Un vasto blitz antimafia ha portato all’arresto di 19 persone tra i leader delle curve ultras di Inter e Milan, svelando un’alleanza criminale che gestiva il lucroso business legato agli stadi.
L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, ha coinvolto oltre 50 indagati, con 16 arresti in carcere e 3 ai domiciliari. Tra questi, spiccano nomi noti come un bodyguard di Fedez e i capi storici delle curve, legati a traffici illeciti che andavano dalla vendita di gadget e biglietti, alla gestione dei parcheggi e dei punti ristoro.
L’inchiesta ha evidenziato come la ‘ndrangheta si sia infiltrata nei business collaterali legati agli stadi, sfruttando la forza degli ultras per controllare diverse attività lucrative. Tra le accuse, oltre all’associazione a delinquere, si parla anche di estorsioni, pestaggi e il metodo mafioso. La Polizia e la Guardia di Finanza, insieme al Servizio Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata (Scico), hanno avviato perquisizioni e arresti fin dalle prime ore del mattino.
Non solo criminali di spicco tra gli ultras, ma anche un consigliere regionale lombardo, Manfredi Palmeri, risulta indagato per corruzione privata, legata alla gestione dei parcheggi dello stadio San Siro durante i concerti. Intercettazioni svelano come figure di rilievo degli ultras cercassero di corrompere il politico per ottenere vantaggi nelle gare d’appalto, con somme di denaro promesse in cambio di favori.
Nell’ordinanza del gip Domenico Santoro, emerge una situazione inquietante anche per la società interista, descritta come “sottomessa” ai capi della Curva Nord, che avrebbe finito per agevolare i loro affari, anche involontariamente. Il gip ha sottolineato come la situazione, risalente agli anni 2019-2020, sia peggiorata nel tempo.
Parallelamente alla maxi inchiesta, la Procura di Milano ha avviato un procedimento di prevenzione nei confronti dei club Inter e Milan, che pur essendo considerati “soggetti danneggiati”, dovranno dimostrare di aver spezzato i legami con gli ultras e di aver messo in atto misure per evitare ulteriori infiltrazioni mafiose nelle loro attività.
Durante la conferenza stampa, il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo ha evidenziato come la criminalità organizzata sfrutti gli stadi per diffondere propaganda razzista e antisemita, sottolineando l’importanza di questa indagine come un “esempio emblematico” di come le logiche mafiose si siano insinuate nel mondo sportivo.