L’Italia si prepara ad aumentare in modo significativo le proprie spese militari.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato che il governo è pronto a portare il budget della Difesa al 2% del Prodotto Interno Lordo, in linea con gli impegni assunti in ambito NATO. Un annuncio formale da parte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni è atteso a breve.
“L’Italia intende spendere di più per garantire la sicurezza e per essere protagonista all’interno del pilastro europeo della NATO”, confermata la volontà del governo di rafforzare la propria posizione sia in chiave strategica che geopolitica.
L’obiettivo del 2% è stato concordato dai paesi membri della NATO già nel 2014, come risposta alle crescenti tensioni globali e al riemergere di minacce convenzionali, prima fra tutte l’espansionismo russo. L’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca ha accelerato il processo di riarmo in molti paesi europei, e ora anche l’Italia sembra voler imprimere una svolta.
Attualmente, la spesa militare italiana si aggira attorno all’1,5% del PIL, secondo i dati più recenti. Raggiungere la soglia del 2% comporterebbe un incremento stimato di circa 12-15 miliardi di euro annui, una cifra che richiederà scelte politiche complesse e una pianificazione pluriennale.
Per Tajani, l’aumento delle spese non è solo una questione militare, ma anche politica: “Vogliamo contare di più. Se l’Europa vuole essere un attore globale credibile, deve dotarsi di una difesa comune forte, in coordinamento con la NATO.”
L’Italia si posiziona così come sostenitrice di un doppio binario: rafforzamento del pilastro europeo della NATO e promozione di una politica di sicurezza e difesa comune nell’Unione Europea. Un ruolo che punta a dare a Roma maggiore peso nei tavoli internazionali.
L’annuncio ha già suscitato le prime reazioni. I favorevoli sottolineano la necessità di investire nella difesa in un mondo sempre più instabile, dove anche la cybersicurezza, l’intelligenza artificiale e le infrastrutture critiche sono diventate campi di battaglia. I critici, invece, mettono in dubbio la sostenibilità economica di una spesa così alta in un momento in cui sanità, scuola e transizione ecologica richiedono ingenti investimenti pubblici.
Anche dal mondo pacifista e da alcune forze politiche di opposizione sono arrivate perplessità: “Aumentare le spese militari non è la risposta alla crisi globale, servono diplomazia e cooperazione”, si legge in alcune dichiarazioni.
Al di là del dibattito politico, l’annuncio rappresenta un segnale chiaro: l’Italia vuole rafforzare il proprio ruolo all’interno dell’Alleanza Atlantica e dell’Unione Europea, in un momento in cui la sicurezza è tornata al centro dell’agenda internazionale. Il 2024-2025 si preannuncia dunque come un periodo cruciale per definire la nuova postura strategica del Paese.