Qui non è Hollywood: la cronaca nera diventa una fiction senza vinti né vincitori

Qui non e Hollywood Qui non e Hollywood

Il delitto di Avetrana nell’agosto del 2010 ha scosso l’opinione pubblica. La serie disponibile su Disney+ è un racconto vivido

Schietto e sincero di quei momenti febbrili. Al netto di tutte le critiche possibili, la “fiction” è un prodotto ben calibrato che non scende a patti con gli eventi e racconta la caducità dell’animo umano

Non si è parlato abbastanza della miniserie italiana distribuita (a livello globale) da Disney+. Solo il 30 ottobre dello scorso anno, in pompa magna, veniva annunciato il debutto in streaming di Qui non è Hollywood, produzione italiana che ha raccontato – magistralmente – il caso mediato di Avetrana e il delitto di Sarah Scazzi. Una pagina di cronaca nera del nostro Paese che ha lasciato una ferita aperta nell’immaginario collettivo e, in molti, non hanno ben visto la realizzazione di questa fiction proprio perché non c’era il bisogno di ricordare un avvenimento così drammatico. La fiction, proprio questo motivo, è finita anche nel bel mezzo di un’assurda diatriba legale. La distribuzione era originariamente prevista il 25 ottobre del 2024 con il titolo Avetrana – Qui non è Hollywood, ma il tribunale di Taranto ha sospeso temporaneamente la trasmissione della miniserie a seguito del ricorso cautelare d’urgenza fatto da Antonio Iazzi, sindaco di Avetrana, che ha richiesto di poter visionare in anteprima la serie per valutarne la “portata diffamatoria” nei confronti degli abitanti del paese. Quando gli episodi sono stati riprogrammati e aggiunti al catalogo di Disney+ con un nuovo titolo, la curiosità ha spinto il pubblico a perdersi in questa vivida ricostruzione dei fatti realmente accaduti. Ed è innegabile che, al netto di qualsivoglia controversia, Qui non è Hollywood non è solo il resoconto di un macabro omicidio ma è una storia lugubre e potentissima senza vinti né vincitori.

Senza vittima e carnefice: la fiction che non patteggia per nessuno

C’è da fare una premessa. Qui non è Hollywood non è la classica serie tv italiana che – di solito – transitano sui nostri schermi. Nel panorama è – per davvero – qualcosa di nuovo, sia dal punto di vista narratologico che dal punto di vista dei contenuti. Quattro gli episodi da un’ora ciascuno per raccontare il delitto di Avetrana ma per riflettere sulla caducità dell’animo e della mente umana di fronte a una vita fin troppo difficile e misera. La prima parte ricostruisce la figura di Sarah, il rapporto con la madre e la cugina arrivando fino alla sua morte. I restanti episodi che si focalizzano su gli altri personaggi della vicenda e gli avvenimenti si spostano sulle complicanze di quell’omicidio che stravolgono non solo la quotidianità del paese ma soprattutto quella della famiglia Misseri, che finisce nell’occhio del ciclone causa forza maggiore. Quel che viene fuori è un ritratto sfocato della realtà in cui viviamo e una fotografia per nulla edulcorata dei rapporti intra-familiari.

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Dalla realtà alla tv. Una serie di rara bellezza

Al netto delle varie interpretazioni e di tutte le critiche possibili, non si può negare la bellezza di questa serie tv. Pur restando un prodotto italiano è distante anni luce di tutto quello che si è visto nel piccolo schermo negli ultimi anni. Lì dove la tv in streaming ha ancora molte difficoltà a trovare il suo spazio nell’ambiente mediale di oggi con produzioni originali – e l’esempio di Netflix è molto palese -, il colosso di Disney+ alla sua seconda esperienza (dopo Good Mothers) compie quasi un miracolo. Qui non è Hollywood si spoglia di tutti i meccanismi autocelebrativi di un true crime e, facendo leva sui fatti accaduti, sulle interviste e su gli atti istruttori, ricostruisce il suo punto di vista sulla vicenda, approfondendo le implicazioni intime e personali del delitto più che gli eventi scatenanti. Per questo motivo la serie colpisce nel segno proprio perché esce fuori da tutti i meccanismi autocelebrativi e si focalizza solo sui personaggi.

Ricordare per non dimenticare

Il delitto è avvenuto il 26 agosto del 2010 e a distanza di 15 anni dall’accaduto è ancora una pagina terribile della cronaca contemporanea. La serie tv non vuole celebrare il male né tanto meno ha voluto celebrare la vittima, ha voluto ricordare il delitto per mantenere intatto il ricordo e non dimenticare che, per cause futili e senza un’apparente motivazione, una ragazzina nel fiore degli anni è stata trappata alla vita.