Black Mirror ritorna su Netflix. Perché è la serie tv che ha raccontato e sta anticipato il nostro futuro

Con gli episodi della settima stagione, in streaming è tornata una tra le serie tv più particolari e disturbanti degli ultimi anni. Black Mirror, anche se ha perso un po’ il suo effetto novità, si conferma un prodotto unico nel suo genere, capace di esplorare il rapporto tra uomo, tecnologia e modernità con estrema lucidità, mostrando (anche e soprattutto) i suoi punti oscuri.

Ultimamente, il mercato e l’offerta di Netflix non ha proposto novità di stile e di grande impatto. Il colosso dell’intrattenimento a pagamento, infatti, sta assumendo sempre più i contorni di una tv generalista con serie tv e film adatti a tutti, senza più pensare a realizzare qualcosa di importante. Certo non bisogna fare tutta di un’erba un fascio anche se i risultati di Pulse – tanto per fare un esempio – sono piuttosto eloquenti. Il mese di aprile, però, ha portato una ventata di novità e un ritorno di una tra le serie più longeve del network e, ovviamente, una delle più amate. Con gli episodi della stagione numero 7 disponibili dal 10 aprile, Black Mirror fa il suo ritorno su Netflix. È una serie antologica nella sua accezione più particolare, nel senso che ogni episodio ha una trama che se si esaurisce nell’arco del tempo narrativo, come cambia il cast, location e tutto il resto. Ha un unico filo conduttore: raccontare il nostro presente e il nostro futuro esplorando il rapporto tra uomo e tecnologica. Il Black Mirror del titolo fa riferimento proprio allo schermo nero di un computer (di una tv o di uno smartphone) in cui c’è un universo profondo, raro e sconosciuto. Un incipit di tutto rispetto che ha dato agio allo show di esplorare in lungo e in largo questo mondo nuovo ma così insidioso. Il primo episodio, che risale al 2011, fu trasmesso su una piccola rete tv inglese. Poi è stato Netflix che dalla terza stagione ha acquistato i diritti di trasmissione, proponendo nuovi episodi. Tra alti re bassi, tra esperimenti riusciti e alti meno, Black Mirror resta una di quelle serie uniche nel loro genere.

Lo schermo nero come messaggio sul nostro futuro

Viviamo in un mondo in cui siamo pervasi dalla tecnologia e dove senza di essa non siamo in grado di svolgere neanche le più piccole azioni quotidiane. Oggi siamo assuefatti da smartphone, tv intelligenti e apparecchi di ultima generazione che si collegano alla rete per rispondere tutte alle nostre esigenze. Ma se proprio quella tecnologia così pervasiva potesse essere una minaccia per l’uomo? E se proprio quella tecnologia potesse rappresentare il punto di non ritorno verso un mondo popolato dalle macchine? Sono domande di tutto rispetto che si pone Black Mirror e, pur non trovando la giusta risposta, mostra al pubblico tutte le insidie di quella tecnologia così indispensabile per la vita di tutti i giorni. Vengono immaginate e ricreate diverse situazioni del recente passato, presente o futuro in cui una nuova invenzione tecnologica o un’idea paradossale – ma realistica – ha reso instabili la società e di conseguenza anche i sentimenti umani. La fiction è incentrata su problemi di attualità e sulle sfide poste dall’introduzione di nuove tecnologie, in particolare nel campo dei media, mostrando computer intelligenti, macchine sensienti e molto altro ancora, fotografando un mondo in movimento dove niente è ciò che sembra.

Gli episodi cult

Essendo una serie antologia, sono diversi gli scenari analizzati da Black Mirror. Tutti sono belli nella loro interezza, ma alcuni meritano una menzione speciale. Ad esempio “Orso bianco” della seconda stagione che racconta di un gioco di morte in cui il malcapitato di turno viene giudicato senza un giusto processo di fronte a una platea di spettatori; oppure come “Vota Waldo” della seconda stagione in cui si mostrano le implicazione di una politica urlata e diffusa sul web da un avatar creato dalla mente umana; senza dimenticare il bellissimo “San Jupinero” in cui, con tutti i meccanismi di una storia d’amore intensa e vibrante, si racconta della vita oltre la morte grazie al server di un computer; è da citare anche “Hang the DJ” della stagione quattro in cui un sistema telematico è stato creato per trovare l’anima gemella, evidenziando tutte le sue criticità; e infine c’è “Joan è terribile” della stagione 5, in cui una ragazza si trova a vivere in una sorta di serie televisiva il cui il suo avatar è stato ricreato da un computer sensiente.

Un esperimento interattivo con Bandersnatch

Una serie che ha anticipato i tempi in tanti modi diversi. L’episodio speciale, trasmesso tra la quarta e la quinta stagione, è stato un espediente innovativo e di rara bellezza che pone le basi per una serialità senza copione e in cui è il pubblico a scegliere gli svolti narrativi. Infatti, a fronte di una trama un po’ esile, in bilico tra thriller e drama di formazione, Bandersnatch regala allo spettatore di essere lui stesso il protagonista, giocando attraverso il pc con gli eventi, le svolte e le scelte del protagonista. Come in un bivio, ogni strada imboccata ha le sue conseguenze