La dualità è una prerogativa dell’essere umano. Intervista a Palma Piscopo.

Due Vite” è il nuovo romanzo della scrittrice campana Palma Piscopo, pubblicato da Atile Edizioni.

È una storia densa di emozioni in cui l’introspezione regna sovrana. Ci invita ad intraprendere un vero e proprio viaggio nella profondità dell’animo umano per comprenderne tutte le contraddizioni, difetti e peculiarità.

La scrittrice attraverso il personaggio di Maria, una donna affascinante e dall’animo complesso, ben delineata psicologicamente, ci guida in un’epoca storica segnata dal fascismo.   

Palma Piscopo in “Due vite” ci racconta la vita di una donna cresciuta in un contesto famigliare che lascia poco spazio alla libertà e all’indipendenza. I temi affrontati sono molteplici e spaziano dalla dualità dell’animo umano al dolore esistenziale e alla necessità di una sorta di redenzione capace di lenire tutto e dare un senso e valore al proprio vissuto.

Questo romanzo racconta con autenticità la società italiana del secolo scorso invitando il lettore a riflettere su tante questioni esistenzialiste che accomunano tutti gli esseri umani. L’autrice utilizza uno stile narrativo evocativo che cala il lettore un un’inedita introspezione nella quale è facile rintracciare parti del proprio essere.

Di com’è nata l’ispirazione per la scrittura di questa storia degna di nota e della sensibilità spiccata nei confronti dell’animo umano conversiamo con l’autrice in questa intervista esclusiva.

Come nasce l’ispirazione per il personaggio di Maria, una donna dalla personalità complessa?

Il personaggio di Maria nasce dall’esigenza di giustificare un brutto carattere. Credo che un’indole sprezzante, a prescindere dalle inclinazioni personali, sia conseguenza di esperienze negative. Anche se ciascuno affronta le proprie vicende diversamente, dopo periodi di sofferenze o privazioni, la personalità viene irrimediabilmente stravolta e la persona giunge a una metamorfosi caratteriale che incide sulla propria vita e su quella di chi gli sta accanto. La personalità di Maria è il risultato del suo vissuto.

Maria durante la sua esistenza ha sempre percepito dentro di sé il bisogno di andare oltre le convenzioni sociali dell’epoca. Quanto questo personaggio può essere d’ispirazione per le donne di oggi?

Maria ha subìto il patriarcato, la legge del padre, che decide le sorti dei figli, soprattutto delle femmine e impone delle regole senza possibilità di scelte. Non ha avuto il coraggio di ribellarsi e si è chiusa nella propria sofferenza, allontanandosi da tutti. Nonostante percepisse il disagio della sua condizione, non ha lottato per superare il malessere, né ha cercato aiuto. Il monito per le donne di oggi è di non chiudere la porta al mondo, dopo momenti bui, e di concedersi una speranza.

Maria si ritrova a intraprendere un viaggio nel suo passato tra ricordi, rimpianti ed emozioni. Che ruolo ha il passato nell’esistenza di un individuo?

Rivivere il passato significa ripercorrere la propria vita e analizzarla. Ne deriva una presa di coscienza, un’analisi introspettiva che fa riflettere e prendere atto delle proprie mancanze. Maria, da morta, subisce un processo nell’aldilà che la proietta nei ricordi della vita terrena e l’aiuta a leggere dentro sé stessa. Attraverso le fasi del processo capisce il suo comportamento. Credo che il passato di una persona, oltre a rappresentare la parte di vita che se n’è andata, ponga l’individuo nella situazione di riflettere su tutto ciò che è stato. Il passato può essere l’aiuto del quale abbiamo bisogno per non commettere gli stessi errori.

La dualità dell’esistenza umana è una tematica centrale nel tuo romanzo. Quanto questa dualità, insita nell’animo umano può influenzare le proprie scelte e decisioni, come succede a Maria?

