanto nominato Macellaio.
Trap è principalmente sorretto dall’interpretazione di Josh Hartnett. L’attore americano, che ha avuto il periodo di massimo splendore agli inizi degli anni 2000, si era un po’ perso nei decenni successivi (per motivi personali), scegliendo con cura i progetti in cui lavorare. Il grande ritorno è stato con Oppenheimer, il film premiato con l’Oscar di Christopher Nolan. In Trap, Shyamalan sceglie di concentrarsi sulla straordinaria capacità di Hartnett di interpretare un padre di famiglia con un lato oscuro. Il suo sguardo rassicurante cambia da un minuto all’altro, non appena subentra l’istinto di sopravvivenza; ed è lì che il suo personaggio, Cooper, si trova nel bel mezzo di un dilemma morale: salvare se stesso oppure la sua famiglia? Trap mette molto in gioco a livello psicologico, ma lo sviluppo del film – poco prevedibile e senza colpi di scena clamorosi – è piuttosto mediocre, specie nella seconda parte. Altra interpretazione degna di nota è quella della cantante Saleka nei panni di Lady Raven, l’idolo delle adolescenti: l’artista regge il confronto con Josh Harnett in un confronto faccia a faccia, nonostante sia protagonista di una scena d’azione poco credibile.
Trap non è il film migliore di Shyamalan, ma un prodotto estivo da consumare senza troppe pretese
Come dicevamo all’inizio, Shayamalan ci ha abituati a fin altro tipo di tensione emotiva, non solo con Il Sesto Senso. Ricordiamo anche il fantascientifico Signs e il sorprendente The Village, chiaro esempio di cui “niente è come sembra.” Trap, rivelando fin da subito il suo colpo di scena, perde la magia e il tratto che ha da sempre contraddistinto il regista indianoamericano. Al di là delle evidenti falle nella pellicola – frutto anche di una sceneggiatura non sempre all’altezza – Trap può essere considerato un prodotto estivo che intrattiene, da consumare senza troppe pretese.