Israele ha sospeso l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza
chiudendo i valichi di accesso in rappresaglia al rifiuto di Hamas di accettare il cosiddetto “piano Witkoff”. La decisione è stata presa durante una riunione notturna, in coordinamento con gli Stati Uniti, dopo la conclusione della prima fase dell’accordo sugli ostaggi.
Il piano, proposto dall’inviato speciale americano Steve Witkoff, prevedeva un’estensione del cessate il fuoco fino al Ramadan e alla Pasqua ebraica, con il rilascio graduale degli ostaggi israeliani trattenuti da Hamas. Tuttavia, il gruppo islamista ha rifiutato la proposta, definendola “un’estorsione a basso costo, un crimine di guerra e un palese attacco all’accordo di cessate il fuoco”.
In risposta al rifiuto di Hamas, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha annunciato la sospensione dell’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. “Israele non permetterà una cessazione delle ostilità senza il rilascio dei nostri ostaggi. Se Hamas continuerà nel suo rifiuto, ci saranno ulteriori conseguenze,” ha dichiarato Netanyahu.
Hamas ha condannato la decisione di Israele, accusando Tel Aviv di voler far morire di fame il popolo palestinese. “La decisione di interrompere l’invio degli aiuti conferma il disprezzo di Tel Aviv per le leggi internazionali, impedendo la distribuzione di medicine e cibo,” ha dichiarato un portavoce del gruppo.
La sospensione degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza rappresenta un ulteriore escalation nelle tensioni tra Israele e Hamas. Mentre la comunità internazionale osserva con preoccupazione, la situazione umanitaria nella Striscia rischia di peggiorare ulteriormente, rendendo ancora più urgente la ricerca di una soluzione diplomatica al conflitto.