Il dualismo è un concetto filosofico. L’uomo è duale dal momento che in lui albergano insieme il corpo e l’anima, il bene e il male, l’amore e l’odio. Tali sentimenti convivono e sono presenti in ognuno in uguale misura. Sono le situazioni e le vicende personali a decretare il prevalere dell’uno e dell’altro ed è quello che succede a Maria, quando sceglie di vivere nel suo isolamento. Nel mio romanzo c’è il binomio ‘realtà e trascendentale.’ Le fasi del processo si alternano alla vita terrena di Maria che è mostrata attraverso i ricordi.

Mi ha molto colpita come hai delineato psicologicamente il personaggio di Maria. Da dove nasce questa sensibilità nei confronti dell’animo umano?

Quando analizzo un personaggio, è come se lo avessi davanti a me e noi due discutessimo, come si fa tra persone che si conoscono. La descrizione fisica è importante, aiuta l’immaginazione a ‘vedere’ attraverso la lettura, ma scandagliare l’intimo di chi si presenta nel racconto, ce lo fa amare o odiare. Sono stata sempre attratta dalle persone semplici che conducevano un’esistenza misera, che apparivano serene, quasi appagate, ma non rassegnate alla loro condizione. Fin da ragazza, cercavo di capire la loro natura e mi incuriosiva sapere perché fossero più contente di chi possiede tanto. Credo che sia iniziata così la mia emotività verso l’animo umano.

Attraverso la storia di Maria il lettore si ritrova immerso nelle vicende storiche del secolo scorso. Com’è stato immergersi in questo determinato periodo storico?

Maria nasce in epoca fascista e vive la propria adolescenza quando le Nazioni sono coinvolte nella seconda guerra mondiale. Nel racconto ci sono dei riferimenti storici che fanno da scenario alla vicenda e fanno riflettere su come le guerre subite dagli uomini, siano la causa della scelleratezza di altri uomini. Oggi si continua a parlare di guerra e di morte perché la storia non è maestra di vita. La storia non ha mai ammaestrato nessuno. Nonostante tutto, si insiste a ricordare e ad analizzare un passato sofferto, quanto mai devastante e deleterio per l’animo, oltre che per il corpo. Affrontare, in parte, quel momento storico è stato doloroso, perché realizzi che la sensazione di patimento e angoscia di chi ha vissuto tale disagio può ripetersi, dal momento che si corre sempre il rischio di essere vittime della stessa follia.

Per te cosa significa scrivere storie dense di vita pura?

Significa parlare dell’umanità, in generale, con il convincimento che l’individuo è unico, in ogni dimensione storica e in ogni territorio. L’unicità dell’essere umano e le sue peculiarità immutabili mi affascinano. L’uomo è come un albero che rimane uguale nel tempo, invecchia, resiste alle mutazioni temporali, muore, ma non cambia la propria essenza.

Quanto ti senti cresciuta artisticamente da “L’ULTIMO BALLO” a “DUE VITE?”

Scrivere tanto e in continuazione affina lo stile e lo perfeziona. Non so quanto io sia cresciuta da un punto di vista artistico, saranno gli altri a dirlo. Crescere artisticamente significa essere sempre più a proprio agio, nell’ordinare pensieri e tradurli in parole. Va da sé che l’esperienza serve ed insegna.

A chi consigli la lettura del tuo libro?

Credo che ciò che ho scritto sia adatto a tutti, anche se, con un po’ di presunzione, lo consiglierei ai detrattori della pace, a chi non ha a cuore le sorti dell’uomo, pur avendo le redini del comando. Continuo a credere che in ogni essere umano ci sia un fondo di bontà e mi piacerebbe che esso venisse fuori leggendo la storia di Maria.

Stai già lavorando a un’altra storia? Progetti futuri….

Ho in cantiere più di una storia. Devo decidere a quale di esse dare la precedenza e dedicarmi ad approfondirla.