

La crisi nello Yemen si intensifica dopo i raid aerei statunitensi che hanno colpito postazioni degli Houthi, causando almeno 31 morti e 101 feriti, tra cui donne e bambini. Gli attacchi, ordinati dal presidente Donald Trump, sono stati definiti una “risposta decisa e potente” contro il gruppo ribelle, accusato di minacciare la sicurezza delle rotte marittime nel Mar Rosso. Gli Houthi, sostenuti dall’Iran, hanno risposto con un’escalation, minacciando di colpire mercantili e navi americane.
Trump ha dichiarato che gli attacchi rappresentano un messaggio chiaro non solo agli Houthi, ma anche al loro principale sostenitore, l’Iran. “Non tollereremo ulteriori provocazioni,” ha affermato il presidente, promettendo che “l’inferno si abbatterà” su chiunque minacci le navi americane o internazionali. Gli Stati Uniti hanno colpito decine di obiettivi, tra cui sistemi missilistici e basi operative, in un’operazione che potrebbe segnare l’inizio di una campagna militare prolungata.
In un comunicato, il gruppo ribelle ha annunciato di aver lanciato missili e droni contro la portaerei americana USS Harry S. Truman e le navi di scorta nel Mar Rosso. Sebbene le autorità statunitensi abbiano negato che gli attacchi abbiano avuto successo, la minaccia degli Houthi di colpire mercantili e navi militari rimane concreta. “Risponderemo all’escalation con un’escalation,” ha dichiarato il leader Abdul-Malik al-Houthi, aggiungendo che le operazioni continueranno finché gli attacchi americani non cesseranno.
La situazione nello Yemen, già devastato da anni di conflitto, rischia di aggravarsi ulteriormente. Le organizzazioni umanitarie hanno espresso preoccupazione per l’impatto sui civili, mentre la comunità internazionale teme che l’escalation possa destabilizzare ulteriormente la regione. Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno ribadito che continueranno a colpire finché gli Houthi non cesseranno le loro attività contro le rotte marittime.
Con il Mar Rosso al centro di una nuova crisi, la tensione tra Stati Uniti, Houthi e Iran raggiunge livelli critici. Mentre le operazioni militari proseguono, il rischio di un conflitto più ampio incombe, lasciando la comunità internazionale in attesa di una possibile soluzione diplomatica.