Il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge che introduce il femminicidio come reato autonomo nell’ordinamento penale italiano, segnando una svolta storica nella lotta contro la violenza sulle donne. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha definito il provvedimento una “riforma epocale”, mentre la ministra delle Riforme, Maria Elisabetta Alberti Casellati, lo ha descritto come “una riforma dirompente del diritto penale”.
Secondo il testo approvato, il femminicidio sarà punito con l’ergastolo. La nuova fattispecie di reato si applicherà a chiunque cagioni la morte di una donna come atto di discriminazione, odio, o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà. Questa misura mira a riconoscere la specificità della violenza di genere, distinguendola dall’omicidio comune.
Il disegno di legge prevede anche un rafforzamento delle pene per reati come stalking, revenge porn e maltrattamenti, con incrementi che vanno da un terzo alla metà. Inoltre, introduce nuove garanzie procedurali, come l’audizione obbligatoria della vittima da parte del pubblico ministero nei casi previsti dal “Codice Rosso”. Sono stati previsti anche obblighi formativi per magistrati e forze di polizia, con l’obiettivo di migliorare la gestione dei casi di violenza di genere.
Il ministro Nordio ha sottolineato come questa riforma valorizzi il ruolo delle vittime e dei loro familiari, consentendo loro di partecipare attivamente alle fasi investigative. La ministra Casellati ha annunciato che il provvedimento è propedeutico alla presentazione di un testo unico sui diritti delle donne, definendolo “un passo fondamentale per un cambiamento culturale necessario” .
L’introduzione del femminicidio come reato autonomo rappresenta un segnale forte e deciso nella lotta contro la violenza sulle donne. Con questa riforma, l’Italia si pone all’avanguardia nella tutela dei diritti delle vittime, dimostrando un impegno concreto per contrastare una delle piaghe più dolorose della società contemporanea.

