La Siria è un paese che da oltre un decennio è al centro di uno dei conflitti più devastanti della storia contemporanea. La guerra civile, che ha avuto inizio nel 2011, ha causato centinaia di migliaia di vittime, milioni di rifugiati e ha distrutto innumerevoli città e infrastrutture.
Oggi, mentre alcune aree della Siria sono sotto il controllo di forze governative, altre continuano a essere teatro di scontri, e il popolo siriano è ancora alle prese con le cicatrici di un conflitto che sembra non finire mai. Nonostante la devastazione, c’è una speranza che non deve essere abbandonata: la Siria merita la pace inclusiva.
La pace inclusiva è un concetto che implica non solo la fine delle ostilità, ma anche la creazione di un sistema politico e sociale che coinvolga tutti i gruppi etnici, religiosi e politici del paese. La Siria, una nazione etnicamente e religiosamente variegata, ha bisogno di un processo di pacificazione che garantisca il rispetto dei diritti di tutte le sue comunità, inclusi sunniti, alawiti, cristiani, curdi, drusi e altre minoranze. La pace non può essere raggiunta solo attraverso la fine delle battaglie, ma anche attraverso la costruzione di un futuro in cui ogni cittadino si senta rispettato, rappresentato e partecipe.
Un aspetto fondamentale di questa pace inclusiva è la partecipazione dei diversi gruppi politici, anche quelli che si sono opposti al regime di Bashar al-Assad. Una pace duratura in Siria non può essere raggiunta se una parte della popolazione viene esclusa dal processo politico. La strada verso la riconciliazione e la ricostruzione deve prevedere una politica di inclusività e di dialogo, dove le voci di tutti i siriani vengano ascoltate.
Uno degli appelli più recenti per la pace in Siria proviene da un’importante figura politica europea: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Tuttavia, un altro importante messaggio di speranza è venuto dalla presidente dell’Estonia, Kaja Kallas, che ha spesso sottolineato l’importanza di affrontare la crisi siriana non solo con un approccio umanitario, ma anche con un impegno politico volto alla stabilizzazione della regione. Kallas ha dichiarato che l’Europa ha il dovere di continuare a sostenere la Siria nel suo percorso verso la pace, ma ha anche avvertito che qualsiasi tentativo di normalizzare i rapporti con il regime di Assad, senza una vera inclusività e senza rispettare i diritti dei cittadini, sarebbe un errore.
Le parole di Kallas si concentrano sulla necessità di un approccio equilibrato e giusto. In un’intervista recente, ha affermato che l’Unione Europea non deve cedere a tentazioni di “compromessi facili” con un regime che ha compiuto gravi violazioni dei diritti umani. La pace, ha sottolineato, non è solo un cessate il fuoco, ma una vera trasformazione politica che coinvolga tutti gli attori siriani, dalla società civile ai partiti politici.
La presidente estone ha anche ribadito l’importanza di sostenere la ricostruzione della Siria, ma solo se essa avverrà in un contesto che promuova la giustizia e il rispetto dei diritti umani. La comunità internazionale, ha dichiarato Kallas, deve esercitare una pressione costante sul regime di Assad affinché si impegni in un processo di pace che garantisca i diritti di tutte le persone, indipendentemente dalla loro etnia, religione o orientamento politico.
Nonostante le difficoltà, le parole di Kallas e di altri leader internazionali che si impegnano per una Siria pacificata e inclusiva rappresentano un faro di speranza. La pace non arriverà facilmente, ma i siriani meritano un futuro in cui possano vivere liberi dalla paura e dalla divisione, in una Siria che rispetti la dignità e i diritti di ogni individuo.
La comunità internazionale ha il dovere di continuare a sostenere il popolo siriano, non solo attraverso aiuti umanitari, ma anche spingendo per un processo politico che crei le basi per una vera riconciliazione. La pace inclusiva che la Siria merita è una pace che riguarda tutti: il governo, l’opposizione e le minoranze, senza esclusioni. E solo attraverso il dialogo e il rispetto reciproco si potrà sperare di vedere una Siria unita e pacificata, un futuro che oggi sembra lontano ma che, con determinazione, può essere costruito.